Addio a Brian Wilson, morto a 82 anni il co-fondatore dei Beach Boys, autore di successi come "California Girls" e "I Get Around"

Nel 2012 gli era stata diagnosticata una grave forma di demenza senile e sua moglie Melinda Ledbetter ne aveva ottenuto la tutela legale. Soffriva anche di disturbo schizoaffettivo e bipolare.

Brian Wilson, leggendario co-fondatore dei Beach Boys, è morto all’età di 82 anni. La notizia è stata diffusa dalla sua famiglia, che non ha fornito ulteriori dettagli. Con lui se ne va una delle menti più brillanti e tormentate della storia del rock, autore di capolavori che hanno definito l’immaginario musicale di un’intera generazione. Brani come California GirlsI Get Around Don't Worry Baby hanno reso i Beach Boys un’icona degli anni Sessanta e simbolo del cosiddetto “California sound”.

Addio a Brian Wilson, morto a 82 anni il co-fondatore dei Beach Boys, autore di successi come "California Girls" e "I Get Around"

Nato il 20 giugno 1942 a Hawthorne, in California, Wilson ha fondato i Beach Boys insieme ai fratelli Dennis e Carl, al cugino Mike Love e all’amico Al Jardine. Più che un semplice cantante o bassista, fu il motore creativo della band: compositore, arrangiatore e produttore, capace di trasformare il surf rock in una sofisticata forma d’arte. Le sue armonie vocali complesse, gli arrangiamenti orchestrali e le sperimentazioni in studio anticiparono il futuro della musica pop.

Il culmine del suo genio arrivò nel 1966 con Pet Sounds, album rivoluzionario per sonorità ed emotività, considerato tra i più influenti della storia della musica. Fu un’opera così innovativa da spingere persino i Beatles a ripensare il proprio approccio creativo: Sgt. Pepper's nacque anche come risposta all’audacia di Wilson. Con lui, il sogno californiano divenne musica: un miscuglio di luce e malinconia che ha segnato la cultura pop globale.

Ma il genio di Wilson conviveva con una profonda fragilità. Già negli anni Sessanta mostrava segni di disagio mentale, che lo portarono nel 1964 a ritirarsi dalle esibizioni dal vivo per concentrarsi sul lavoro in studio. Le pressioni del successo, unite a una vulnerabilità psicologica crescente, segnarono la sua vita. Negli anni Settanta, il quadro clinico si aggravò: depressione, ansia, abuso di sostanze e isolamento diventarono parte integrante della sua quotidianità.

Negli anni Novanta, Wilson intraprese un percorso di ripresa. A sostenerlo fu la seconda moglie, Melinda Ledbetter, che lo aiutò a tornare sulle scene e a ristabilire una certa stabilità personale. Nel 2012 gli è stata diagnosticata una grave forma di demenza senile e sua moglie Melinda ne ha ottenuto la tutela legale. Soffriva anche di disturbo schizoaffettivo e bipolare.

Nonostante le difficoltà, Wilson è rimasto fino alla fine un simbolo di resilienza. Le sue canzoni più intime portano tracce evidenti del suo tormento interiore, trasformando dolore e solitudine in arte. La sua musica racconta non solo il sogno californiano, ma anche il prezzo personale pagato per raggiungerlo.

Oltre alla musica, lascia una grande famiglia: sette figli, tra cui le figlie Carnie e Wendy, fondatrici del gruppo Wilson Phillips. Il suo contributo all’arte musicale è stato riconosciuto con premi come i Grammy, i Kennedy Center Honors e l’ingresso nella Rock and Roll Hall of Fame.