L’operazione “Martello di mezzanotte” segna la capitolazione di Trump e la morte del MAGA, il tycoon si è accodato al volere di Netanyahu

A trump è caduta la maschera e il palazzinaro che gioca con il destino imbrogliando le carte, ha mostrato la vera sua essenza, quella di una marionetta appesa ai fili della lobby ebraica, dei petrolieri e della finanza speculativa degli hedge fund

Il MAGA è definitivamente morto. La notte tra il 21 e il 22 giugno, non segna solo la fine della prima notte destate  ma anche la morte del MAGA.

Loperazione Martello di mezzanotte, il bombardamento dellIran da parte degli USA, segna infatti la definitiva capitolazione di Donald Trump e del sovranismo di facciata utilizzato a profusione durante la campagna elettorale.

Il presidente USA, dopo qualche timida resistenza, si è infatti accodato al volere di Netanyahu, nonostante il chiaro parere contrario della sua base elettorale e le forti critiche espresse da figure chiave della galassia che sostiene il movimento MAGA, come Tucker Carlson, Rand Paul, Merjorie Taylor Greene e Steve Bannon.

È caduta la maschera e il palazzinaro che gioca con il destino imbrogliando le carte, luomo che crede di poter mettere nel sacco chiunque, bluff dopo bluff, ha mostrato la vera sua essenza, quella di una marionetta appesa ai fili della lobby ebraica e dei petrolieri e della finanza speculativa degli hedge fund.

 Del resto lo aveva fatto intendere chiaramente anche Elon Musk quando ha abbandonato Trump e si è dimesso dalla struttura che avrebbe dovuto ridisegnare il ruolo dellamministrazione federale statunitense e ridimensionare la presenza e linfluenza dei neocon e degli straussiani, da sempre convinti di imporre al resto del mondo la volontà dellimpero americano con la forza.

Musk aveva citato, non casualmente, gli Epstein filesdefinendoli una bombapronta a esplodere e insinuando quindi il dubbio sulla ricattabilità e sulla libertà di decisione e dazione di Trump.

Epstein era infatti un uomo molto vicino al Mossad. Il suo compito era quello di avviluppare i potenti del mondo in un ecosistema in cui ogni perversione sessuale fosse non solo lecita ma garantita e agevolata. Lo scopo era quello di produrre materiale audiovisivo con cui ricattare e controllare chi partecipava agli incontri sessuali con minorenni e alle orge organizzate da Epstein e dalla sua compagna Ghislaine Maxwell.

Il motivo per cui Trump ha rotto gli indugi e ha attaccato lIran può quindi essere molto più semplice e banale e prescinde da qualsiasi analisi costi-benefici di tipo economico e geopolitico, del resto del tutto estranea al modus operandi del presidente USA.

Lo stesso discorso, con unottica differente, vale per Netanyahu che è mosso da una logica di pura conservazione del proprio potere, senza una vera prospettiva strategica se non quella della violenza e del caos.

Washington e Tel Aviv hanno mostrato, ancora una volta, il totale disprezzo per il diritto internazionale. Pur di garantire gli interessi di Israele, gli Stati Uniti hanno dimostrato di essere pronti a ingannare il mondo (occidentale) e mettere in pericolo lintera umanità. Lo stesso copione già visto in varie occasioni, la più celebre è senza dubbio la performance di Colin Powell quando si esibì mostrando la famigerata provetta allONU il 5 febbraio 2003.

Così, si assiste al paradosso di due potenze nucleari che attaccano, senza essere state attaccate, uno Stato sovrano in spregio a ogni principio di diritto internazionale.

E lOccidente resta immobile a guardare accodandosi a USA e Israele.

I paesi del G-7 hanno sottoscritto un comunicato congiunto in cui si giustifica di fatto laggressione israeliana allIran, spacciandola per diritto allautodifesa.

Il cancelliere Merz si è spinto perfino oltre, sostenendo che lEuropa dovrebbe esprimere gratitudine a Israele in quanto sta facendo il lavoro sporco per noi.

Tutta la retorica aggressore/aggredito utilizzata come un mantra salvifico contro la Russia è stata subito accantonata per essere sostituita dalla formuletta, sempre utile, del diritto di Israele a difendersi. Tra tutti spicca la cotonatissima signora von der Leyen che non perde occasione per mostrare la sua fedeltà al Potere e si affretta a chiede allIran di rispettare il diritto internazionale(!). Nemmeno Eugène Ionesco sarebbe stato capace di osare tanto.

Dopo gli attacchi lamministrazione Trump ha mostrato la propria inconsistenza strategica e lassoluta mancanza di prospettiva politica. Da un lato Rubio e Vance hanno invitato lIran a trattare specificando che gli USA non sono in guerra con lIran ma con il suo programma nucleare, dallaltro il presidente ha coniato lacronimo MIGA, invocando un cambio di regime a Teheran. Qualcuno tra i suoi consiglieri dovrebbe spiegargli, mentre cambia ferro tra una buca e laltra sul suo campo da golf preferito, che il 21 novembre 1965, con 109 voti e unastensione da parte della Gran Bretagna(!), lAssemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 2131 intitolata Dichiarazione sullinammissibilità dellintervento negli affari interni degli Stati e sulla protezione della loro indipendenza e sovranità". Ma le ingerenze finalizzate a provocare rivoluzioni più o meno colorate, si sa, sono una costante che caratterizza le amministrazioni USA, sia democratiche che repubblicane. Un cancro incurabile.

Intanto Stati Uniti precipitano sempre più in una profonda crisi, hanno un debito gigantesco che il mondo non vuole più comprare se non con interessi pesantissimi per il Tesoro americano.  A questo si aggiunge la progressiva perdita di centralità del dollaro, abbandonato come valuta di riserva e persino di scambio. In estrema sintesi rischiano, per la prima volta nella storia, di essere insolventi.

Allo stesso modo leconomia di Israele non naviga affatto in buone acque.

Solo nel 2024 lassedio e i massacri di Gaza sono costati quasi 70 miliardi di dollari. Una cifra importantissima per uno stato che ha un PIL di circa 500 miliardi di dollari. Limpegno militare è sostanzialmente finanziato aumentando il debito pubblico acquistato in buona parte da Goldman Sachs (8 miliardi), JP Morgan e Bank of America. In questo modo il rapporto PIL/debito pubblico è ormai arrivato a sfiorare la soglia del 10% mentre una parte delle attività economiche israeliane hanno subito forti contrazioni per limpiego dei riservisti. Lo scenario è ancora più fosco dal momento che le proiezioni dei maggiori centri di analisi finanziarie prevedono che la guerra con lIran costerà a Israele 12 miliardi di dollari al mese.

Insomma si tratta di una guerra dai costi insostenibili e dagli esiti tuttaltro che scontati. E allorizzonte si profila il disastro per buona parte del mondo nel caso in cui lIran dovesse chiudere lo stretto di Hormuz.

Di Marco Pozzi