La Von der Leyen sul riarmo rischia grosso in aula, per questo ha accusato i pacifisti di essere putiniani, guai a opporsi al suo piano
La presidente di Commissione sul piano di riarmo aveva già tentato una forzatura rispedita al mittente, quindi le lezioni di democrazia odorano di marcio
Ursula Von Der Leyen si è fatta una strana convinzione, cioè quella di determinare il peso della Commissione e quindi dell’Europa sommando le sue dichiarazioni. Forse sarebbe il caso di fermarla perché l’equazione non regge e soprattutto espone Bruxelles a evidenti contraddizioni.
L’ultima corbelleria uscita dalla bocca e dalla testa laccata di Lady Ursula è contro quelle destre e quelle sinistre che si oppongono al riarmo in nome del pacifismo. <Sono putiniani>. È fin troppo evidente che il ragionamento vale come un ingresso nelle sabbie mobili. La presidente di Commissione, infatti, sul piano di riarmo aveva già tentato una forzatura rispedita al mittente, quindi le lezioni di democrazia odorano di marcio.
Come poteva pensare la Von der Leyen di bypassare il parlamento europeo su una questione così delicata, cioè dare la possibilità agli Stati della Ue di armarsi in violazione del patto di stabilità (appena aggiornato) con tutti i suoi limiti? E come poteva pensare di silenziare l’unica istituzione che, per quanto conti poco, è la sola eletta dal fantomatico popolo europeo? Lo ha fatto perché finora si è sempre comportata così: silenzio sul cosiddetto Pfizergate, ossia sulle modalità di negoziazione delle forniture di vaccino con il capo del colosso farmaceutico Albert Bourla (con tanto di cancellazione della corrispondenza, motivo per cui è stata sanzionata dalla Corte di giustizia europea ed è sotto processo dopo la denuncia del New York Times); e silenzio in aula sul sabotaggio del gasdotto Northstream 1 e 2, ossia della più importante infrastruttura di conduzione del gas dalla Russia all’Europa.
Solo che stavolta il grimaldello della emergenza non ha convinto il Jurì che, sollecitato da alcuni eurodeputati, ha annullato la decisione di avocare alla sola Commissione il piano di riarmo. Ursula dovrà misurarsi con le spine dell’aula e lì sa che rischia spaccature all’interno dei gruppi. Ecco perché se n’è uscita con l’accusa per i pacifisti di essere putiniani. Guai a opporsi al suo piano, in poche parole.
Il sillogismo si contraddice non solo nei passaggi democratici - verso i quali la presidente mostra profonda allergia - ma anche nella sostanza: se Putin va combattuto, perché l’Europa continua a versare nelle case dello stesso “mostro” flussi di denaro in cambio di gas e petrolio? Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: l’Europa aveva promesso di smarcarsi totalmente dall’approvvigionamento energetico russo entro il 2027 ma i fatti ci dicono che nel 2024 la quota di acquisto di gas e petrolio russo verso l’Europa è aumentata del 18% rispetto all’anno precedente e i report mensili del 2025 dimostrano un trend di acquisto che, se andrà avanti così, finirà con un ulteriore incremento delle forniture rispetto al 2024. In poche parole l’Europa - più degli Stati Uniti! - ha ancora grandi interessi imprenditoriali in corso con la Russia, interessi garantiti da triangolazioni e “magheggi” vari.
Quanto alle forniture di armi - che ripeto non riguardano l’Europa come soggetto unitario ma quei singoli Stati che se lo possono permettere senza indebitarsi pericolosamente - e alle etichette usate come clava politica (un po’ come già era accaduto nella stagione del Covid, tanto che all’inizio i "no vax" erano pure automaticamente putiniani), il discorso è un po’ più complesso ma che possiamo ridurre con una sola domanda: sono sicuri a Bruxelles che l’Ucraina si senta più tranquilla e coperta laddove gli Usa mollassero la presa a favore delle fantomatiche milizie della Ue? La risposta non è difficile: non credo proprio, del resto lo hanno detto e ridetto. Inoltre, quali stati europei si stanno riarmando? Uno su tutti: la Germania. Già…
di Gianluigi Paragone