Trump contro Trump: la giravolta geopolitica anti-Iran. Manovra necessitata o riformulazione della dialettica globalista?
L'importanza storica dell'intervista di Tucker Carlson a Steve Bannon: la voce della coscienza di Trump. Prima che sia troppo tardi...!
Da un certo punto di vista Trump resta coerente nella vicinanza tradizionale allo Stato di Israele, verso il quale non si sono mai applicati i tagli al flusso di finanziamento esteri statunitensi proprio del nuovo Governo Usa. Dall'altra le drammatiche preoccupazioni di Steve Bannon sono realistiche e giuste e questo per due fattori: uno interno agli Usa e uno esterno. Internamente Trump dimostra oggi di contraddire (per la prima volta) uno dei cardini del Nuovo Corso Usa per il quale è stato votato: no a nuove guerre. Ha ragione Bannon quando ci ricorda che Trump è stato eletto dagli americani infatti per tre motivi molto chiari e strategici: riportare la produzione manifatturiera negli Usa, respingere l'immigrazione clandestina e interrompere l'emorragia finanziaria e geopolitica data dall'inseguire l'ideologia globalista delle "guerre eterne" (divide et impera) che avvantaggiano la Finanza internazionale ma non gli Usa come nazione. Come lo hanno convinto? Prospettando un abbassamento del dollaro in seguito all'incandescenza prolungata di questo nuovo terribile fronte militare? Pensando che l'indebolimento del medio-oriente spezzerà la Via della Seta e indebolirà la Cina aumentando i costi dell'approviggionamento energetico, mentre non sarà altrettanto dannoso per la Russia? Eppure la strategia trumpiana degli "Accordi di Abramo" e della loro ricaduta affaristica dall'India verso la nuova Siria e Israele stesso attraverso i ricchi Stati del Golfo viene distrutta e vanificata proprio da questa nuova folle guerra. Ha ragione Jack Ma: la recessione interna Usa non è colpa della Cina ma delle risorse americane sprecate in molte guerre assurde e inutili, anzi dannose per gli interessi globali Usa. Guerre sostanzialmente perse: hanno rovesciato i Governi che hanno demonizzato ma le nazioni interessate si sono radicalizzate in senso anti-occidentale. Bannon ci ricorda perchè la guerra anti-Iran sia folle: la maggioranza degli americani non la vuole e non la comprende, l'Iran non cadrà per qualche bombardamento anzi rischia di radicalizzarsi, gli Usa difficilmente potranno anch'essi vincere militarmente se hanno dovuto far la pace dopo pochi mesi per evitare i missili yemeniti nel Mar Rosso, e il rischio non è solo e tanto il crollo politico di Trump (che il Nuovo Corso potrà sostituire) quanto un'ennesima nuova recessione economica negli Usa quanto in Europa occidentale. Hanno ragione Roberto Mazzoni e Steve Bannon: i prossimi 200 giorni sono decisivi e fatali per vedere se Usa e Russia riescono insieme a fermare la terza guerra mondiale che è già in corso, oppure per comprendere che l'abisso è ormai spalancato e difficilmente si potrà chiudere in tempi brevi. Bannon nell'ultima intervista si pone quale voce autorevole della "rivoluzione conservatrice" americana ed europea parlando con una chiarezza e un coraggio straordinari dell'attuale guerra di potere in corso internamente agli Usa. Suggerisco a tutti di ascoltare quest'intervista. Chi l'ascolta comprende anche il differente livello politico fra gli Usa e l'Italia: gli Usa sono comunque una democrazia capace di più voci: l'Italia è un fiacco megafono di slogan altrui, spesso fuori dal reale, anche se c'è chi sta peggio di noi: la Germania, completamente in preda ad una sorta di confusa auto-alienazione! Geniale infine il paragone che Bannon fa dell'apparato guerrafondaio e globalista di Washington da lui assimilato alla Guardia Pretoriana che nel basso Impero Romano ricattava gli Imperatori, li corrompeva quando non li uccideva...Speriamo che "Mazzoni News" torni presto in attività, per un'informazione plurale, preparata e di valore. Ne abbiamo bisogno. S.ave O.ur S.ouls