Strage delle ambulanze a Rafah, superstite Assaad al-Nassasra: "L'Idf ha sparato ai feriti ancora in vita, è un crimine di guerra"
Assaad è sopravvissuto all'attacco dell'Idf in cui sono morti 15 paramedici palestinesi e, dopo l'attacco, è stato arrestato, detenuto per 37 giorni e rilasciato il 29 aprile. Ora racconta la verità sull'accaduto, smascherando la versione dell'Idf
Assaad al-Nassasra, superstite della strage delle ambulanze a Rafah dello scorso 23 marzo, ha deciso di raccontare la verità e smascherare l'Idf. Assaad è sopravvissuto all'attacco dell'esercito israeliano in cui sono morti 15 paramedici palestinesi e, dopo l'attacco, è stato arrestato, detenuto e torturato per 37 giorni e rilasciato il 29 aprile. Ciò che descrive va ben oltre il “tragico errore operativo” sostenuto dalla versione ufficiale dell'Idf. La sua testimonianza è stata raccolta dagli operatori della Mezzaluna Rossa alla presenza dell’ufficio legale dell’organizzazione umanitaria ed è stata videoregistrata.
Strage delle ambulanze a Rafah, superstite Assaad al-Nassasra: "L'Idf ha sparato ai feriti ancora in vita, è un crimine di guerra"
Assaad al-Nassasra, 47 anni, secondo quanto riferito dalla Mezzaluna Rossa palestinese, afferma che i soldati israeliani della brigata Golani, dopo aver crivellato di colpi cinque ambulanze, sono usciti dall’oscurità, si sono avvicinati e hanno sparato ai feriti ancora in vita.
Secondo il suo racconto, quel 23 marzo, dopo l’attacco, al-Nassasra non aveva visuale diretta dei militari israeliani: era riuscito a uscire dal mezzo su cui viaggiava e si era gettato a terra fingendosi morto. Racconta però di aver sentito i lamenti dei colleghi feriti e di averci parlato fino al momento in cui i soldati si sono avvicinati e hanno aperto il fuoco. “Era raggomitolato vicino al cadavere del nostro collega ferito Mohammad al-Hileh, che ha abbracciato fino a quando non lo ha sentito emettere l’ultimo respiro”, afferma la Mezzaluna Rossa palestinese.
Al-Nassasra, che finora non aveva mai parlato pubblicamente di quanto accaduto, “è ancora sotto choc per le torture che ha subito durante la detenzione, quando lo hanno tenuto per un giorno intero in una stanza chiamata la discoteca”.
Dopo aver ascoltato il suo racconto, il presidente della Mezzaluna Rossa palestinese, Younis Al Kathib, ha dichiarato di ritenere di avere la prova definitiva che si sia trattato di "un crimine di guerra".
“Assaad era a bordo dell’ambulanza insieme con Rifaat Radwan, il nostro giovane collega che ha girato il video che tutti hanno visto e che ha sconfessato la versione iniziale delle Israeli Defence Forces (Idf). Assaad ricorda che gli spari sono continuati oltre il tempo documentato dal filmato. Era nascosto dietro al veicolo, ha provato a rifugiarsi in una piccola buca nel terreno e ha finto di essere morto”. I soldati, però, lo hanno trovato.
“Era nel panico. Al militare che gli ha puntato il fucile addosso ha detto in ebraico che sua madre è israeliana perché ha pensato che fosse l’unico modo per non morire. Ha funzionato. L’hanno preso e l’hanno arrestato. In realtà la madre di al-Nassasra è palestinese ma con passaporto israeliano”.
Inizialmente, l’Idf aveva dichiarato di aver aperto il fuoco contro i veicoli di soccorso “perché stavano viaggiando in modo sospetto senza insegne e a lampeggianti spenti”, una versione smentita dal video girato da Rifaat. Successivamente è stato sostenuto che le vittime fossero membri di Hamas, ma anche questa accusa è stata ritirata. L’indagine interna condotta sulle operazioni della brigata Golani a Rafah ha infine concluso che la strage è stata causata da “diversi errori e ordini disattesi”.
Quanto alla detenzione di al-Nassasra, l’Idf ha affermato: “È stato arrestato e detenuto temporaneamente sulla base di informazioni di intelligence che indicavano un suo coinvolgimento in attività terroristiche. Dopo l’interrogatorio e l’indagine abbiamo deciso di rilasciarlo”.
La Mezzaluna Rossa contesta questa versione: “È stato picchiato, ha subito attacchi fisici e psicologici, gli davano pochissimo da mangiare, lo tenevano legato e bendato. Per tre giorni lo hanno messo in isolamento. È stato tenuto anche in una stanza che chiamano ‘la discoteca’, dove diffondevano musica ad altissimo volume per tutto il giorno. Assaad ci ha detto che stava diventando pazzo, il suono era così forte che sentiva il sangue uscire dal naso e dalle orecchie”.
Alla richiesta di un commento sulle accuse secondo cui i soldati avrebbero ucciso i feriti, l’Idf ha risposto fornendo il report dell’indagine interna, in cui si afferma che l’incidente è stato il risultato di “incomprensioni operative delle truppe, che credevano di essere di fronte a una minaccia concreta da parte delle forze nemiche”. E ha aggiunto: “Non ci sono prove sul fatto che sia stata un’esecuzione, queste affermazioni sono diffamanti e costituiscono accuse false contro i soldati dell’Idf”.