La lezione greca e quelle scuse che la Merkel (e tutta l’Europa) non è ancora capace di dire quindici anni dopo

Fa specie sentir parlare di miliardi e miliardi per comprare armi, dopo che quei miliardi sono stati negati e sottratti ai cittadini per quei servizi pubblici che dovrebbero caratterizzare la maturità degli Stati

Quindici anni dopo siamo sempre lì, inzuppati nella retorica dell’Europa severa ma giusta, inflessibile per il nostro bene. Quindici anni dopo l’allora Cancelliera tedesca Angela Merkel è andata ad Atene a presentare il suo libro “Libertà”; in quella stessa Atene che, appunto, quindici anni fa si ribellava coraggiosamente e LIBERAMENTE alle cure imposte dalla Troika e altrettanto liberamente con lo strumento più libero che possa esistere in democrazia, cioé il voto (in quel caso il referendum), respinse la peggior cura da cavallo che però Ue, Bce e Fmi imposero lo stesso con il più bastardo dei ricatti: se vuoi i soldi fai quello che diciamo noi, altrimenti siete fuori dall’euro e vi faremo la guerra. La Libertà che la Merkel non ha avuto il coraggio di celebrare era la libertà del popolo greco contro la Troika. 

Non tutte le guerre necessitano dei fucili. Ma tutte hanno le stesse parole d’ordinanza prese a prestito dal vocabolario militare, dalla crisi del debito pubblico ai virus. Quello che per il popolo sarebbe stato il fondo ammazza popolo, per le élite europee era la “necessaria cura” del Fondo Salva Stati, poi maturato nel Mes, il meccanismo europeo di stabilità, un fantasma che ancora oggi s’aggira per il continente dopo la mancata ratifica dell’Italia. Quella cura diabolica spazzò via l’ultima illusione ellenica, Syriza, il partito di sinistra guidato da Tsipras e dal suo ministro delle finanze Varoufakis che prese il posto dei socialisti di Papandreou dopo l’inganno del primo referendum contro le politiche austerity. Ma la vendetta del popolo conosce la stessa regola: guai ai traditori. Papandreou non ebbe il coraggio di metterlo in calendario e cadde; Tsipras non ebbe il coraggio di dare corso al risultato dopo che diede la possibilità al popolo di votare, e cadde. 

Fu l’inizio del caos e delle umiliazioni: la Grecia doveva essere l’esempio per tutti, soprattutto per l’Italia. Questo era ciò che la Germania voleva. E allora la Germania era e si sentiva forte, potente. L’Europa dopo le crisi del debito doveva seguire una sola via, quella imposta dai falchi: l‘austerità. Tagli al welfare, alla Sanità, alla Scuola. Tagli alle voci a più accentuato impatto sociale. Forbici piantate sulla schiena dei greci, lame che ancora oggi hanno lasciato il segno della lezione: conti in ordine ma società a pezzi. La Grecia costa cifre altissime per mettere fieno in cascina. 

È paradossale che oggi i cordoni della borsa si possano aprire per fare debiti generosi ma solo se il fine è comprare armi, missili, bombe, aerei, carri armati. E il Paese che si armerà di più è - guarda caso - la solita Germania. Anche stavolta, tutti devono vedere quanto è forte la Germania. 

Quindici anni dopo, Angela Merkel è tornata sul luogo del delitto. Nella Grecia che già allora avrebbe potuto rivelare che il re “Ue” era nudo: senza bussola politica ma solo con la bussola “neuroliberista”. Nessuno si aspettava dalla Cancelliera chissà quali rivelazioni, ma sarebbe bastata una lettura dei fatti meno fanatica e più rispondente all’evoluzione della storia. Invece no, è sempre lo stesso registro narrativo: loro hanno agito per il bene della Germania e quindi di tutti. Non c’è spazio al dubbio: aveva ragione lei a imporre il Salva Stati, aveva ragione lei a trattare con Putin per il NordStream 1 e 2, aveva ragione lei sugli immigrati. Aveva ragione lei a imporre austerity.

Parla di Libertà, inteso come il suo libro, e si contraddice quando parla della libertà degli altri. «Nel 2011 abbiamo dovuto fare tutto il possibile: se la Grecia doveva rimanere o meno nell’eurozona, spettava ai cittadini greci dirlo». Peccato che nel 2011 il referendum non si tenne perché «fui contraria alla proposta di Papandreou di indire un referendum (…) Non avremmo saputo come gestire l’uscita della Grecia e il fatto di averla respinta si rivelò la migliore decisione possibile». La Libertà… Quattro anni dopo, nel 2015, bloccare il referendum di Tsipras fu impossibile. «Rimasi senza voce - ha raccontato la Merkel - quando mi disse che avrebbe suggerito di votare no: se avesse prevalso significava l’uscita della Grecia dall’euro». Vinsero i no, ma la storia prese la solita piega: popolo umiliato, democrazia soffocata e ricatto salvifico (soldi in cambio di tagli drastici) imposto dalla Troika. Lo stesso schema fu applicato qualche anno dopo con Berlusconi, espulso da Palazzo Chigi dai mercati pilotati e dalla lettera della Bce che apriva le porte a Mario Monti.

Dopo l’emergenza della crisi finanziaria, sono arrivate altre crisi: quella del Covid e quella della guerra. Crisi utili per far arricchire i soliti potentati e soffocare la democrazia con le più belle intenzioni. Fa specie sentir parlare di miliardi e miliardi per comprare armi, dopo che quei miliardi sono stati negati e sottratti ai cittadini per quei servizi pubblici che dovrebbero caratterizzare la maturità degli Stati.