Israele, sciopero generale domenica 17 agosto: migliaia in piazza contro piano occupazione totale Gaza City; Smotrich minaccia caduta governo

Lo sciopero generale di domenica prossima delle famiglie degli ostaggi e di tutto il Paese con la previsione di enormi manifestazioni di piazza tra Gerusalemme e Tel Aviv rappresenterà un test cruciale per misurare il sostegno interno a Netanyahu, mentre la comunità internazionale si prepara a nuove possibili sanzioni contro Israele

Mentre il Ministro delle Finanze Smotrich (colui che si è autodichiarato fascista, razzista e omofobo) accusa il premier Netanyahu di "mezze misure" e perde fiducia nella sua capacità di vincere la guerra, domenica 17 agosto lo Stato di Israele si fermerà per lo sciopero generale indetto per protestare contro il piano del governo di occupazione totale diGaza City.

Il piano di Netanyahu scatena la tempesta politica

Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato venerdì scorso il piano del primo ministro Benjamin Netanyahu per l'occupazione militare completa di Gaza City, segnando una drammatica escalation nella continua aggressione armata che dura da quasi due anni sulla pelle del popolo palestinese, con più di 20.000 bambini palestinesi trucidati a freddo. La decisione, presa dopo oltre 10 ore di consultazioni notturne, ha scatenato immediate reazioni sia a livello internazionale che domestico.

Il piano prevede cinque fasi per concludere la guerra, con l'obiettivo simbolico del 7 ottobre 2025 - secondo anniversario dell'attacco diHamas - per completare la prima fase di evacuazione di Gaza City e l'espansione degli aiuti umanitari. L'operazione dovrebbe durare complessivamente fino a cinque mesi e comporterebbe l'evacuazione forzata (o per meglio dire, deportazione) di circa 800.000 palestinesi dalla città più popolosa della Striscia.

Smotrich: "Ho perso fiducia in Netanyahu"

La decisione ha però creato una profonda spaccatura all'interno del governo di estrema destra. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, leader del partito Sionismo Religioso, ha dichiarato sabato di aver "perso la fiducia che il primo ministro sia in grado e voglia guidare l'IDF verso una vittoria decisiva". In buona sostanza per lui non è ancora sufficiente la totale occupazione dichiarata di gaza City, vorrebbe ancora molto di più.

Smotrich, che aveva votato contro il piano insieme al Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir (pregiudicato condannato dallo stesso Stato di Israele per ben otto volte per razzismo e terrorismo), considera l'operazione una "mezza misura" insufficiente, criticando l'approccio di Netanyahu come un tentativo di riportare Hamas ai negoziati piuttosto che distruggerlo completamente. Il Ministro ha chiesto l'annessione di "ampie parti della Striscia di Gaza" e l'apertura delle sue porte alla "migrazione volontaria" palestinese (locuzione altamente ipocrita per descrivere una seconda Nakba, un vero e proprio intento di deportazione del popolo palestinese ivi residente), posizioni che vanno ben oltre il piano approvato dal gabinetto. Nonostante le critiche, Smotrich ha evitato di minacciare esplicitamente le dimissioni dal governo. Va precisato che sia i Paesi Bassi che la Slovenia hanno dichiarato i ministri dell'ultradestra israeliani Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich "personae non gratae" negando loro l'ingresso in tali Paesi mentre Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Norvegia hanno imposto sanzioni contro i due ministri israeliani per incitamento alla violenza contro i palestinesi.

L'opposizione militare e politica interna

Il piano è stato approvato contro il parere del capo di stato maggiore dell'IDF, generale Eyal Zamir, che aveva presentato un'alternativa più limitata prevedendo attacchi mirati e assedi senza occupazione permanente. Zamir aveva avvertito che l'occupazione completa avrebbe messo in pericolo gli ostaggi rimasti e sovraccaricato ulteriormente le forze militari già stremate da quasi due anni di conflitto continuo.

Anche il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi si è opposto al piano durante la riunione del gabinetto, dichiarando: "Sono completamente d'accordo con il capo di stato maggiore che conquistare Gaza City mette in pericolo la vita degli ostaggi".

L'opposizione israeliana ha duramente criticato la decisione del governo. Il leader dell'opposizione Yair Lapid l'ha definita "un disastro che porterà a molti altri disastri", mentre ha invitato lo stesso Smotrich a unirsi a lui nel presentare un disegno di legge per sciogliere la Knesset e indire nuove elezioni.

Sciopero generale e timori di guerra civile

Le famiglie dei 50 ostaggi ancora detenuti a Gaza hanno reagito con rabbia alla decisione, annunciando uno sciopero generale per domenica prossima. Anat Angrest, madre dell'ostaggio Matan Angrest, ha lanciato un appello sui social media: "Care madri, amici, dirigenti dell'economia, la lotta non è solo nostra - delle famiglie degli ostaggi. Sarete con me quando chiamerò di fermare tutto, di scioperare?"

Il Forum delle Famiglie di Ostaggi e Dispersi ha definito la decisione del gabinetto "una bandiera rossa sventolante sulla decisione del governo di sacrificare i nostri cari", organizzando manifestazioni in tutto il Paese. Migliaia di israeliani hanno già protestato nelle scorse settimane, con scene di scontri con la polizia e blocchi stradali a Tel Aviv.

La condanna internazionale unanime

La decisione israeliana ha scatenato una valanga di condanne internazionali. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU terrà una sessione d'emergenza per discutere la situazione, su richiesta di Regno Unito, Danimarca, Francia, Grecia e Slovenia.

Il Segretario Generale dell'ONU António Guterres ha definito il piano "una pericolosa escalation" che rischia di "approfondire le conseguenze già catastrofiche per milioni di palestinesi". L'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani Volker Türk ha chiesto l'immediato stop al piano.

La Germania, tradizionalmente uno dei più stretti alleati di Israele dopo gli Stati Uniti, ha annunciato la sospensione delle esportazioni di equipaggiamenti militari che potrebbero essere utilizzati a Gaza. Il cancelliere Friedrich Merz (che solo pochi giorni fa aveva affermato che "Israele sta facendo il lavoro sporco per tutti noi") ha dichiarato: "In queste circostanze, il governo tedesco non autorizzerà alcuna esportazione di equipaggiamenti militari che potrebbero essere utilizzati nella Striscia di Gaza fino a nuovo avviso".

Anche Francia, Italia, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda hanno emesso una dichiarazione congiunta definendo il piano "una grave violazione del diritto internazionale umanitario". L'Unione Europeaha avvertito che la decisione "deve avere conseguenze per le relazioni UE-Israele".

L'isolamento crescente di Netanyahu

Paesi arabi come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Egitto e Giordania hanno condannato duramente il piano, con Riad che accusa Israele di "crimini di fame dei civili, condotta bestiale e pulizia etnica contro i nostri fratelli palestinesi".

Anche negli Stati Uniti, tradizionale alleato incondizionato, crescono le critiche. Centinaia di ex generali e funzionari della sicurezza israeliani hanno firmato una lettera aperta al Presidente Trump chiedendogli di porre fine alla guerra, sostenendo che Hamas non rappresenta più una minaccia strategica per Israele.

La crisi umanitaria si aggrava

L'escalation militare arriva mentre Gaza attraversa una delle peggiori crisi umanitarie della storia moderna. Secondo le autorità sanitarie di Gaza, oltre 61.000 palestinesi sono stati uccisi dall'inizio della guerra, un terzo dei quali bambini. L'ONU avverte che 28 bambini muoiono ogni giorno per i bombardamenti israeliani e la mancanza di aiuti.

Il territorio è sull'orlo della carestia, con solo un rivolo di aiuti umanitari che riesce a entrare. L'IFA (Integrated Food Security Phase Classification) ha emesso un allarme affermando che "lo scenario peggiore della carestia si sta attualmente svolgendo nella Striscia di Gaza".

Le prospettive future

Netanyahu si trova ora intrappolato e sotto pressione tra fronti opposti: i suoi partner di coalizione di estrema destra che spingono per un'occupazione totale e l'annessione, l'establishment militare e di sicurezza che si oppone all'escalation, l'opinione pubblica israeliana divisa e la crescente condanna internazionale.

La decisione di espandere la guerra sembra essere dettata più dalla necessità politica di Netanyahu di mantenere unita la sua coalizione che da considerazioni strategiche o militari, soprattutto per non finire in tribunale accusato di corruzione nel momento in cui il governo di estrema destra dovesse cadere. Come ha osservato un analista della CNN, "il piano di Netanyahu per l'assedio di Gaza City non soddisfa nessuno: né i suoi partner di coalizione né la leadership militare israeliana".

Lo sciopero generale di domenica prossima delle famiglie degli ostaggi e di tutto il Paese con la previsione di enormi manifestazioni di piazza tra Gerusalemme e Tel Aviv rappresenterà un test cruciale per misurare il sostegno interno a Netanyahu, mentre la comunità internazionale si prepara a nuove possibili sanzioni contro Israele. La decisione di procedere con l'occupazione di Gaza City potrebbe segnare un punto di non ritorno per il popolo palestinese già così terribilmente aggredito e martoriato, con conseguenze imprevedibili per l'intera regione mediorientale e per la stabilità del Pianeta tutto.

Di Eugenio Cardi