Conferenza di Bogotà, il momento cruciale per la Palestina nel sistema internazionale, presente anche Francesca Albanese
Trenta Paesi del Pianeta si son riuniti nella capitale colombiana per coordinare azioni concrete contro l'occupazione israeliana con la significativa e importante presenza di Francesca Albanese
16 luglio 2025: la conferenza internazionale di Bogotà si è conclusa come il "più importante sviluppo politico degli ultimi venti mesi" nella questione palestinese, ha dichiarato la relatrice speciale delle Nazioni Unite Francesca Albanese. L'evento di due giorni, ospitato dallaColombia e co-presieduto dal Sudafrica, ha rappresentato un punto di svolta fondamentale nell'approccio internazionale alla crisi in Medio Oriente.
- Il Gruppo dell'Aia: Una Nuova Coalizione Globale
Il Gruppo dell'Aia è stato fondato il 31 gennaio 2025 da Bolivia, Colombia, Cuba, Honduras, Malaysia, Namibia, Senegal e Sudafrica come risposta diretta alle violazioni del diritto internazionale nei territori palestinesi occupati. La conferenza di Bogotà ha espanso significativamente questa coalizione, con la partecipazione di oltre 30 paesi, tra cui Algeria, Brasile, Cina, Indonesia, Qatar e Spagna.
L'incontro si è concentrato sugli obblighi legali degli Stati, come delineato nel parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia del luglio 2024, che ha dichiarato illegale l'occupazione israeliana dei territori palestinesi e ha stabilito che tutti gli Stati devono agire per porre fine a questa situazione entro settembre 2025.
- Le Parole di Albanese: Un Appello Globale
Durante il suo intervento, Francesca Albanese ha lanciato un appello senza precedenti dichiarando che "per troppo tempo, il diritto internazionale è stato trattato come opzionale - applicato selettivamente a coloro che sono percepiti come deboli, ignorato da coloro che agiscono come potenti". La relatrice speciale ha definito questo momento come "un'ora esistenziale" sia per il popolo palestinese che per quello israeliano, sottolineando che "il mondo ricorderà quello che noi, Stati e individui, abbiamo fatto in questo momento - se ci siamo ritirati nella paura o ci siamo alzati in difesa della dignità umana".
- Le Sanzioni USA: Un Attacco Senza Precedenti
La conferenza si è svolta in un contesto di crescenti tensioni dopo che l'amministrazione Trump ha scandalosamente imposto sanzioni, il 9 luglio 2025, contro la dottoressa Albanese, anziché contro lo Stato genocida di Israele. Il Segretario di Stato Marco Rubio ha accusato la dottoressa Albanese di "campagna di guerra politica ed economica" contro Stati Uniti e Israele, descrivendola come una misura presa per "i suoi sforzi illegittimi e vergognosi per spingere la Corte Penale Internazionale ad agire contro funzionari americani e israeliani". Peccato che in tutto questo - solo a partire dal 7 ottobre 2023 - Israele abbia massacrato decine di migliaia di civili palestinesi (di cui almeno 20.000 bambini) e raso al suolo la Striscia di Gaza, oltre ad occupare illegalmente la Cisgiordania e a bombardare Siria, Libano, Iran e Yemen, senza contare gli 80 anni precedenti di feroce apartheid applicato al popolo palestinese. Si tratta della prima volta nella storia che gli Stati Uniti sanzionano un esperto delle Nazioni Unite, una decisione che ha suscitato condanne internazionali. Il Commissario ONU per i Diritti Umani Volker Türk ha chiesto la "pronta revoca" delle sanzioni, affermando che l'imposizione di sanzioni unilaterali contro i relatori speciali "è inaccettabile".
- Il Ruolo di Gustavo Petro: Un Leader Coraggioso
Il presidente colombiano Gustavo Petro ha dimostrato un coraggio politico notevole nel sostenere la causa palestinese nonostante le pressioni. Nel maggio 2024, la Colombia ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con Israele, con Petro che ha dichiarato che il Paese non può rimanere passivo di fronte al genocidio di Gaza.
Petro ha espresso "tutta la sua solidarietà nei confronti di Francesca Albanese" nonostante le minacce del governo americano, affermando che "il sistema multilaterale degli Stati non può essere distrutto". Per il Presidente colombiano, la conferenza rappresenta "una scelta netta e implacabile: dobbiamo restare ben saldi nella difesa dei principi legali che cercano di prevenire la guerra e il conflitto, senza restare impotenti mentre il sistema internazionale crolla sotto il peso di una politica di potenza incontrollata".
- Il Parere della Corte Internazionale di Giustizia
La conferenza si basa sul parere consultivo storico della Corte Internazionale di Giustizia del 19 luglio 2024, che ha stabilito che l'occupazione israeliana dei territori palestinesi è illegale secondo il diritto internazionale. La Corte ha dichiarato che le politiche israeliane di insediamento, annessione e sfruttamento delle risorse naturali violano il diritto internazionale umanitario e dei diritti umani.
La Corte ha stabilito che spetta all'Assemblea Generale e al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite considerare "le modalità precise e le ulteriori azioni necessarie per porre fine il più rapidamente possibile alla presenza illegale di Israele nel territorio palestinese occupato".
- Misure Concrete e Futuro del Gruppo
Il Gruppo dell'Aia si è impegnato in tre azioni principali:
1) sostenere le misure provvisorie della CIG su Gaza,
2) prevenire i trasferimenti di armi a Israele che naturalmente rischiano di facilitare il genocidio, e
3) bloccare le navi che trasportano rifornimenti militari a Israele dall'attraccare nei loro porti.
Durante la conferenza, si sono tenute riunioni a porte chiuse tra funzionari governativi per discutere le misure proposte dal Gruppo dell'Aia, con l'annuncio delle decisioni concrete previsto per la cerimonia di chiusura.
- L'Impatto Internazionale
La conferenza di Bogotà rappresenta un momento decisivo per l'ordine internazionale basato sul diritto. In un momento in cui istituzioni come la CPI affrontano contraccolpi politici, incluse le minacce di sanzioni dagli USA per le sue azioni contro i leader israeliani, la formazione del Gruppo dell'Aia invia un segnale potente, perentorio e indiscutibile di sostegno nei confronti del sistema di giustizia internazionale.
La relatrice speciale Francesca Albanese ha sottolineato che la conferenza "segnerà il momento nella storia in cui gli Stati finalmente si sono alzati per fare la cosa giusta", definendo la formazione del Gruppo dell'Aia come lo sviluppo politico più significativo degli ultimi 20 mesi, e che "come europea temo ciò che la Regione (l'Unione europea) e le sue istituzioni sono diventate per molti, una confraternita di Stati che predicano il diritto internazionale, ma che sono guidati più da una mentalità coloniale che da principi, agendo come vassalli dell'impero statunitense, anche mentre ci trascina di guerra in guerra, di miseria in miseria e, per quanto riguarda la Palestina, dal silenzio alla complicità".
In conclusione, la conferenza di Bogotà ha dimostrato che una parte significativa della comunità internazionale, guidata principalmente dai Paesi del Sud del mondo, è pronta a sfidare l'impunità israeliana attraverso azioni concrete. Nonostante le pressioni e le sanzioni americane, il Gruppo dell'Aia ha mostrato determinazione inscalfibile nel far rispettare il diritto internazionale.
Come ha affermato la dottoressa Albanese, "quest'era deve finire", per quanto riguarda l'applicazione selettiva del diritto internazionale. La conferenza di Bogotà potrebbe essere ricordata – e lo spero con tutto il cuore - come il momento in cui il Sud del mondo ha preso l'iniziativa nella difesa dei principi fondamentali della giustizia internazionale, sfidando l'ordine geopolitico tradizionale e l'arroganza statunitense aprendo così nuove possibilità e un forte auspicio per la risoluzione della questione palestinese.
Di Eugenio Cardi