La Meloni non è nella foto con Macron, Starmer e Merz? E perché dovrebbe: per fare la guerra a Putin? Meno male che non ci sia
Sembra quasi che il problema sia l’assenza nella foto e che tutto si riconduca alle photo opportunity. Evidentemente ormai la politica estera si fa non più coi dossier ma con Instagram
Sembra quasi che il problema sia l’assenza nella foto e che tutto si riconduca alle photo opportunity. Evidentemente ormai la politica estera si fa non più coi dossier ma con Instagram.
Giorgia Meloni non è nella fotografia e questa assenza “pesa” ma in un senso che non collima con quello che i commentatori hanno per lo più. Pesa nel senso che mette a nudo una Europa che non si sa più cosa debba essere: Ue o Continente, spazio politico o spazio geografico.
Macron al telefono ascolta Trump assieme agli altri? Beh, non mi sembra che l’Italia sia scollegata dalla Casa Bianca. Quindi non vedo dove sia l’isolazionismo italiano. A meno che qualcuno non ci voglia far credere che Macron dia indicazioni a Trump o che questa specie di Avengers con la erre moscia dettino la linea all’America. Keep calm, please. Teniamo la calma. E rimettiamo le cose in ordine.
L’America non ha nessuna voglia di ingaggiare una guerra o alimentarla in Ucraina e in Europa. E non autorizzerà mai - ripeto MAI - una iniziativa che non sia diplomatica. Trump cerca e cercherà il pertugio giusto per trattare con Putin e mediare per una soluzione che - a prescindere dal placet di Macron e compagni - vada un po’ meglio a lui che a Zelensky. Ricordiamoci che Trump ha appena chiuso con una tregua con un presidente - Al Jolani - che era stato uno jihadista: qui parliamo dell’ultima, più profonda ferita che gli Stati Uniti hanno subito, cioè l’11 settembre. E voi pensate che agli Usa gliene freghi qualcosa dell’Ucraina? Non credo. La missione araba dimostra perfettamente la sintassi della Casa Bianca: si cerca la pace con l’Iran (in barba a quel che pensa Netanyahu) e con la Siria; si consolidano le relazioni con il mondo arabo e con la sempre più centrale Turchia, che tra l’altro ha ospitato un vertice che un minimo risultato lo ha negoziato.
Il business è politica. E nella geoeconomia deve prevalere la pace. Giorgia Meloni, questo schema a più lungo atterraggio, ce l’ha chiaro in mente. Ed è per questo che continua a sostenere la linea più soft. L’Europa non è un soggetto politico e ancora una volta lo dimostra il fatto che a guidare il giochino siano Macron e Starmer (Merz è appena arrivato e difetta già di una certa debolezza) e non la Commissione o il Consiglio europeo: dunque la strombazzata Europa si regge su una retorica ormai imbarazzante. Macron è un presidente che per arginare il calo di consenso in patria - paese che ricordo elegge il Capo dello Stato - si è messo in testa di passare alla storia con la storiella che lui fermerà il pericoloso Putin dall’invaderci.
Ora qualcuno dovrebbe domandarsi se a livello diplomatico parla l’Europa o parlano di Stati; se parla l’Europa, la Gran Bretagna che c’entra? Se invece parlano i singoli Stati, allora che senso ha perder tempo col futuro politico dell’Europa. Visto che parlano più o meno tutti, capisco i dubbi della Meloni a stare prudente (altro che tagliata fuori). E ancor più quelli di Zelensky quando sperare che Trump incontri Putin per capirne le reali intenzioni.
Quella foto si accoppia con la decisione della Commissione europea di autorizzare i singoli Stati a poter spendere senza più badare ai tetti di spesa: non è dunque l’Esercito europeo ma gli eserciti dei singoli Stati. Francia e Gran Bretagna, da questo punto di vista sono leader e pure abbastanza guerrafondai, pertanto capisco l’ansia di andare a buttar bombe in giro (la Francia del resto in Africa lo fa da decenni e nessuno dice nulla); a loro si aggiunge la Germania che, in tempo di crisi industriale, è pronta a fare deficit importanti per convertire un po’ di economia.
L’idea che mi sono fatta è che Macron vorrebbe diventare il leader dell’Europa militare esattamente come prima la Merkel era il capo dell’Europa economico/finanziaria. Abbiamo visto cos’hanno prodotto le linee guida tedesche: austerity e fanatismo contabile per i paesi del Mediterraneo, vele spiegate per la Germania con possibilità di sfruttare la rigidità creata agli altri (Italia in testa) a favore di un surplus della bilancia commerciale. Oggi però la Germania sta pagando… dazio.
Come pochissimi si opposero illo tempore alle trasgressioni tedesche delle regole che vietavano e vietano un surplus consecutivo dell’export e nessuno allora ebbe da ridire sul fatto che i tedeschi diventassero il terminale di sbocco del gas russo con due gasdotti sponsorizzati da Mosca e l’allora Cancelliere in odor di uscita, Schroeder, così oggi pochissimi osano mettersi contro Macron e questa sua delirante squadra di Avengers: piazziamo i soldati in Ucraina, mettiamo le armi nucleari a ridosso della Russia, facciamogli vedere noi a quel Putin di che pasta siamo fatti. Poi Putin ricorda le disfatte francesi e tedesche in Russia e per un po’ abbassano la cresta. Salvo ringalluzzirsi poco dopo quando si ritrovano tutti assieme, il francese il tedesco l’inglese e il polacco.
Adesso facciamo la più cinica e politica delle domande: quale sarebbe il punto finale di questa azione dei Volenterosi? Sconfiggere Putin? Beh, sconfiggere Putin significa ormai sconfiggerlo sul campo militare. Cioé scatenare una nuova guerra mondiale in Europa. Un’altra. Alla fine vincerà la dottrina Trump: si tornerà a fare affari con Putin.
Di Gianluigi Paragone