Blackout Spagna e Portogallo, Dorigoni (docente): “Colpa delle rinnovabili, sovraccarico dovuto migliaia di pannelli solari fantasma”

La docente di economia dell’energia accusa: “Rete destabilizzata da migliaia di micro-impianti solari fuori controllo. Servono investimenti urgenti per evitare nuovi blackout

Un eccesso di rinnovabili, migliaia di pannelli solari non monitorati e una rete elettrica impreparata a gestire l’imprevisto. È questo, secondo l’economista Susanna Dorigoni, il mix esplosivo che ha mandato in tilt il sistema elettrico di Spagna e Portogallo, lasciando milioni di cittadini senza corrente. Alla base del blackout, spiega, ci sarebbe un sovraccarico causato dalla presenza di “piccoli impianti che non sono nei radar dell’operatore”, i cosiddetti pannelli solari fantasma.

Blackout Spagna e Portogallo, docente Susanna Dorigoni contro uso eccessivo di rinnovabili

Il blackout che nei giorni scorsi ha colpito Spagna e Portogallo ha riacceso il dibattito sulla stabilità delle reti elettriche nazionali in presenza di una crescente quota di energia rinnovabile. Mentre il premier spagnolo Pedro Sánchez ha escluso che il collasso sia stato causato dalle fonti green, il gestore della rete, Red Eléctrica de España (Ree), ha indicato invece un crollo della generazione da rinnovabili come elemento scatenante.

Già 2 mesi fa Ree aveva lanciato un allarme: la combinazione tra l’impennata della produzione solare e la chiusura progressiva degli impianti a gas e nucleari avrebbe potuto minacciare l’equilibrio del sistema elettrico.

Secondo Susanna Dorigoni, docente di Economia dell’energia e dell’ambiente alle università Bocconi e Bicocca di Milano, il problema nasce proprio da un’espansione incontrollata degli impianti solari. “Il sistema autorizzativo spagnolo particolarmente favorevole — spiega — ha portato ad avere un gran numero di impianti fotovoltaici distribuiti”.

Un proliferare di piccoli impianti, spesso fuori dal controllo diretto del gestore di rete. “Più che fantasma, piccoli impianti che non sono nei radar dell’operatore, che quindi non sa se l’energia prodotta sarà consumata a livello locale o se sarà ceduta alla rete e non può agire in caso di necessità di distacco perché c’è scarsità di domanda. L’aumento della generazione da rinnovabili non programmabili rende i sistemi più complessi e più vulnerabili sia a eventi endogeni che esogeni. La loro integrazione nel sistema elettrico richiede investimenti per consentire alla rete di mantenere la stabilità”.

Ree ha parlato di oscillazioni nella rete elettrica, causate da squilibri tra produzione e consumo. “Il gestore ha parlato di oscillazioni nella rete, che possono essere dovute a uno sbilanciamento tra produzione e consumo. Al momento del collasso la produzione è crollata per cause ancora ignote”, conferma Dorigoni.

Nell’ora del blackout, il mix energetico vedeva il solare al 60% e il vento al 12%. “Per la stabilità della rete è cruciale avere anche una produzione programmabile, che possa aumentare o diminuire rapidamente la potenza in uscita per mantenere la frequenza entro certi limiti, come gli impianti a gas, l’idroelettrico e il nucleare. E il fatto che questi ultimi rappresentassero una piccola parte del mix ha contribuito a causare l’estensione del blackout e a ritardare la rimessa in funzione della rete”.

 Non è direttamente colpa delle rinnovabili, il tema è saperle e poterle integrare nel mix di generazione”, ha concluso.