Mario Draghi, il ritorno? L’Europa cerca un super-commissario per il riarmo

Macron lo evoca, Von der Leyen segue il suo Rapporto, Merz cita il suo "whatever it takes". L’ex premier italiano è il nome che circola nei palazzi europei per gestire la nuova strategia militare dell’UE

Nelle ultime ore il nome di Mario Draghi è tornato a risuonare con insistenza nei palazzi del potere europeo. Un susseguirsi di segnali, dichiarazioni e mosse strategiche che hanno fatto emergere un’ipotesi sempre meno remota: l’ex premier italiano potrebbe essere l’uomo a cui affidare la gestione del piano ReArm, il nuovo progetto di riarmo europeo fortemente voluto da Emmanuel Macron e formalizzato dalla Commissione UE sotto la guida di Ursula von der Leyen.

Segnali convergenti tra le capitali europee

Il primo segnale è arrivato lunedì, quando Macron – in un’intervista al Foglio – ha evocato il nome di Draghi proprio alla vigilia dell’annuncio del piano ReArm, a cui ha assicurato il suo appoggio senza esitazioni. Il giorno successivo, Von der Leyen ha presentato ufficialmente il progetto, e in molti hanno notato una somiglianza evidente con il Rapporto Draghi, il documento che l’ex presidente della BCE ha redatto su richiesta della stessa von der Leyen un anno fa. Un rapporto che, nelle intenzioni, doveva tracciare le linee guida per rilanciare la competitività europea, ma che ora sembra aver fornito la base teorica per la nuova strategia militare dell’Unione.

Il terzo segnale, forse il più sorprendente, è arrivato dalla Germania. Friedrich Merz, leader della CDU e candidato in pectore alla cancelleria, ha citato il mantra draghiano “whatever it takes” per annunciare un fondo straordinario destinato agli investimenti militari, in deroga ai vincoli di bilancio tedeschi e potenzialmente anche a quelli europei. Un messaggio chiaro: Berlino è pronta a forzare la mano per rafforzare la difesa comune, e non esclude di farlo seguendo una regia affidata a un nome di peso.

Draghi, l’uomo giusto per l’Europa del riarmo?

A Bruxelles e nelle capitali europee il dibattito è già in corso. Serve un nome autorevole, con credibilità internazionale e la capacità di muoversi tra gli equilibri complessi dell’UE e dell’Alleanza Atlantica. E chi, se non Draghi, potrebbe incarnare questo ruolo? L’ex premier italiano ha dimostrato, durante la pandemia e la crisi economica, di saper gestire dossier delicatissimi con pragmatismo e visione. E non è un caso che la sua figura continui a essere evocata quando l’Europa affronta passaggi decisivi. Un nome che potrebbe piacere anche a Trump visto che durante il suo primo mandato alla Casa Bianca non negò la sua stima per l'ex numero uno della BCE.

Tuttavia, ci sono ancora molte incognite. Von der Leyen rischierebbe di mettere in ombra il suo ruolo affidando a Draghi un mandato così ampio? La Germania accetterebbe un’eventuale supervisione da parte dell’ex presidente della BCE, o cercherebbe di mantenere il controllo attraverso proprie figure di riferimento? E, soprattutto, Draghi sarebbe disponibile a tornare in campo?

Per ora, il Consiglio Europeo si è limitato a un via libera preliminare a ReArm, senza definire chi lo guiderà. Ma il nome di Mario Draghi comincia a circolare. E quando il suo nome si affaccia sulla scena, spesso non è per caso.