La Germania corre verso il riarmo e la guerra alla Russia, chiesta all’Ue esenzione dei limiti di spesa del Patto di Stabilità
Berlino guida l'Europa nel rafforzamento della difesa, ma l'Italia e la Francia restano perplesse sui rischi fiscali legati alla clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità
La Germania è il primo Paese in Europa a fare ricorso alla clausola di salvaguardia nazionale del Patto di Stabilità. Con l'intenzione di sostenere il proprio piano di riarmo da 900 miliardi di euro, Berlino ha chiesto ufficialmente alla Commissione Europea l'esenzione dai vincoli di bilancio imposti dal Patto di Stabilità, che limitano il deficit a non oltre il 3% del PIL. Questo passo, intrapreso entro aprile come richiesto da Bruxelles, ha suscitato reazioni contrastanti tra gli altri Stati membri, Francia e Italia prendono tempo.
Germania spinge per piano di riarmo: “Essenziale aumento spesa per la Difesa”, Italia e Francia temporeggiano
Secondo quanto annunciato dal portavoce del Ministero delle Finanze tedesco, Berlino ha fatto richiesta per l'attivazione della clausola di salvaguardia nazionale per il periodo 2025-2028. "Un aumento della spesa per la Difesa è essenziale", ha dichiarato il portavoce, ricordando che il 19 marzo scorso la Commissione Europea aveva proposto un'attivazione coordinata della misura. La Germania, dunque, fa da apripista, puntando a incrementare la spesa per la difesa senza incorrere nelle restrizioni imposte dal Patto di Stabilità, mantenendo al contempo la sostenibilità fiscale.
L'esenzione dai vincoli europei consentirà ai Paesi membri di aumentare la spesa per la difesa dell'1,5% del PIL senza rischiare una procedura d'infrazione. Bruxelles prevede che questa misura possa stimolare investimenti militari pari a 650 miliardi di euro, ai quali si aggiungeranno ulteriori 150 miliardi sotto forma di prestiti europei a tassi agevolati tramite il meccanismo Safe. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha accolto con favore la mossa tedesca, sperando in un effetto domino che porti anche altri Paesi a seguire l’esempio.
La decisione della Germania è anche simbolica di un cambiamento profondo nella politica fiscale del Paese. Da decenni, Berlino aveva mantenuto un rigoroso freno sul debito, un approccio che aveva limitato gli investimenti pubblici e rallentato la crescita economica. Tuttavia, con l’economia tedesca da 2 anni in recessione e la previsione di un PIL fermo anche nel 2025, il nuovo governo tedesco ha scelto di adottare una riforma fiscale che slega le spese militari dal tradizionale limite del debito. Questo ha permesso la creazione di un fondo speciale da 500 miliardi per investimenti infrastrutturali e per un potenziamento della difesa.
Se la Germania è pronta a prendere il comando in questa nuova era della difesa europea, la situazione per altri Stati membri non è altrettanto semplice. Paesi come la Francia e l’Italia, con un rapporto debito/PIL ben superiore al 100%, si trovano di fronte a preoccupazioni significative in merito alle implicazioni fiscali della clausola di salvaguardia. L’aumento della spesa per la difesa, infatti, potrebbe mettere a rischio la sostenibilità dei bilanci pubblici, una questione che ha suscitato più di una perplessità in entrambi i Paesi.
L’Italia e la Francia, pur essendo anch'essi sotto pressione per rispettare gli impegni NATO in materia di spesa militare, sono diffidenti riguardo a un ricorso indiscriminato alla clausola di salvaguardia. Con un debito pubblico che supera il 130% del PIL, entrambi i Paesi sono costretti a gestire con cautela la propria politica fiscale, temendo l’effetto negativo sulle valutazioni dei mercati finanziari.