Accordo di associazione Ue-Israele, nessuna revoca o sospensione e le lobby pro-Tel Aviv si sono già mosse per prevenire lo scenario
Nessuno dei Paesi firmatari si è mosso finora per proporre la revoca o la sospensione di tale accordo. Al contrario, le organizzazioni lobbistiche sostenitrici di Israele si sono invece subito attivate per prevenire un’ipotesi di questo genere
Nel giugno del 2000, i singoli Stati dell’Unione Europea, e l’Unione Europea come istituzione internazionale nel suo insieme, hanno formalizzato un Accordo Euromediterraneo con lo Stato di Israele, cosa che forse pochi cittadini europei sanno, oggi che la condotta israeliana nella Striscia di Gaza ha comprensibilmente scosso l’opinione pubblica dei nostri Paesi.
Tanto più che è sufficiente leggere, sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee del 21 giugno 2000, gli articoli 2 e 4 dell’Accordo stesso, per renderci conto a colpo d’occhio che l’Unione Europea ed i singoli Stati firmatari, tra cui ovviamente anche l’Italia, avrebbero assai valide ragioni per considerare nullo tale accordo.
articolo 2 – Le relazioni tra le parti, così come tutte le disposizioni del presente accordo, si fondano sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, cui si ispira la loro politica interna e internazionale e che costituisce elemento essenziale dell’accordo.
articolo 4 – Il dialogo politico riguarda qualsiasi aspetto di comune interesse ed è inteso a porre le premesse per nuove forme di cooperazione attraverso le quali raggiungere obiettivi comuni, quali in particolare la pace, la sicurezza e la democrazia.
A quanto pare, nessuno dei Paesi firmatari si è mosso finora per proporre la revoca o la sospensione di tale accordo.
Le lobby si muovono
Al contrario, le organizzazioni lobbistiche sostenitrici di Israele, di cui ci siamo già occupati, si sono invece subito attivate per prevenire un’ipotesi di questo genere, come dimostra la Petizione da esse inviata ai parlamentari europei, lo scorso 18 giugno 2025, che riportiamo di seguito:
«Petizione a tutti i Parlamentari – a nome di AJC Transatlantic Institute, European Jewish Association, World Jewish Congress, European Jewish Congress, B’nai B’rith International, European Union of Jewish Students, United Nations Watch ed ELNET – con l’autorizzazione dei firmatari:
Vi invitiamo cortesemente a sostenere l’appello allegato rivolto alla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, al Presidente del Consiglio Europeo António Costa, alla Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, all’Alta Rappresentante Kaja Kallas, nonché ai Primi Ministri e Ministri degli Esteri dei 27 Stati membri dell’Unione Europea.
In questo momento critico – in cui Israele cerca di ottenere il rilascio degli ostaggi e di smantellare l’infrastruttura terroristica di Hamas – la sospensione o l’indebolimento dell’Accordo di Associazione UE-Israele rischierebbe di inviare un messaggio pericoloso: che la violenza e il terrorismo possano isolare una democrazia e influenzare la politica estera europea. L’Accordo non è un favore politico, bensì uno strumento strategico di cooperazione giuridica, economica e scientifica. Indebolirlo significherebbe rafforzare le forze estremiste e minare i benefici della partnership euro-israeliana.
Riconosciamo la grave sofferenza umanitaria a Gaza e accogliamo con favore gli sforzi per affrontarla in modo responsabile, come dimostra il modello della Gaza Humanitarian Foundation, che garantisce che gli aiuti arrivino realmente a chi ne ha bisogno, senza essere strumentalizzati da Hamas.
Confidiamo nel vostro sostegno a questa dichiarazione congiunta, affinché l’Europa possa continuare a svolgere un ruolo attivo, coerente con i suoi valori di pace, sicurezza e democrazia.
Firmatari della dichiarazione:
Benedetta Buttiglione, Direttrice, AJC Transatlantic Institute
David Lega, Responsabile Advocacy, European Jewish Association
Dany Levin Prist, Direttore Affari Europei, World Jewish Congress
Ariella Woitchik, Direttrice Affari Europei, European Jewish Congress
Alina Bricman, Direttrice Affari UE, B’nai B’rith International
Emma Hallali, Presidente, European Union of Jewish Students
Hillel Neuer, Direttore, United Nations Watch
Matthijs Schussler, CEO, ELNET EU & NATO
I membri di comunità ebraiche e delle organizzazioni ebraiche sono pregati di inviare questa petizione ai propri rappresentanti in Parlamento e, se possibile, di farla firmare entro oggi, o al più tardi entro domani. La petizione deve infatti essere nelle nostre mani entro domani per poter essere presentata a livello del Parlamento Europeo. Si tratta di un appello estremamente urgente».
Come primo firmatario di questa Petizione, figura quell’AJC Transatlantic Institute di cui abbiamo parlato in un nostro precedente articolo, al quale rimandiamo: in quella sede avevamo ricordato il nutrito numero di parlamentari italiani affiliati a questo organismo di pressione filo-israeliano. Così come non possiamo che rimandare ad un’altra nostra analisi sulle modalità dell’aiuto umanitario fornito dalla Gaza Humanitarian Foundation.
Possiamo capire adesso assai meglio perché non si stia riuscendo ad arrivare, nell’ambito dell’Unione Europea, ad alcuna posizione netta nei confronti dello Stato di Israele, nonostante la condotta di questo Paese stia non solo violando apertamente le regole base del diritto delle genti nella gestione dei Territori Occupati, ma stia anche mettendo a serio repentaglio la pace nel Vicino Oriente, destabilizzando in modo sistematico Paesi come Libano e Siria, in cui Israele interviene militarmente senza che nessun organismo internazionale abbia mai potuto ottenere la fine di queste azioni di guerra: per tacere della presenza di un suo esteso armamento nucleare, utilizzabile nelle tre dimensioni dell’azione militare (terra, aria, mare), questione che nessuno osa affrontare, quando si è invece ripetutamente colpito uno Stato sovrano come l’Iran, che non è mai stato in grado di produrre ad oggi una sola arma atomica.
Si ha quindi così prova manifesta dell’efficacia dell’azione dei gruppi di pressione filo-israeliani nelle istituzioni rappresentative europee: e si comprende benissimo perché esse non siano in grado di intraprendere nemmeno quei provvedimenti oramai di routine, come le sanzioni giuridico-economiche, che, ad esempio, sono state invece adottate per qualcosa come 18 volte nei confronti della Russia di Putin.
ELNET e Italia
Ma in questo doppiopesismo vi è qualcosa di assai più significativo dell’ipocrisia che è sotto gli occhi di tutti.
Per averne una interessante conferma, richiamiamo l’attenzione del lettore sull’ultimo firmatario della Petizione sopra riportata, ELNET. Che cosa è infatti ELNET?
«L’European Leadership Network (ELNET) – leggiamo sul sito web di questo organismo filo-israeliano – riunisce i leader per promuovere strette relazioni tra Europa e Israele, basate su valori democratici e interessi strategici condivisi.
ELNET offre opportunità uniche di dialogo reciproco e incoraggia gli scambi tra i responsabili politici europei e israeliani su sfide e opportunità comuni. Attraverso i nostri programmi facilitiamo discussioni politiche approfondite su questioni strategiche chiave e portiamo delegazioni di alto livello in Israele per sperimentare le realtà sul campo».
In questo contesto, ovviamente, non poteva mancare la presenza dell’Italia: nel 2021, ELNET ha organizzato e ospitato il primo Dialogo Strategico Italia-Israele, ospitando una prima delegazione italiana nel 2022, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri israeliano, che ha portato in Israele nove giovani e promettenti parlamentari del Parlamento italiano e del Parlamento Europeo, mentre nell’ottobre 2023 è stata ufficialmente lanciata l’affiliata ELNET-Italia con sede principale a Roma ed ufficio satellite a Milano.
Ma ELNET non si limita a tirar su qualche giovane parlamentare, dato che, nel bel mezzo degli attacchi indiscriminati sulla popolazione di Gaza, il 26 settembre 2024, ELNET-US, cioè la branca di ELNET operante negli Usa, riceve a New York il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, come abbiamo già visto assai attivo nel sostenere lo Stato di Israele a livello europeo e nazionale.
«ELNET-US, in collaborazione con il nostro team di ELNET-Italia, ha avuto il privilegio di ospitare l’onorevole Antonio Tajani, vice-primo ministro, e ministro degli Esteri italiano, durante il ricevimento per leader tenutosi a Manhattan a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il nostro incontro, intitolato Legàmi che uniscono: interessi strategici nell’alleanza Italia-Israele, è stato un potente promemoria del rapporto vitale tra Italia e Israele. Il presidente di ELNET-US, David F. Siegel, e l’amministratore delegato di ELNET-Italia, Roberta Anati, hanno anche tenuto un discorso durante l’incontro».
Tra i partecipanti c’erano William Daroff, amministratore delegato della Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche americane; Galit Levi, stilista israeliana; Mariangela Zappia, ambasciatrice italiana negli Stati Uniti, e Maurizio Massari, rappresentante permanente dell’Italia presso le Nazioni Unite. L’evento esclusivo, riservato ad una settantina di selezionati ospiti, si teneva nella casa dell’Upper East Side di Ari Ackerman, comproprietario dei Miami Marlins. Agli ospiti è stata anche offerta una selezione di vini Chianti kosher ed una varietà di stuzzichini, tra cui latkes di patate e polpette di salmone piccanti.
In questo rilassato contesto, il ministro Tajani ha affermato che «c’è un collegamento tra le guerre in Medio Oriente e in Ucraina. I nomi dei collegamenti sono Iran e Russia. Si tratta di una situazione pericolosa, siamo in una battaglia tra “democrazie” e “autocrazie”, in cui le nazioni devono impegnarsi per garantire che gli Stati Uniti e l’Europa siano partner nella sconfitta di Iran, Russia e Cina. Per garantire l’impegno duraturo dell’America nei confronti della sicurezza di Israele, ELNET deve intensificare il proprio lavoro per consolidare i propri alleati in Europa».
Ha poi aggiunto, anticipando affermazioni poi ripetute anche in Italia dall’attuale governo, e condannando il riconoscimento formale dello Stato Palestinese da parte della Spagna: «Sono contrario [a questo riconoscimento]… La Palestina come Stato non esiste(…) Si tratta della Cisgiordania e di Gaza, [e] Gaza è sotto il controllo dei terroristi».
ELNET in Germania
Detto questo, potremmo pensare che le lobby filo-israeliane sguazzino soprattutto nella melma della politica del nostro povero Paese, non ci sarebbe da meravigliarsene troppo. Ma non è così. Se questo può consolarci, ecco l’ultima iniziativa di ELNET in Germania, nel bel mezzo della carneficina di Gaza.
«La Germania e Israele vantano una lunga tradizione di cooperazione in materia di politica di sicurezza. Tuttavia, alla luce delle minacce globali e dei rapidi cambiamenti tecnologici, sono necessarie nuove forme di collaborazione. Questo è precisamente l’obiettivo dell’iniziativa di sicurezza e difesa (ESDI) di ELNET: approfondire il dialogo strategico, sbloccare il potenziale di innovazione congiunta e stabilire un partenariato sostenibile e strutturalmente solido.
Il 10 luglio [2025], l’ESDI1 è stata lanciata ufficialmente presso la Rappresentanza della Libera Città Anseatica di Amburgo, presso il Governo Federale. All’evento hanno partecipato oltre 70 ospiti provenienti dal mondo della politica, della Bundeswehr, del mondo accademico, scientifico e industriale, per discutere del futuro ruolo di Israele come partner nei settori della sicurezza e della difesa. Tra i temi principali figuravano la difesa aerea, la digitalizzazione e l’uso dell’intelligenza artificiale, settori in cui Israele è considerato uno dei pionieri tecnologici a livello mondiale.
Il dr. Peter Tschentscher, primo sindaco della Libera e Anseatica Città di Amburgo, ha aperto l’evento con alcune riflessioni personali sulla sua recente visita in Israele, ed ha sottolineato i forti legami tra Amburgo e lo Stato ebraico. Nel suo discorso programmatico, l’ispettore generale [delle Forze Armate tedesche] Carsten Breuer ha sottolineato l’importanza di una più stretta integrazione tra gli ecosistemi di difesa dei due paesi. Ha sottolineato come il vantaggio innovativo di Israele e la forza industriale della Germania possano completarsi a vicenda, e ha ripreso l’idea di un polo tecnologico tedesco-israeliano per la difesa.
Anche il deputato Thomas Röwekamp, presidente della commissione difesa, ha sostenuto la necessità di un dibattito pubblico più ampio sulla politica di sicurezza in Germania. Israele, ha affermato, potrebbe fungere da modello, non solo per la sua abilità tecnologica, ma anche per la sua resilienza sociale e nazionale.
Uno dei momenti salienti dell’evento è stata la tavola rotonda con il maggior generale in pensione Amikam Norkin, comandante dell’aeronautica militare israeliana fino al 2022, ed il prof. Carlo Masala, dell’Università della Bundeswehr di Monaco. La conversazione si è concentrata sui recenti sviluppi in Medio Oriente a seguito del conflitto tra Israele e Iran, nonché sulle implicazioni per la sicurezza della guerra di aggressione russa in corso contro l’Ucraina.
Entrambi gli esperti hanno sottolineato le lezioni operative e strutturali chiave che la Bundeswehr potrebbe trarre dalle forze di difesa israeliane, in particolare in settori quali gli appalti, la velocità di reazione e l’efficacia operativa, in scenari di conflitto asimmetrico e di minaccia.
Sulla scia del successo del lancio, l’ESDI lavorerà ora per riunire i decisori e gli esperti di entrambi i Paesi in una varietà di modi. Oltre a sviluppare raccomandazioni politiche, l’iniziativa mira a trasformare l’enorme potenziale della cooperazione tedesco-israeliana in progetti concreti e orientati al futuro, di portata pratica, aperti all’innovazione e guidati dalla tecnologia.
L’evento di lancio è stato sostenuto da DND Digital, Code Blue by Dussmann, Elbit Systems, IAI, Lufthansa Technik, Renk, Rohde & Schwarz e Werter».
Ricordando, giusto per la cronaca, che Elbit Systems e IAI sono due affermatissime aziende di produzione militare israeliane, vediamo come l’azione dei gruppi di pressione filo-israeliani coprano in Europa davvero una vasta gamma di aspetti, che hanno ricadute sul piano delle strategie economiche, militari, tecnico-scientifiche.
La focalizzazione sulle prospettive di collaborazione militare israelo-germanica, peraltro non nuova3, fa capire come l’attuale appello al riarmo dei Paesi europei trovi una sponda assai interessata, per motivi strategici militari ed economico-industriali, in Israele. Ma si può anche pensare che la stessa Zeitenwende (“svolta epocale”), proclamata nel 2022 dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, e l’aumento delle spese militari della NATO trovino un interessato partner nello Stato di Israele.
Difronte all’ampiezza e grandezza degli intrecci di interessi economici, politici e di potenza in gioco, come possiamo credere che i cosiddetti rappresentanti del popolo che siedono nelle istituzioni nazionali ed europee, coccolati dalle lobby transatlantiche filo-israeliane, abbiano voglia di interessarsi degli innocenti che quotidianamente muoiono a Gaza sotto il tiro delle truppe dello Stato d’Israele?
Ma allora, cosa parliamo ancora a fare di diritti umani, pace e democrazia?
Di Gaetano Colonna
Fonte: Clarissa.it