Israele e la bufala dell'antisemitismo, i veri semiti sono i palestinesi: “Il Grande Regno israeliano non è mai esistito”

I veri semiti, ripeto, sono i palestinesi, i veri titolari e proprietari di quelle terre ove, già molto prima del termine della seconda Guerra Mondiale gli inglesi espressero l'intenzione di voler regalare agli ebrei quella zona del mondo che non era la loro

Come ormai sappiamo tutti fin troppo bene, non è possibile avanzare una qualsiasi critica verso lo Stato di Israele senza beccarsi di rimando sempre la stessa accusa: antisemitismo. Negli ultimi due anni son stati accusati un po’ tutti di antisemitismo, senza esclusioni: è stato vittima di tale accusa Papa Francesco, il Segretario delle Nazioni Unite António Guterres e svariati Stati del mondo che si sono discostati da quanto di incredibilmente feroce, disumano e malvagio stava e sta compiendo lo Stato di Israele nei confronti della popolazione civile di Gaza dove, nelle ultime settimane, addirittura si è arrivati a sparare – dopo quasi due anni di continui bombardamenti che hanno reso quella striscia di terra, lunga 40 chilometri e larga dieci, del tutto inabitabile e che hanno prodotto decine di migliaia di morti, soprattutto bambini - addosso a donne e bambini in prossimità di un centro di distribuzione di aiuti umanitari, persone stremate dalla fame in disperata ricerca di un tozzo di pane.  

Ma da dove nasce questa soluzione, ovvero il rispondere sempre e comunque con l'accusa di antisemitismo che, come una sorta di pietra tombale, vorrebbe mettere a tacere per sempre tutte le critiche mosse verso lo Stato sionista, anche le più flebili? In realtà non è possibile stabilirlo con precisione, ma a parlarne chiaramente fu Shulamit Aloni (1928-2014), ex ministro israeliano (politica israeliana di sinistra, Ministro dell'Educazione dal 1992 al 1993 e Ministro delle Comunicazioni, della Scienza e della Cultura fino al 1996), la quale ebbe a dichiarare: "L'antisemitismo è un trucco, lo usiamo sempre. Tiriamo in ballo l'Olocausto e chiamiamo le persone antisemite se criticano Israele". Trucco di carattere verbale adottato e utilizzato pienamente in Israele, davanti a qualsiasi critica, in modo totalizzante e permanente.

Ma chi sono poi i semiti? I semiti sono popoli che parlano - o storicamente hanno parlato - lingue appartenenti alla famiglia linguistica semitica (è fondamentale chiarire che "semita" è una classificazione linguistica, non razziale o etnica).

Le lingue semitiche condividono caratteristiche comuni come:

  • Radici consonantiche (generalmente tre consonanti)
  • Sistema di coniugazione basato su schemi vocalici
  • Strutture grammaticali simili. 

D'accordo, ma quali sono i principali gruppi semitici?

Storicamente includevano gli arabi, gli ebrei, gli aramei, gli assiri e i babilonesi, i fenici e gli etiopi.

Ad, oggi, i principali gruppi semitici sono:

  • le popolazioni di lingua araba (circa 400 milioni di persone)
  • le popolazioni di lingua ebraica
  • le popolazioni di lingua amarica e altre lingue semitiche dell'Etiopia ed Eritrea.

Ma in quali zone geografiche si parlano o si son parlate lingue semitiche?

Le lingue semitiche si estendono su una vasta area geografica: Medio Oriente e Penisola Arabica (Arabia Saudita, Yemen, Oman, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrain, Kuwait, Yemen).

Il punto è proprio qui: fermo restando che "gli archeologi israeliani hanno dimostrato che il Grande Regno d'Israele non è mai esistito", come precisato dal Prof. Barbero nella Conferenza sul revisionismo storiografico del 26 settembre 2020, sappiamo tutti di come il popolo palestinese sia sempre stato in Palestina, e quindi è semita a tutti gli effetti, al 100%, mentre invece le popolazioni che son giunte in Israele a partire dal 1948, anno della fondazione, arrivavano da gran parte dell'intero Pianeta, ovvero da tante zone del mondo ove non si è mai parlato lingue semitiche ma si è parlato russo, spagnolo, inglese, e via dicendo. Più precisamente, le ondate di ebrei che si sono avute verso lo Stato di Israele, arrivavano perlopiù da Polonia, Romania, Ungheria, Cecoslovacchia,  Germania, Francia, Italia, Stati Uniti, Argentina e altri Paesi ancora. Solo quella minoranza di ebrei giunti in Israele da Medio Oriente e Africa orientale può definirsi semita, non  coloro che fino al giorno prima vivevano da tutt'altre parti. Un discorso a parte poi va fatto per la Russia, dato che – come riportato in uno dei miei ultimi romanzi (A Birobidžan io ci sono nato, storia di un ebreo a metà nella prima Israele) -  è in terra di Russia che è nata, per volontà di Stalin, la prima Israele, e precisamente nell'Oblast di Birobidžan, a 8000 chilometri da Mosca, al confine con la Cina. Per cui l'ondata di ebrei di lingua russa  verso Israele – seguita al fallimento di tale esperimento – fu certamente massiccia, e certamente non appartenente a lingue semitiche, come d'altra parte ben documentato anche dal bel film "Shoshana", che ripercorre la storia della nascita dello Stato di Israele seguendo le tracce della banda Stern, gruppo terroristico ebraico.

Ma attenzione, vi è ancora un ulteriore aspetto da non trascurare: in via generale, gli ebrei non parlano l'"ebraico semitico", ma lo yiddish (in particolare gli ebrei ashkenaziti), ovvero una lingua di derivazione germanica con influenze ebraico-aramaiche-slave sviluppata dalla comunità ebraica dell'Europa orientale, in aggiunta – come già si diceva – ad una varietà di lingue a seconda della loro provenienza geografica e alle loro tradizioni. Alla luce di quanto sopra si può addirittura giungere alla conclusione che non esista una lingua denominata "ebraico semitico", dato che gli ebrei parlano diverse lingue a seconda della loro storia e provenienza.

Pertanto, in conclusione, si può affermare senza tema di smentita che è una bufala quell'accusa di antisemitismo così continuamente mossa da chiunque si senta offeso davanti ad una critica indirizzata verso lo Stato di Israele, dato che con certezza assoluta i veri semiti sono i palestinesi, non gli ebrei sionisti, che lo sono solo in minima parte!

I veri semiti, ripeto, sono i palestinesi, i veri titolari e proprietari di quelle terre ove, già molto prima del termine della seconda Guerra Mondiale gli inglesi espressero l'intenzione (Dichiarazione Balfour, 2 novembre 1917: il Ministro degli Esteri britannico esprimeva il sostegno del governo britannico alla creazione di un "focolare nazionale" per il popolo ebraico in Palestina. Il documento fu inviato a Lord Rothschild, rappresentante della comunità ebraica britannica) di voler regalare agli ebrei quella zona del mondo che non era la loro, ovviamente. Così i legittimi proprietari, i palestinesi, scacciati dalle proprie case e dalle proprie terre da quasi 80 anni sono assoggettati ad un feroce apartheid da parte dello Stato di Israele, sia a Gaza, che in Cisgiordania, che a Gerusalemme Est. Il famoso "diritto al ritorno" nelle proprie case e nelle proprie terre più volte sancito da numerose Risoluzioni ONU, ad oggi, non ha ancora visto la luce.

Di Eugenio Cardi