L'arresto del candidato presidenziale romeno Calin Georgescu: una amara riflessione sulla democrazia contemporanea
Oggi non è in crisi soltanto il modello democratico, è in crisi l'essere umano, ridotto a homo videns completamente hackerabile
Quasi un secolo fa (precisamente nel 1928), il giurista tedesco Carl Schmitt - nel suo Dottrina della costituzione - scriveva: «Potrebbe immaginarsi che un giorno per mezzo di ingegnose invenzioni ogni singolo uomo, senza lasciare la propria abitazione, con un apparecchio possa continuamente esprimere le sue opinioni sulle questioni politiche e che tutte queste opinioni vengano automaticamente registrate da una centrale, dove occorre solo darne lettura». Quello che sembrava il sogno utopico di ogni democratico, oggi sarebbe realizzabile. E questa concreta possibilità - almeno per qualcuno - da sogno utopico si è trasformata in un incubo distopico. Che la democrazia contemporanea sia profondamente svilita lo hanno scritto in tanti, da Italo Calvino nel suo La giornata di uno scrutatore (dove suore e preti aiutano i malati mentali ricoverati al Cottolengo a votare, influenzandone la volontà) a Norberto Bobbio. Per Bobbio, l’ideale democratico della partecipazione diretta al potere politico - pur se concretamente realizzabile grazie ai moderni strumenti tecnici - non è più attuabile. Secondo l’autore de Il futuro della democrazia, è vero che l’ideale della democrazia coincide con la partecipazione diretta, tuttavia resta il fatto che il comune cittadino non può occuparsi di ogni singola legge di cui necessita lo Stato. È dunque presente in Bobbio la consapevolezza che realtà ideale e realtà storica corrano su due differenti binari; Bobbio, infatti, non esita ad affermare che la democrazia diretta è oggi impraticabile. Questo accade, a suo avviso, per tre ragioni. La prima è che gli Stati moderni hanno dimensioni troppo estese. La seconda, è che i problemi da risolvere sono davvero tanti per i cittadini e, se questi ultimi dovessero occuparsene, non troverebbero tempo per fare altro.
Infine, la terza ragione è che i cittadini non sarebbero in grado di risolvere la maggior parte dei problemi perché per far ciò è indispensabile disporre di competenze tecniche che il cittadino comune non possiede. (Cfr. Paolo Romeo, Norberto Bobbio e il futuro della democrazia - Università di Bologna).In Italia, abbiamo assistito al tentativo di attuare una particolare forma di democrazia diretta con la piattaforma Rousseau del Movimento 5 Stelle. L'esperimento è finito come sappiamo: con la leadership peggiore e più liberticida di Giuseppe Conte. Elitario, eraclitorideo (uno per me vale centomila, se è il migliore), dopo questi ultimi anni di mistificazione e propaganda, discriminazione dei dissidenti, censura e (persino, si veda il caso della Romania) persecuzione giudiziaria dei candidati sgraditi sono la persona meno adatta a difendere la democrazia, rappresentativa o diretta. Ma guardiamoci intorno: la percentuale delle persone in grado di leggere e comprendere un testo di più di 20 righe si abbassa di anno in anno. La gente è incollata davanti agli schermi a scrollare tutto il giorno, da un video di gattini a un balletto con sosta sull'account dell'influencer. La profezia di Giovanni Sartori si è avverata: l'homo videns è simile al malato mentale del Cottolengo e Lilli Gruber ne è la guida, ha preso il posto della suora. Chi ancora abbia fiducia nell'umanità è un santo, un idiota o entrambe le cose insieme. Ciò nonostante, qual è l'alternativa alla democrazia? Io ne scorgo una soltanto, ed è la dittatura. In una forma più subdola, magari, giustificata dall'utilizzo dell'intelligenza artificiale, assai preferibile alla stupidità umana. In questo desolante contesto, uno non vale uno, uno vale zero. E lo si è visto con una chiarezza accecante nelle ultime elezioni in Francia, Regno Unito e Germania. L'agenda politica è saldamente nelle mani della finanza internazionale: Macron ex Rothschild, Starmer e Merz BlackRock: fare politica costa sempre di più: il primo passo è controllare i media per influenzare l'opinione pubblica. Segue a ruota controllare la magistratura. Ancora una volta, in Italia siamo all'avanguardia: il tycoon dei media l'abbiamo già avuto e la magistratura al servizio di una sola parte politica è una costante da decenni. Ma bisogna considerare altre infiltrazioni non meno pericolose: ad esempio la cultura a senso unico, grazie al controllo delle case editrici e delle università. Sono tutte riflessioni ovvie, ma di estrema attualità: nella civilissima Unione Europea il candidato presidenziale romeno Calin Georgescu viene fermato da un golpe giudiziario, nonostante abbia vinto le elezioni. Si può reagire scrollando le spalle, oppure scriverne, cercando di non superare le venti righe. Osservando che oggi non è in crisi soltanto il modello democratico, è in crisi l'essere umano, ridotto a homo videns completamente hackerabile, come ha correttamente affermato Yuval Noah Harari.
Di Alfredo Tocchi