Perché non possiamo più tollerare il negazionismo su Gaza e neanche quello sulla Ucraina, a nessun livello, nemmeno da salotto

La insostenibile leggerezza dell'essere sordi o complici di fronte ai crimini di guerra potrebbe accelerare il crollo della società occidentale?

Ebbene sì, suonerà anche stupido e retorico ripeterlo, anche se qui in chiave nettamente polemica, ma la ETICA collettiva e di Stato nonché le Ragioni Morali (con le maiuscole) furono, sono e saranno sempre letteralmente gli strumenti a fondamento della nostra società, persino più del potere puro, del denaro e dell'esercizio della forza. Non è infatti un caso che anche questi ultimi fattori hanno perennemente bisogno, e non solo in Occidente, di trovare nella RAGIONE MORALE la base ideologica anche per le peggiori porcate.
Si potrebbe bene appunto dire che tale QUALITÀ, oppure anche sul rovescio della medaglia tale VIZIETTO, non sia certo solamente un trastullo occidentale, ma senza fare un excursus da Eraclito a Socrate passando per Tacito e Svetonio sarebbe stupido e wokista negare, ovviamente semplificando all'estremo, che la civiltà greco-romana già aveva cominciato a distinguersi su questo piano dalle civiltà mesopotamiche e mediorientali, estremamente più incentrate sul verticismo gerarchico e sulla impostazione religiosamente orientata della società.

Sempre semplificando estremamente, già a partire dalle pratiche di guerra le poleis minoico-micenee e poi greco-elleniche partivano da una filosofia di fondo segnatamente più umanista, mentre le controparti ad esempio assiro-babilonesi e persiane fondavano di base sul terrore e su pratiche barbariche di scempio di vivi e di morti la loro usuale pratica bellica. Per gli assiri in particolare, sempre in sintesi, non era inusuale, spesso con pratiche di impalamento, squartamento o rogo, decimare le popolazioni delle città conquistate, rendendoli fin dall'antichità arcaica una delle etnie più inclini ad attitudini efferate. Nel mondo greco a livello di azione militare (anche generalmente vittoriosa contro gli orientali) non vigeva certo particolare clemenza, ma nei costumi generali il sadismo era già visto come una idea deprecabile e aliena culturalmente.
Per fare un esempio letterario, quindi simbolicamente arcinoto, Achille fa scempio del corpo di Ettore con una pratica tipica usata anche sui vivi, ovvero trascinandolo legato dietro al carro da guerra, cosa evidentemente ancor meno caritatevole se il corpo non è di un defunto. Comunque molto probabilmente non si sarebbe mai sognato Omero (o chi per lui) di non vedere prima la morte di Ettore durante il duello. Sempre in estrema compattezza di narrazione il guerriero greco serve la polis, serve quindi lo Stato e le Istituzioni umane (o viceversa la sua gloria personale) e ossequia gli dei. Il guerriero mesopotamico, al netto delle sue ambizioni individuali, serve in linea di massima un ente superiore molto più basato sulla etica religiosa di Stato che sulla visione umanistica.
La società greca è quindi anche intrisa di spirito religioso politeista, di templi, di indovini e pizie, ma conserva una laicità quasi scandalosa nel mondo persiano. Quando Alessandro Magno conquistando il Vicino Oriente fino ad arrivare in India, verrà quasi conquistato a sua volta dalla cultura persiana, il culture clash quasi gli sarà fatale, non riuscendo e forse non potendo più tornare indietro, anche solo fisicamente, oltre che nella sua evoluzione filosofica, che pure era stata al vertice della cultura ellenistica, nientemeno con Aristotele stesso come maestro personale. Mica male.

Con ciò, sempre semplificando un po' ad usum asinorum, sarebbe altrettanto stupido sulla scia di un retropensiero postilluminista, negare l'impatto della religione (o perfino della superstizione) sul mondo greco, che noi oggi (e sacrosantamente) riteniamo in solido la nostra primogenita matrice culturale europea.
Nella Anabasi di Senofonte il volenteroso team di mercenari/contractors greci che scorrazzano per le aree persiane e del Mar Nero (aree che tutt'oggi sono il fulcro della doppia crisi bellica che ci riguarda più da vicino, anche se colpevolmente troppe altre ne trascuriamo, per ignoranza o per calcolo idiota) muovono le loro azioni decisamente sulla base della gloria e del bottino, su una buona dose di avventurismo, su calcoli di concreta competenza militare, ma poi abbastanza sorprendentemente quasi non muovono un dito se gli aruspici, magari sbudellando un capretto o un passero locale, non danno il beneplacito alla ennesima razzia o battaglia sul campo. I greci credono nella logica, ma proprio non ce la fanno a non abbandonarsi a gesti apotropaici per ingraziarsi la sorte, a costo talvolta di mollare tutto, magari temendo la reazione del Fato o degli dei in caso di necessaria (o tronfia) trasgressione, ovvero di hybris. Capita a tutti, in effetti, pure al giorno d'oggi.

Quello che sta succedendo oggi in Ucraina e a Gaza è in buona sostanza una versione moderna di un doppio CULTURE CLASH tra Occidente ed Oriente.
La più asiatica delle società occidentali, quella russa, pretende (anche giustamente) che alla Ucraina (che è una troppo facile porta d'accesso geografico aperta a possibili invasioni del territorio russo) sia impedito di diventare il principale avamposto della NATO, quindi del nemico storico, nel proprio pianerottolo di casa.
E in questo caso la guerra è doppiamente fratricida: tra ucraini e russi, che sono praticamente quasi lo stesso popolo (seppur ormai troppo diversi soprattutto dopo questa semi-guerra civile) e tra occidentali dell'est e occidentali dell'ovest (e quanto ci somigliano i russi, soprattutto a noi italiani, anche se un po' più biondi e un po' più freddi). Uno scontro anacronistico di resa dei conti del Novecento ormai pesantemente passato, ma anche in una ottica, seppure controproducente, di partita a tre fra USA, Russia e soprattutto Cina, con l'Europa a fare da spettatore, per giunta autolesionista, se non direttamente da semplice terreno di conquista post-coloniale.

Anche in questo caso abbiamo assistito finora al teatrino vomitevole del negazionismo più becero, sentendoci dire che Putin, che pure è cascato stupidamente nella trappola degli americani invadendo follemente la Ucraina (pur avendone tutte le ragioni ma concretamente molta poca convenienza, visto che occupando il Donbass con le stesse modalità con cui aveva occupato la Crimea avrebbe ottenuto GLI STESSI RISULTATI che ha in tasca oggi) ed essendosi autodecimato il proprio stesso esercito, DUNQUE era ed è il Grande Satana, mentre NOI EUROAMERICANI siamo e restiamo i "buoni", i difensori del "Diritto internazionale". Pare incredibile, eppure la narrazione, nonché la narrativa impacchettata a Washington nel secolo americano ancora domina la scena propagandistica. E non c'è da stupirsi, visto che al timone effettivamente ci sono vecchie cariatidi ultrasettantenni, rimaste bloccate nel loro stesso passato.

Ma quanti CEFFONI IN PIENO VISO dovremmo dare a quei DEFICIENTI che ancora adesso protraggono questa lagna, mentre a Gaza si difende "il Diritto internazionale" massacrando quasi CENTOMILA CIVILI, in gran parte donne e bambini, col beneplacito delle cancellerie euroyankee? OLTRE ovviamente al falso storico della filastrocca dello "INVASORE E DELL'INVASO", visto che la NATO per prima aveva de facto invaso la Ucraina, seppure con l'approvazione di una buona maggioranza di Ucraini. Ma la democrazia non sempre produce effetti accettabili.
Ci sentiamo ripetere da altrettanti pappagalli idioti che "Israele è la unica democrazia del Medioriente". A parte che non è esatto, visto che nel Medioriente è compresa anche la Turchia, che nonostante sia una democrazia di stampo autoritario resta un sistema apparentemente democratico quanto quello israeliano. Ma poi giova ricordare per la ennesima volta che ANCHE la Germania del Terzo Reich era una democrazia, il cui regime hitleriano fu eletto coram populo dalla maggioranza dei tedeschi e sostenuto con ampio consenso, persino sotto le prime bombe angloamericane. Per non citare Sua Eccellenza il Cavalier Benito Mussolini, ugualmente eletto in Parlamento a Roma e rimasto in sella a suon di adunate plaudenti per vent'anni. E allora?

Ancor più evidente è il testacoda mentale dello scontro diretto tra Occidente e Medioriente a GAZA.
Per mero contrappasso storico il tappo del negazionismo salta proprio su Israele, un paese a predominanza di bianchi europei che massacrano una popolazione di non bianchi, seppur col paradosso che i palestinesi sarebbero in teoria storicamente la stessa etnia dei ebrei.
Quindi anche in questo caso vi è una MULTIPLA guerra civile; tra ebrei e arabi palestinesi, tutti ugualmente semiti in origine. Tra Occidente e Medioriente; in una ottica sempre più urgente di scontro con il colosso cinese gli arabi sono decisamente a noi più prossimi, nonché da tenersi come alleati piuttosto che come nemici. E non a caso i cd. "Accordi di Abramo" (il patto firmato da USA, Israele ed Emirati Arabi Uniti, con l'appoggio implicito della Arabia Saudita) sanciscono questa realtà, anche se il problema della immigrazione araba o islamica in generale in Europa resta un pericolo mortale per l'Europa intera. Al netto della guerra quasi perenne che si protrae tra europei e arabi sostanzialmente dalla caduta dell'Impero romano fino ad oggi (ma è parimenti vero che la guerra fratricida tra europei è tecnicamente finita ottanta anni fa, ma prosegue ancora sotterraneamente, vedasi ad esempio il caso clamoroso di vera e propria guerra, persa da tutti, mossa dalla Francia all'Italia sul territorio della ex colonia italiana della LIBIA) la storica inimicizia si può trasformare in integrazione, ma certamente non se gli arabi immigrati fanno tre figli per ogni bambino europeo: in quel caso una ulteriore guerra fratricida sarebbe praticamente inevitabile. Il capitalismo uccide sé stesso: pur di sopravvivere commette autofagia fino ad estinzione dei suoi creatori e dei suoi seguaci.

Vi è poi in atto una strisciante ulteriore guerra civile dentro la stessa Israele. Una netta minoranza dell'elettorato israeliano si oppone allo stragismo neonazista del governo Netanyahu e lo vorrebbe in galera, per crimini di guerra contro i palestinesi, per aver sacrificato gli ostaggi rapiti da Hamas con vomitevole cinismo, per aver trascinato la nazione in una guerra senza fine e con esiti futuri letteralmente suicidiari per la stessa sopravvivenza di Israele, oltre che per gli scandali che stavano per travolgerlo personalmente nelle aule di tribunale. Peggio ancora; vi è una ulteriore guerra fratricida tra due visioni generali della società israeliana: quella laica europea e quella messianica, paradossalmente di stampo tipicamente mediorientale, portata avanti da suprematisti ultrasionisti che hanno sostituito il nazionalismo laico di gusto europeo con una mistura di deliri criminali quasi ad imitazione di quelli dell'estremismo islamista, probabilmente anche per osmosi territoriale e culturale, rincoglioniti sotto il sole della Terra delle Crociate. Ed ancora: le frizioni tra ebrei askenaziti e sefarditi, tra israeliani più o meno neo immigrati e nativi, frizioni persino interne alla IDF e ai Servizi di Intelligence, tra ebrei sionisti e antisionisti in Israele e in Europa e USA, tra sionisti moderati e sionisti ultraortodossi, tra laici e religiosi, tra religiosi e ortodossi e ultraortodossi, tra ortodossi neofascisti e ortodossi pacifisti, tra estrema destra e destra, tra destre e centro-sinistra/sinistra, tra tifosi di Netanyahu e detrattori; in ultima analisi tra complici dello stragismo e oppositori. Un totale cortocircuito che viene spostato in avanti sine die, finché la guerra contro tutti i possibili nemici di Israele, veri o presunti, potrà protrarsi.

Rebus sic stantibus il tema definitivo ci porta ad un punto di svolta: quanto ancora possiamo sopportare il negazionismo anche sulle stragi di Gaza, anche non chiamandole col vocabolo SBAGLIATO, ovvero non chiamandolo "GENOCIDIO", MA ECCIDIO, STRAGE, CRIMINE CONTRO L'UMANITÀ, con esito altrettanto disgustoso ed intollerabile?
Si ripeta all'infinito: non si può definire "genocidio" una strage di centomila palestinesi su un totale di quindici milioni. Genocidio vuol dire letteralmente omicidio di un popolo; un omicidio non si può fare solo in parte: se una persona viene uccisa chiamasi omicidio, se viene uccisa solo in parte, cosa di per sé impossibile, l'omicidio semplicemente non ha luogo, semmai chiamasi ferimento. Se un popolo viene ucciso viene ucciso come popolo: UCCISO, non ferito. E si ripeta: non è un vezzo terminologico, ma una questione sostanziale, anche e soprattutto ai fini della prosecuzione delle azioni legali di arresto e condanna dei criminali di guerra israeliani ed anche di Hamas, se mai si riuscirà a metterli alla sbarra. Se la accusa di "genocidio", nonostante rientri pienamente nella definizione della normativa ONU riconosciuta come fonte del Diritto, resta una fumisteria, saranno più difficili se non improbabili le condanne, soprattutto a breve. Istituire un tribunale di Norimberga quando i responsabili saranno ormai ottuagenari e magari sfuggiti alle imputazioni non sarà un brillante risultato, se mai fosse, per la Giustizia.

Quindi per quanto possiamo sopportare, soprattutto in Europa, soprattutto in Italia, il cui regime fascista si rese complice della SHOAH, chi ancora difende il criminale Netanyahu e la intera IDF, Forza Armata israeliana che sta realizzando materialmente la strage di civili in gran numero minorenni sotto gli occhi del resto del mondo? Già sono insopportabili le stragi che avvengono nel resto del pianeta, che vengono sottaciute per incompetenza giornalistica e per ipocrita noncuranza, ma averle sottomano e strafottersene, come stanno facendo i leader eurobuffoni e lo sgoverno Meloni, salvo dopo mesi e mesi pigolare alcune timide protestine da operetta? Quanto pesantemente ci rende tutti corresponsabili, quando non alziamo la voce per insultare uno per uno chi si presta alla complicità, dal politico colluso all'uomo qualunque, in verità sempre più raro, che ancora balbetta la scusa che "Israele ha il diritto di difendersi" massacrando bambini?

Onestamente, non si può accettare; si poteva forse anche comprendere dal primo giorno, da farsi risalire almeno al 1948 (ma in realtà prima, ovvero almeno dalla Prima guerra mondiale) né certamente si può trascurare la esigenza di dare uno Stato proprio alla popolazione ebraica; una scelta storica che fu al tempo giusta quanto inevitabile. Si poteva forse ancora comprendere in molti altri sviluppi della Storia di Israele, accerchiata e colpita dai paesi arabi. Si poteva forse ancora comprendere fino al 7 ottobre, quando solo i più ignari possono aver creduto che la IDF non era stata in grado di fermare un simile improvviso atto criminale di Hamas; improvviso ma non certo imprevedibile, sotto un controllo israeliano capillare, sul terreno, sui satelliti, sul cd. cyberspazio, su tutta Gaza e sulla Cisgiordania, oltre che a livello internazionale per mano del Mossad, trai primi Servizi di Informazione al mondo per capacità operative.
Ma oggi, dopo che ogni mascherata è definitivamente caduta, chi non si arrabbia seriamente è definitivamente diventato un complice.

Ci siamo arrabbiati seriamente quando un branco di speculatori e di medici prezzolati hanno tentato di imporci dei farmaci potenzialmente molto pericolosi, in nome della PANDEMENZA, per venderci truffaldinamente una fallace protezione da una forma influenzale seppur inizialmente anche grave. Ci siamo incazzati, anche, perché abbiamo capito che questi erano pronti a sacrificare la nostra salute per fare una enorme quantità di denaro, mentendo su qualsiasi cosa come misura standard. Oggi dobbiamo capire che le vittime di Gaza sono sacrificate su un altare diverso, ma con lo stesso obiettivo di perimetrale speculazione. Solo questo interessa? E se ad un certo punto interessasse anche a noi riprenderci il maltolto con la forza e con la ragione di centinaia di migliaia di morti?
Achille uccise Ettore per entrare nell'eternità, non per soldi. Ma Agamennone e Menelao la guerra a Troia non la mossero per Elena, ma per leve di potere e denaro. E a morire sotto le mura di Troia anche allora erano i soldati, era la gente come noi tutti. Achille si ribellò al Potere dopo essere stato derubato platealmente. Cosa ci impedisca oggi di fare altrettanto è evidente: il Potere costituito è forte e pesantemente armato e non tollera dissenso, se non, e pure in misura limitata, a parole, almeno per ora. Cosa ci impedisca almeno di pensarlo è solamente la ignavia. Altro che ira funesta.

Di Lapo Mazza Fontana