Ucraina, Lukashenko: “Colloqui di pace in Bielorussia con Trump, Putin e Zelensky", i nuovi "accordi di Minsk" per fermare l'espansione della Nato
Il presidente bielorusso e alleato di Putin ha offerto la Bielorussia, non membro Nato, per ospitare i negoziati sull'Ucraina
Lukashenko ha appoggiato la nuova convergenza Usa-Russia offerta dai negoziati per l'Ucraina e ha offerto la capitale bielorussa Minsk per la firma dei colloqui di pace.
Lukashenko: "Alleanza Usa-Russia"
Il Presidente bielorusso ha dato il suo appoggio alla convergenza Usa-Russia che si sta delineando dall'inizio dell'amministrazione Trump. Lukashenko ha parlato dell'alleanza fra Russia e Stati Uniti definendola "molto importante, per stabilizzare il pianeta, perché non ci siano altre guerre devastanti in Medio Oriente o in Ucraina, in modo tale che non ci siano conflitti". Secondo il Presidente bielorusso si tratta di una cooperazione "possibile". "Nulla è impossibile", ha detto, "La Russia sarà sempre un alleato per gli Usa, dopo tutto è il Paese dominante a livello militare, ma non contro nessuno", entrambi i paesi beneficerebbero da questa alleanza.
A Minsk i colloqui di pace per l'Ucraina, Mosca: "È il posto migliore"
Lukashenko è andato anche oltre offrendo la possibilità di firmare i negoziati di pace per l'Ucraina a Minsk: "Dite a Trump che lo aspetto qui", ha dichiarato, "insieme a Putin e Zelensky". Dal Cremlino è subito arrivato il consenso. Per la Russia Minsk "è il posto migliore" per condurre negoziati con l’Ucraina e gli Usa, ha fatto sapere il portavoce russo Dmitry Peskov. Anche se la sede di eventuali colloqui ''non è stata discussa in alcun modo", ha precisato Peskov, "la Bielorussia è il nostro principale alleato, quindi è il posto migliore per i negoziati".
La proposta di Lukashenko è ben accolta da Putin non solo perché la Bielorussia è un paese vicino al Cremlino, ma anche e soprattutto perché Lukashenko ha offerto un paese che non fa parte della Nato.
Inoltre, in questo invito di Lukashenko c'è un indubbio richiamo ad un passato non troppo lontano, ovvero i colloqui di Minsk del 2014 (Minsk I) e 2015 (Minsk II) volti a porre fine al conflitto nel Donbass, tra il governo di Kiev e le autorità separatiste filorusse.
In quegli accordi c'era una clausola, ovvero che la Nato non si sarebbe espansa ad est, come era già avvenuto con 3 serie di allargamenti, nel 1999 (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria), nel 2004 (Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia, Slovenia, Bulgaria, Romania) e nel 2009 (Albania e Croazia). Questa clausola di non espansione a est, però, non venne inserita nel testo dei protocolli di Minsk e i leader rimasero d'accordo a voce, il resto è storia. La Nato nel 2017 ha accettato l'ingresso del Montenegro, che era stato definito dalla Russia una "provocazione" e nel 2023 anche la Finlandia aveva abbandonato la sua storia rivalità per unirsi all'alleanza in un progressivo consolidamento della "cortina" orientale a danno della Russia.