Usa, Trump annuncia stretta su visti per stranieri: 4 anni permanenza massima per studenti e 240 giorni per giornalisti e media

Attualmente, i visti per studenti coprono l’intero corso di studi, mentre ai giornalisti può essere concessa una permanenza fino a cinque anni

L’amministrazione Trump ha annunciato un inasprimento delle regole sull'immigrazione legale, puntando a ridurre la durata dei soggiorni concessi agli studenti e ai giornalisti stranieri negli Stati Uniti. La misura, se approvata, segnerebbe un cambiamento significativo nella gestione dei visti per non immigranti.

Secondo la proposta, i titolari di visto per studenti non potranno rimanere nel Paese per più di quattro anni. Per i giornalisti stranieri, il limite sarebbe fissato a 240 giorni, con la possibilità di richiedere proroghe della stessa durata. Per i giornalisti provenienti dalla Cina, invece, la permanenza sarebbe ulteriormente ridotta a soli 90 giorni.

Usa, Trump annuncia stretta su visti per stranieri: 4 anni permanenza massima per studenti e 240 giorni per giornalisti e media

Attualmente, i visti per studenti coprono l’intero corso di studi, mentre ai giornalisti può essere concessa una permanenza fino a cinque anni. Entrambe le categorie rientrano nei cosiddetti visti "non immigranti", che possono avere una validità massima di dieci anni. Se implementata, la nuova normativa influenzerebbe centinaia di operatori dei media internazionali attualmente accreditati negli Stati Uniti.

Secondo i dati ufficiali, nel 2024 gli Stati Uniti ospitavano circa 1,6 milioni di studenti internazionali con visto relativo. Nello stesso anno fiscale, avviato il 1° ottobre 2023, sono stati rilasciati circa 355.000 visti a partecipanti a programmi di scambio e 13.000 ai membri dei media stranieri.

Nelle scorse settimane, l'amministrazione Trump aveva deciso di introdurre l'obbligo di mostrare i propri profili social al momento della richiesta del visto; in caso di rifiuto sarebbero stati considerati ostili.

Il governo statunitense giustifica la misura con la necessità di rafforzare i controlli sui titolari di visto, al fine di "monitorare e supervisionare" meglio la loro permanenza nel Paese.

Pechino ha reagito con durezza alla proposta. Il Ministero degli Esteri cinese ha espresso opposizione alla norma, definendola una "pratica discriminatoria" rivolta contro specifici Paesi.