Gaza, Idf ammette: "83% di vittime civili palestinesi", nel frattempo lo Stato sionista di Israele invade il Corridoio E1 in Cisgiordania

Un'inchiesta congiunta di The Guardian, +972 Magazine e Local Call ha rivelato dati provenienti da un database classificato dell'intelligence militare israeliana che contraddicono clamorosamente le dichiarazioni ufficiali di Israele

L'anno 2025 ha segnato un'escalation senza precedenti nel conflitto israelo-palestinese, caratterizzata da due dinamiche parallele ma interconnesse: da un lato, i dati rivelano che l'83% delle vittime palestinesi a Gaza sono civili non combattenti, dall'altro, Israele ha lanciato un'offensiva su più fronti in Cisgiordania, culminata nell'approvazione del controverso e illegale progetto E1 che – se realizzato - andrà a dividere fisicamente il territorio palestinese.

  • Il massacro di civili a Gaza: i numeri dell'Intelligence israeliana

Un'inchiesta congiunta di The Guardian, +972 Magazine e Local Call ha rivelato dati provenienti da un database classificato dell'intelligence militare israeliana che contraddicono clamorosamente le dichiarazioni ufficiali di Israele. Secondo queste informazioni, aggiornate a maggio 2025, l'83% di tutte le persone assassinate da Israele nella Striscia di Gaza, sono vittime civili, una percentuale che pone il conflitto tra i più letali per i non combattenti nella storia moderna.

  • Confronto storico drammatico

Gli esperti dell'Uppsala Conflict Data Program hanno sottolineato come tale proporzione di morti civili sia "insolitamente alta" anche per conflitti caratterizzati da uccisioni indiscriminate. Dal 1989, solo tre altri eventi hanno registrato percentuali simili o superiori:

  • Il genocidio di Srebrenica
  • Il genocidio del Ruanda 
  • L'assedio russo di Mariupol nel 2022
  • Le contraddizioni ufficiali

Le dichiarazioni pubbliche dei leader israeliani hanno costantemente sostenuto un rapporto di 1:1 o 2:1 tra vittime civili e combattenti, arrivando a volte a rivendicare l'uccisione di 20.000 militanti. Tuttavia, fonti dell'intelligence militare hanno confermato al Guardian che il database interno è "l'unica fonte autorevole" per conteggiare le perdite militanti, definendo le precedenti stime come "solo supposizioni" basate su testimonianze di comandanti sul campo.

Un funzionario della sicurezza ha ammesso: "All'inizio della guerra, [ci siamo basati] su comandanti che dicevano 'ho ucciso cinque terroristi'".

  • La subdola inflazione dei numeri

Diverse fonti indicano pratiche sistematiche di gonfiamento delle cifre da parte dello Stato di Israele:

  • Inclusione di personale civile (poliziotti, dipendenti pubblici) tra i "combattenti"
  • Classificazione post-mortem di palestinesi come "terroristi" senza verifica alcuna
  • Un ex comandante delle scuole militari israeliane, Itzhak Brik, ha definito i numeri ufficiali "una grande bufala".
  • L'invasione della Cisgiordania: Operazione "Muro di Ferro" e il Progetto E1

Il 21 gennaio 2025, immediatamente dopo il cessate il fuoco a Gaza, Israele ha lanciato l'operazione "Iron Wall" (Muro di Ferro) in Cisgiordania, la più grande operazione militare nella regione da decenni (ricordiamo qui, per chi non lo sapesse, che la Cisgiordania non è territorio israeliano e non regge nemmeno la scusa della presenza di Hamas, in Cisgiordania del tutto assente infatti). L'operazione ha preso di mira inizialmente la città di Jenin con il suo campo profughi, per poi espandersi a:

  • Tulkarm e i campi profughi di Nur Shams
  • Tubas e il campo di El Far'a
  • Nablus e altri centri urbani palestinesi.

I dati delle Nazioni Unite documentano un orrore senza fine:

  • 126 palestinesi uccisi tra gennaio e giugno 2025, di cui 23 bambini e 5 donne
  • 40.000 palestinesi sfollati forzatamente, il più grande spostamento dal 1967
  • 1.400 ordini di demolizione emessi per case palestinesi
  • 10 scuole UNRWA chiuse, colpendo oltre 4.400 studenti.
  • Il Progetto E1: la divisione definitiva della Cisgiordania in due parti

Parallelamente all'operazione militare, il ministro delle finanze Bezalel Smotrich (autodichiaratosi fascista, razzista e omofobo) ha approvato il progetto E1, controverso e fortemente contestato da tutte le organizzazioni del Pianeta, congelato infatti per decenni a causa delle pressioni internazionali:

  • 3.500 nuove unità abitative nell'area E1 tra Gerusalemme Est e l'insediamento di Ma'ale Adumim
  • 12 chilometri quadrati di territorio strategico
  • Collegamento fisico tra Gerusalemme e gli insediamenti orientali.

Tutto ciò, oltre che profondamente illegale, avrà un impatto geopolitico devastante per la popolazione palestinese ivi residente:

  • Divisione della Cisgiordania in due parti separate (nord e sud)
  • Isolamento di Gerusalemme Est dalle altre città palestinesi
  • Impossibilità di creare uno stato palestinese contiguo.

Smotrich ha dichiarato esplicitamente: "Questo seppellisce definitivamente l'idea di uno stato palestinese, perché non c'è nulla da riconoscere e nessuno da riconoscere".

  • La strategia coordinata: annientamento e annessione

L'analisi dei due fenomeni sopra riportati rivela una strategia omicidiaria di estrema aggressività coordinata su più livelli:

A Gaza:

  • Eliminazione fisica massiva della popolazione
  • Distruzione sistematica delle infrastrutture civili
  • Creazione di condizioni invivibili per il ritorno.

In Cisgiordania:

  • Operazioni militari per svuotare i campi profughi
  • Espansione territoriale tramite nuovi insediamenti
  • Frammentazione geografica definitiva del territorio palestinese.

Il calendario degli eventi non è casuale:

1. 19 gennaio 2025: cessate il fuoco a Gaza

2. 20 gennaio: Insediamento di Trump e revoca delle sanzioni sui coloni

3. 21 gennaio: Inizio dell'operazione "Muro di Ferro"

4. Agosto 2025: Approvazione definitiva del progetto E1.

- Le reazioni internazionali

La comunità internazionale ha condannato unanimemente entrambe le iniziative:

Sul progetto E1:

  • Francia: "Illegale secondo il diritto internazionale"
  • Germania: "Forte rifiuto del progetto"
  • UE: "Viola le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU"
  • Qatar: "Politiche mirate a impedire la creazione di uno stato palestinese".

Sull'operazione militare:

  • ONU: "Violazioni sistematiche del diritto internazionale"
  • Amnesty International: Conferma delle accuse di genocidio
  • Human Rights Watch: "Crimini di guerra"
  • Le conseguenze umanitarie

Gaza: popolazione decimata

  • Oltre 63.000 morti dall'inizio del conflitto
  • 70% delle vittime verificate sono donne e bambini
  • Migliaia sepolti sotto le macerie e non conteggiati
  • Sistema sanitario collassato e carestia diffusa.

In Cisgiordania: pulizia etnica strisciante

  • 2.907 palestinesi sfollati dalle demolizioni dal 7 ottobre 2023
  • 2.400 palestinesi sfollati dagli attacchi dei coloni
  • 757 attacchi dei coloni nella prima metà del 2025 (+13% rispetto al 2024)
  • Campi profughi svuotati e dichiarati "inabitabili".

In conclusione, i dati sopra riportati dipingono senza tema di smentita alcuna un quadro inequivocabile di quello che esperti legali e organizzazioni per i diritti umani definiscono genocidio a Gaza e pulizia etnica in Cisgiordania. La sincronizzazione temporale delle due offensive, la sproporzione delle vittime civili e l'esplicita dichiarazione di voler "seppellire l'idea di uno stato palestinese" configurano una strategia sistematica di eliminazione della presenza palestinese da parte dello Stato occupante di Israele.

La "soluzione" che Israele sta ostinatamente portando avanti sul campo non passa attraverso accordi di pace o compromessi territoriali, ma attraverso l'annientamento fisico e geografico delle possibilità di autodeterminazione palestinese. I numeri dell'83% di vittime civili a Gaza e la divisione fisica della Cisgiordania rappresentano due facce della stessa medaglia: la realizzazione del progetto di "Grande Israele" attraverso la cancellazione dell'altrovedasi in tal senso mio precedente articolo:

Mentre la comunità internazionale continua a limitarsi a "condanne" e "preoccupazioni", sul terreno si sta consumando quella che potrebbe essere ricordata come una delle più sistematiche campagne di eliminazione di un popolo della storia contemporanea. La domanda che rimane è se il mondo sarà testimone silente o se troverà il coraggio di fermare quello che i suoi stessi tribunali hanno definito come genocidio.

Di Eugenio Cardi