Il ritorno di un Trump al cubo: l'imminente incontro storico in Alaska con lo zar Putin: arriverà la Pace e un nuovo Ordine?

L'Alaska, un tempo russo: segno di distensione. Chiaro messaggio: il baricentro è russo-americano. Tutti gli altri sono comparse

Trump è veramente un attore, comunicatore e un camaleonte politico straordinario: quando sembrava confuso e appannato in realtà ha risolto la crisi Israele-Iran con un teatrino contenuto, veloce e con poche vittime. Quando sembrava impotente di fronte alla guerra anglo-russa in Ucraina (di questo si tratta) ora annunzia come un fulmine a ciel sereno un improvviso summit in Alaska con Putin che si profila come uno degli incontri internazionali più importanti degli ultimi decenni, e non solo per la possibilità concreta di chiudere un terribile conflitto ma anche quale incipit di un nuovo equilibrio mondiale. Intanto la tecnica trumpiana del caos e dello shock sembra funzionare per le casse federali e la governance statunitense: nuove ingenti entrate, nuovo ruolo politico degli Usa, vertici Ue sempre più impotenti e sottomessi, un tentativo poderoso di indebolire i Brics colpendo Brasile e India con forti dazi (i più "deboli", rispetto agli Usa), -16% per il disavanzo commerciale americano, e un Regno Unito travolto dalla velocità e potenza di fuoco trumpiana. Mancava ancora l'asso nella manica, da tempo programmato in realtà con fredda lucidità; eccolo ora: l'incontro diretto con l'apparente avversario, Putin, il lato complementare del progetto trumpiano. Un incontro volutamente a lungo rinviato, dilazionato, ritardato, seguendo l'esempio luminoso di Quinto Fabio Massimo, per aspettare le condizioni migliori ed estreme: il tempo attuale, con la Russia che sta vincendo su tutto il fronte e l'area europea in pieno stato confusionale e in programmato "declino controllato". Quali sono i fattori di comune interesse tra Usa e Russia che possono permettere ai loro carismatici leaders di giungere ad un primo accordo globale per la pace e una nuova fase nelle relazioni internazionali? Sono molti gli interessi russo-americani che possiamo sintetizzare in alcuni punti, tra i molti: la creazione di una via artica commerciale russoamericana, l'esigenza di comprare grano, fertilizzanti e petrolio dalla russia a prezzi bassi (per poi magari rivenderli agli europei), le terre rare e l'acciaio russo (sempre a prezzi bassi) come alternativa alla Cina e al Brasile, una possibile gestione russoamericana dei Nord Stream per tenere sottomessa la Germania, la possibilità di creare insieme infrastrutture nuove e gigantesche (il canale di Nicaragua). In poche parole Usa e Russia possono, se vogliono, ri-spartirsi l'Europa come nel 1945, ma questa volta senza guerre e secondo un nuovo spirito affaristico-cooperativo, tipico sia di Trump che di Putin, dopotutto. A questo punto potremmo chiamare tutto ciò: il "patto dell'oro". Immagine, segno e realtà che può unire e accontentare anche Londra, una delle sedi principali al mondo per il fixing del prezzo del metallo di Saturno. Solo la rivalutazione strategica dell'oro e un nuovo accordo internazionale di pace e di sviluppo può salvare l'Occidente dal rischio alto di un'implosione finanziaria-bancaria. Ci vuole la Russia, piaccia o meno, per salvare l'Occidente da se stesso, dal suo lato oscuro interno. Ma gli amanti della guerra e delle speculazioni non abbiamo paura: anche se si chiudesse il 15 agosto, data mariana, la guerra in Ucraina, è già pronto il Caucaso per nuovi conflitti anti-russi e per celebrare il dio Kaos e i suoi figli globalisti.