ONU, asse Israele-USA contro riconoscimento del cibo come diritto umano, unici due paesi a votare No, 186 i favorevoli, nessun astenuto
USA e Israele sono gli unici due paesi ad aver votato contro la risoluzione 76/166 dove si afferma l'importanza del cibo come diritto umano
Oggi, presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, si è svolta la votazione per la risoluzione 76/166 che prevede il riconoscimento del cibo come diritto umano. La mozione è stata approvata da 186 Paesi membri, mentre è stata respinta solamente da due Stati: USA e Israele. Questi due sono stati gli unici paesi membri dell'ONU a votare contro l'affermazione del cibo come diritto umano, in un momento in cui milioni di persone, tra cui bambini, muoiono di fame. Nessun astenuto.
ONU, asse Israele-USA contro riconoscimento del cibo come diritto umano, unici due paesi a votare No, 186 i favorevoli, nessun astenuto
Come si può leggere nel verbale dell'Assemblea Generale, solo due paesi hanno votato contro il riconoscimento del cibo come diritto umano: Israele e Stati Uniti. "Con 186 voti favorevoli, 2 contrari (Israele e Stati Uniti), senza astensioni, l'Assemblea ha quindi adottato la bozza di risoluzione XII, "Il diritto al cibo", ribadendo che la fame costituisce un oltraggio e una violazione della dignità umana, che richiede l'adozione di misure urgenti a livello nazionale, regionale e internazionale per la sua eliminazione. Ha espresso preoccupazione per il fatto che gli effetti creati dalla crisi alimentare mondiale continuino ad avere gravi conseguenze per le persone più povere e vulnerabili, in particolare in molti Paesi importatori netti di cibo. In altri termini, l'Assemblea ha ritenuto allarmante che, nel 2020, il numero di persone senza accesso a un'alimentazione adeguata sia aumentato di 320 milioni, raggiungendo quota 2,4 miliardi, pari a quasi un terzo della popolazione mondiale, secondo le stime dell'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), e che tra 720 e 811 milioni di persone soffrano la fame. Esprimendo profonda preoccupazione per il fatto che, sebbene le donne contribuiscano a oltre il 50% del cibo prodotto a livello mondiale, rappresentino il 70% di chi soffre la fame nel mondo, l'Assemblea ha invitato gli Stati a sostenere programmi volti a combattere la denutrizione delle madri e a eliminare la mortalità e la morbilità prevenibili dei bambini di età inferiore ai 5 anni. Ha inoltre sottolineato l'importanza di combattere la fame nelle aree rurali, anche attraverso sforzi nazionali sostenuti da partnership internazionali per fermare la desertificazione e il degrado del suolo.", questo quanto deliberato dall'Assemblea.
La delegazione degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite ha ritenuto opportuno chiarire, attraverso una dichiarazione, le ragioni di questa decisione. In particolare, è stato evidenziato come il principio di sovranità alimentare menzionato nella risoluzione potrebbe consentire ai Paesi di adottare misure protezionistiche per tutelare i beni essenziali per la sussistenza. Questo approccio potrebbe generare conseguenze negative sulla sicurezza alimentare, sulla sostenibilità ambientale e sullo sviluppo economico. Oltre a questa motivazione di natura economica, vi è anche un aspetto giuridico da considerare: la mancanza di una definizione chiara e condivisa del diritto al cibo all'interno del quadro del diritto internazionale.