Trump prepara l’assalto al Conclave. Ecco come muoverà le sue pedine (e quelle che sta già muovendo) per il dopo Francesco - RETROSCENA ESCLUSIVO
Il viaggio ai funerali di Papa Francesco non è solo un omaggio: la Casa Bianca punta a influenzare l’elezione del nuovo Pontefice e spinge per un Papa conservatore e anti‑woke. Dietro le quinte, manovre e pressioni sul Collegio cardinalizio
All’inizio della settimana, il presidente Donald Trump ha utilizzato la sua piattaforma Truth Social per annunciare: “Melania e io andremo ai funerali di Papa Francesco, a Roma. Non vediamo l’ora di esserci”. Un post che, più che una semplice dichiarazione di cordoglio, è subito apparso come il tentativo di proiettare la Casa Bianca nel cuore del processo di scelta del successore di Bergoglio.
Dietro le sacre mura della Cappella Sistina si raduneranno 135 cardinali elettori, di cui la stragrande maggioranza — 108, secondo — è stata nominata proprio da Papa Francesco nel corso dei suoi dieci anni di pontificato . Un “collegio” apparentemente temprato alle riforme bergogliane, ma in realtà costellato di sensibilità diverse che vanno dai progressisti militanti ai tradizionalisti più intransigenti.
Fra questi ultimi, il fronte conservatore si è rafforzato grazie a circuiti mediatici e formativi come Eternal Word Television Network ed The Napa Institute, capaci di mobilitare i fedeli cattolici americani e di orientare il voto dei consumatori religiosi verso Trump alle ultime elezioni . Un’influenza che, seppur indiretta, ha già dimostrato di poter incidere sul bilanciamento interno al Sacro Collegio.
Sul versante diplomatico, la Casa Bianca ha attivato canali paralleli di pressione: dallo storico incontro di J.D. Vance con esponenti vaticani fino ad incontrare lo stesso Francesco, fino a brevi riunioni fra l’ambasciatore USA presso la Santa Sede e i funzionari del Segretariato di Stato vaticano. Incontri ched, a quanto si apprende, si sono intensificati con l'avvento di Trump alla Casa Bianca. Una partita di tessere che, pur restando in gran parte avvolta nel segreto, mira a rinsaldare rapporti personali con alcuni porporati chiave.
Nel novero dei “papabili” conservatori, spiccano figure come il cardinale Raymond Burke e il cardinale Robert Sarah, protagonisti di aspre prese di posizione contro le aperture bergogliane su divorziati, omosessualità e liturgia tradizionale . Ma non mancano outsider europei — come il cardinale ungherese Péter Erdö, sostenitore di un cattolicesimo più mariano e rigoroso sui temi etici — che potrebbero raccogliere il consenso moderato dei porporati desiderosi di un equilibrio fra tradizione e riforma. Un nome, si dice, gradito anche a Vladimir Putin.
L’assetto dei 135 elettori, pur dominato numericamente dagli “uomini di Francesco”, non garantirà automaticamente la continuità del suo progetto: molti osservatori, infatti, sottolineano come i voti possano spostarsi all’ultimo scrutinio su candidati di compromesso o su linee più orientali, capaci di raccogliere maggioranze trasversali . È proprio in queste dinamiche segrete, fuori dallo sguardo pubblico, che si gioca la vera partita per il futuro del Papato.
Alla fine, mentre il mondo assiste al corteo funebre lungo le vie di Roma, i porporati si ritireranno nella Cappella Sistina per celebrare l'“Extra omnes” e designare col sistema dei due terzi il nuovo successore di Pietro. Un calcolo di numeri e alleanze in cui la Casa Bianca di Trump cercherà di infilare le proprie pedine, consapevole però che in conclave i cardinali sono maestri nell’arte della sorpresa.