Il ritorno del Regno Unito quale Impero globale. Ma non se ne era mai andato...
Ora si vede chiaramente come sia Londra a dominare l'Europa occidentale (da due secoli)
L'appiattimento di Parigi, di Berlino e di Roma sulla linea britannica tradizionalmente anti-russa, il dinamismo di Londra nel convincere la UE al riarmo globale e strategico per una difesa un giorno indipendente dagli Usa, il premier Starmer che si fa fotografare in divisa militare come fossimo nel 1939 ci deve far riflettere su un dato di fatto che può non piacere a tutti ma che appare oggettivo e non facilmente scalzabile nel breve e medio periodo: il Regno Unito resta una grande potenza mondiale con una presa molto forte sull'Europa continentale occidentale. Pensiamoci: se l'Inghilterra come nazione appare in declino, come tutte le nazioni europee più importanti Londra quale Impero resta temibile e questo per tre ragioni molto precise: a) la City di Londra quale prima piazza finanziaria mondiale (anche se il Golfo Persico sta crescendo); b) Londra quale centro del CommonWealth che include potenze commerciali, industriali e geopolitiche notevoli come Canada e Australia (i BRICS non stanno imitando il britannico CommonWealth?); 3) l'essere Londra da tre secoli il centro mondiale di una rete culturale, spirituale e politica internazionale che possiamo leggere quale poderosa alleanza di "deep power" che ha gradualmente scalzato la Francia, l'Europa mediterranea e ogni altra potenza rivale. Londra quale nuova Roma, nuovo Ombelico del mondo. Se gli Usa sono il pesce più grande dell'acquario chiamato mondo è il Regno Unito che ha costruito l'acquario e ne detta le leggi, almeno oggi ancora per mezzo acquario. E' il Regno Unito che ha capito per primo l'importanza commerciale e produttiva della Cina e che ancora oggi "rules the waves". Ha solo cambiato i mezzi di controllo: le Borse, le grandi banche d'affari, il fixing dell'oro al posto di grandi flotte di vascelli pieni di cannoni. Non è il denaro come un'immenso oceano, fluido e sempre imprevedibile? Londra ha imparato per prima la lezione dell'Impero Romano: imitare gli avversari nelle loro eccellenze, anche militari. I piccoli e temibili sommergibili britannici (come i Navy Seals Usa) hanno imitato i MAS dell'Italia che affondarono navi inglesi ad Alessandria d'Egitto e a Gibilterra nell'ultimo conflitto. La grandezza britannica è sempre stata una grandezza derivante da un metodo scientifico di dominio del mondo, già teorizzato da Francesco Bacone sotto Elisabetta I, la fondatrice della moderna Inghilterra imperiale e mitizzante. Londra ha sempre capito prima e meglio degli altri quali erano le sue priorità da difendere ostinatamente: Gibilterra, Malta, l'Egitto, il Canada e l'Australia. Solo Napoleone la mise in difficoltà per qualche anno quando chiuse i porti europei alle sue navi ma le quinte colonne britanniche in Francia lo scalzarono facilmente. Ancora oggi il soft power inglese è forte anche sull'Italia la cui massa segue le vicende dei Reali britannici come fossero i propri Monarchi. Il problema principale per il Regno Unito come Impero è oggi l'attuale divergenza con gli Usa, mai capitata prima. L'Occidente non può vincere la sfida dei BRICS se resta diviso, se non trova un accordo, una nuova Bretton Woods fra le grandi potenze della Finanza e le grandi potenze della produzione. Oggi tutta l'Europa occidentale rischia di divenire sempre più un satellite britannico. Rischia di finire "ucrainizzata". Di fronte all'ormai manifesta fragilità, instabilità e confusione dell'area europea l'intraprendenza britannica in senso politico e militare (come per il nuovo caccia di sesta generazione) tende a rinsaldare la forza imperiale britannica sul continente europeo. Da una parte la discovery del Regno Unito quale Impero autonomo potrebbe indebolirne l'efficacia di penetrazione dall'altra genera un premere l'accelleratore di determinate linee strategiche della sua visione egemonica. Il recente acquisto dei porti di Panama da parte di una celebre banca d'affari dimostra che la guerra in corso non è tra nazioni tra culture o ideologie ma tra la scelta di porre il baricentro mondiale sulla Produzione e la scelta di continuare a porre invece il baricentro sulla Finanza globalista. Margini per un nuovo compromesso ci sono ancora, se non prevalgono i falchi negli opposti schieramenti...