Nel caos dei dazi l'amministrazione Trump comincia a concentrarsi su settori specifici come acciaio e cantieristica
La guerra commerciale indiscriminata risulta poco efficace, mentre le misure mirate possono spingere la nuova politica industriale
Finora abbiamo visto annunci e smentite, dazi altissimi per bloccare tutto e poi accordi per mantenere i rapporti commerciali. È la strategia caotica di Donald Trump per il secondo mandato, in cui insiste sulla necessità di far crescere la manifattura negli Stati Uniti, ma non dimostra la pazienza per costruire una politica industriale efficace nel tempo.
L’ironia è che il suo predecessore, Joe Biden, che il Tycoon critica a ogni occasione ancora oggi, aveva fissato un obiettivo simile, ottenendo un discreto successo. Per capire la differenza in termini di risultati, durante il primo mandato di Donald Trump gli investimenti in nuove fabbriche sono scesi da 82 miliardi a 67 miliardi all'anno; sotto Biden, invece, sono aumentati fino a 149 miliardi. Un’inversione di tendenza impressionante, dovuta ai grandi investimenti e incentivi, in particolare per i settori della tecnologia digitale, come i semiconduttori, e la filiera dell'energia pulita, che comprende la produzione di batterie e altri impianti legati al settore automobilistico.
Nel nome di combattere l'ideologia green, Trump e i repubblicani al Congresso si accingono a bloccare questi incentivi, mettendo a rischio centinaia di miliardi di investimenti. Dall'altra parte promettono di promuovere i combustibili fossili e di costringere le grandi società a riportare gli impianti produttivi dentro gli USA.
Il primo elemento di questa strategia sono proprio i dazi: in teoria, facendo aumentare i prezzi dei beni internazionali, ne beneficerà la manifattura americana. Il problema è che molti settori dipendono da componenti esteri, e quindi il blocco degli scambi con la Cina, per esempio, sta provocando un rallentamento importante. In sostanza, per poter sostituire la produzione estera serve tempo, mentre Trump sembra voler tutto subito, senza lavorare secondo un piano ben ragionato.
Tuttavia, ci sono alcuni settori dove la nuova amministrazione agisce in modo mirato, un po' come faceva Biden con i microchip e l'energia: due di questi sono l'acciaio e la cantieristica. Sul primo punto si registra un cambiamento netto rispetto alla retorica della campagna elettorale, quando democratici e repubblicani si dichiaravano entrambi contro l'acquisizione della US Steel da parte della giapponese Nippon. Pur essendo uno stretto alleato strategico, il Giappone sembrava destinato a subire il nuovo istinto nazionalista, in cui non ci si fida di altri paesi per garantire i settori industriali essenziali. Invece Trump ha fatto una rapida inversione a U, permettendo l'operazione, che dovrebbe portare a investimenti di circa 14 miliardi di dollari per la società. Solo che in questo caso ha seguito il modello utilizzato spesso in Europa, quello che in Italia si chiama il "golden power". Negli USA è la "golden share", cioè l'azione d'oro in mano allo Stato, che permette al governo non solo di esercitare molta influenza sul Consiglio d'Amministrazione, ma anche di bloccare ogni tentativo di spostare la produzione e i posti di lavoro fuori dal paese, o di chiudere o fermare l'attività degli impianti produttivi. È un meccanismo poco utilizzato nella patria del libero mercato, ma che ora risponde alla nuova definizione della sicurezza nazionale in chiave economica.
Un altro settore su cui la Casa Bianca vuole spingere è la cantieristica. L'America è molto indietro rispetto alla Cina in termini di capacità produttiva. Dunque, da una parte si è deciso di mettere nuove restrizioni per penalizzare le navi cinesi, e dall'altra di potenziare rapidamente la produzione interna. Si tratta di un'azione presa per ordine esecutivo, quindi meno solida rispetto a un atto del Congresso, ma l'obiettivo è chiaro, e seppure avrà un costo alto rispetto all'acquisto di navi estere, è probabile che anche questo sarà considerato un settore essenziale, in cui la dipendenza dal gigante asiatico non deve essere accettata nei prossimi anni.
Dunque, in mezzo allo stop-and-go dei dazi, dove Trump si trova costretto a fare i conti con le pressioni del mondo economico americano, che subisce l'incertezza e l'ansia del presidente, cominciano a emergere alcuni elementi che delineano una politica industriale più seria, che potrà riportare una capacità produttiva solida negli Stati Uniti in determinati settori considerati strategici.
di Andrew Spannaus