130 bambini morti in un solo giorno: la mattanza di Gaza continua, nell'indifferenza generale di tutti, nell'assenza di compassione
La tortura di un bambino ci rende impossibile amare la creazione, la nostra condizione di esseri viventi, di esseri umani
“…mi rifiuterò sino alla morte di amare questa creazione dove i bambini sono torturati” (Albert Camus, La peste)
La mattanza dei bambini nella striscia di Gaza è ricominciata nell’indifferenza generale. Qui si discute di manifesti di cent’anni fa, del compenso pagato a un guitto per fare propaganda politica, mentre a Gaza il genocidio continua e, si dice, 130 bambini sono stati ammazzati in un solo giorno. La morte, la sofferenza di un bambino è qualcosa di ingiustificabile, di ingiusto, di disumano che pone in discussione la creazione stessa. Come ha scritto Albert Camus, la tortura di un bambino ci rende impossibile amare la creazione, la nostra condizione di esseri viventi, di esseri umani.
I bambini di Gaza vengono torturati a pochi chilometri da casa nostra, nel nostro totale disinteresse. Vivono tra ciò che resta delle loro case distrutte dai bombardamenti, in mezzo ai cadaveri, privati degli aiuti umanitari, senza cibo, senza acqua pulita, sprofondati nel più orribile degli orrori, usati come bersaglio umano da cecchini disumani senza un cuore. Orfani, mutilati, privati di tutto, uccisi persino negli ospedali. E tutto questo viene giustificato, minimizzato, definito persino necessario.
È il male che ritorna, la peste, sempre uguale e sempre diversa. “Il bacillo della peste non muore né scompare mai.”
C’è stato un tempo in cui eravamo capaci di compassione. Gesù Cristo esortava i cristiani ad agire compassionevolmente verso gli altri. Morì in croce. Yuval Noah Harari ha definito Dio fake news. Io - agnostico - nulla so, eccetto che la compassione è il più nobile dei sentimenti. La compassione è un'emozione positiva che si manifesta quando non solo percepiamo la sofferenza di un'altra persona, ma cerchiamo anche di alleviarla.
I crimini commessi a Gaza sono la peste di questo nostro presente distopico, la vergogna, il segno della Bestia che ci condanna.
Di Alfredo Tocchi