L'attacco di Israele all’Iran: annunciato, prevedibile, in linea con le promesse fatte da Donald Trump alla lobby dei petrolieri

Più volte invocato da Lindsay Graham, parte integrale del "Piano Weitman", l'attacco all’Iran sorprende soltanto i cretini

Come previsto (anche da me, più di un anno fa), gli Stati Uniti hanno dato il via libera all'attacco all’Iran. Noti commentatori, filosofi da social media, improvvisati esperti di geopolitica cadono dal pero. Il mio maestro – trumpiano doc - fa l'ennesima figura di merda: dopo “Donald Trump fermerà la guerra in Ucraina in un mese”, aveva affermato che “non avrebbe iniziato altre guerre, perché è un uomo d'affari”. I maestri invecchiano, invecchio anch'io ed è triste rendersi conto del loro (nostro) declino.

Per me era tutto chiaro: Donald Trump ha avuto tra i suoi maggiori finanziatori la lobby dei petrolieri e ha promesso loro il controllo del petrolio iraniano.

Tutta la storia degli Stati Uniti è stata plasmata dalla teoria del Destino manifesto, la convinzione che gli USA abbiano la missione di espandersi, diffondendo la loro forma di libertà e democrazia. I sostenitori del destino manifesto credevano che l'espansione non fosse solo buona, ma che fosse anche ovvia ("manifesta") e inevitabile ("destino").

In nome di questa teoria, sono stati massacrati i nativi americani (consiglio la lettura del saggio di Roxanne Dunbar-Ortiz An indigenous People's History of the United States).

Grazie a facce di bronzo come Lindsay Graham, che ha sempre sostenuto la necessità di rovesciare il regime iraniano, ogni tanto la cruda realtà ammantata di retorica si mostra in tutta la sua oscenità: della libertà e della democrazia non importa niente a nessuno, importa predare le risorse delle vittime dell'espansione.

In fondo, dobbiamo essere grati a persone schiette come Donald Trump e Lindsay Graham: fanno fare la figura che si meritano a gente come Paolo Mieli, Beppe Severgnini, Gianni Riotta, Aldo Cazzullo, Mauro della Porta Raffo e compagnia bella. Sempre pronti a vedere un aggressore in Vladimr Putin e un aggredito nel comico ucraino gradito a Washington. Ora, l'aggredito è l’Iran. Scriveranno che costituiva una minaccia per Israele. E l'Ucraina nella NATO e armata fino ai denti non costituiva una minaccia?

Poveri idioti, degnamente rappresentati dall'innominabile e inqualificabile (senza incorrere in vilipendio) inquilino del Quirinale.

Non provo nessuna soddisfazione ad avere scritto prima degli altri ciò che sta accadendo. Qui il 23 ottobre 2023:

“Taglio, traduco e incollo un articolo del New York Times del 19 settembre 2003 (duemila tre) di Adam Nagourney

“Il generale Wesley K. Clark ha detto oggi che avrebbe sostenuto la risoluzione del Congresso che autorizzava gli Stati Uniti a invadere l'Iraq, anche se si è presentato come uno dei critici più aspri dello sforzo bellico nella corsa presidenziale democratica.

Il generale Clark ha anche detto in un'intervista che probabilmente si opporrebbe alla richiesta del presidente Bush di 87 miliardi di dollari per finanziare lo sforzo bellico in Iraq, anche se ha detto che potrebbe vedere circostanze in cui potrebbe sostenere l'invio di ancora più soldi nel paese”.

Oggi, a distanza ventidue anni, negli Stati Uniti si parla apertamente della necessità di una guerra contro l’Iran. Gli attacchi di Hamas e le notizie giunte dai media mainstream (vere o false, ma comunque sempre mistificatorie) hanno preparato l’opinione pubblica. L’occasione (come fu per l’11 settembre 2001), è irripetibile.

C’è un cattivo (il mondo musulmano) e un buono (Israele). Gli Stati Uniti – come teorizzò Leo Strauss – hanno il diritto di intervenire ovunque siano minacciati i lori interessi (la Federazione Russa no, ovviamente).

Così, conversando amabilmente con l’intervistatrice della NBC, un Senatore Repubblicano (Lindsey Graham del South Carolina) minaccia apertamente l’Iran: “If you escalate the war, we’re coming for you”.

Non importa se in questo momento un attacco all’Iran potrebbe dare inizio alla Terza Guerra Mondiale. L’Iran verrà “gettato fuori dal commercio di petrolio”.

L’Impero americano ha gettato la maschera. L’intervento militare ha causato migliaia di morti e la distruzione di sei delle sette Nazioni islamiche target. La guerra all’Iran potrebbe avere quale conseguenza l’intervento nel conflitto di potenze nucleari.

Visti i risultati in Afganistan e in Ucraina, non credo che andrà tutto bene.”

Le stesse cose le ho ripetute in altri due articoli. Ne cito uno soltanto, quello in cui descrivevo il “Piano Weitman” “per il reinsediamento e la stabilizzazione finale in Egitto dell’intera popolazione di Gaza”, dell’Istituto per la Sicurezza Nazionale e la Strategia Sionista.

Pubblicato in ebraico sul sito web dell’organizzazione, il documento è stato redatto da Amir Weitman, “un gestore di investimenti e ricercatore ospite” presso l’Istituto che guida anche il forum liberale del Partito di governo israeliano Likud.

Il documento concludeva minacciosamente: “Non c’è dubbio che affinché questo Piano possa realizzarsi, si devono creare le giuste condizioni. Attualmente queste condizioni sono soddisfatte e non è chiaro quando tale opportunità si ripresenterà di nuovo, se mai accadrà. Si deve agire immediatamente. Ora”. “Se vogliamo sopravvivere, dovremo uccidere, uccidere e uccidere”.

Uccidere chi? I palestinesi nella striscia di Gaza e i loro alleati iraniani, ai quali Weitman fa espresso riferimento.

Ho descritto il piano Weitman il 2 novembre 2023.

L’Iran è isolato. Gli altri Paesi musulmani (ad eccezione dello Yemen) non muoveranno un dito. Federazione Russa e Cina non rischieranno di scatenare la Terza Guerra Mondiale per difendere l'alleato.

A Teheran sanno bene che senza aiuti ogni reazione all'aggressione israeliana porterebbe a un intervento americano. I volenterosi Macron, Starmer e Merz hanno già promesso pieno sostegno a Israele. Noi – un importante partner commerciale dell’Iran, non da oggi – stiamo come al solito a guardare.

Francamente, la nostra ipocrisia inizia a farmi ribrezzo.

di Alfredo Tocchi, 14 giugno 2025