La questione dell'esercito europeo. Perchè per ora è un utopia e come si potrebbe riorganizzare la difesa
Dopo 70 anni di dipendenza militare totale dagli Usa e senza un progetto politico resta un'illusione
Guardiamo all'Italia: esiste un vero esercito italiano? Non mi sembra: abbiamo un'ottima Marina ma priva di proiezione politico-strategica, un'eccessiva e dispendiosa presenza estera senza un adeguato ritorno politico-economico, ottimi corpi speciali (Folgore, Col Moschin, San Marco e pochi altri) ma nel suo complesso il nostro non è un vero esercito ma un insieme di forze militari eccessivamente abituate ad essere operative solo sotto il comando estero, Nato o Usa che sia. La situazione francese o tedesca non muta molto. Prima di affrontare il tema dell'esercito europeo occorre rispondere a due domande fondamentali e pregiudiziali: 1) la Nato si è mai occupata della reale difesa della sicurezza europea o italiana? O piuttosto negli ultimi 30 anni non è stata una forza del tutto focalizzata in guerre e operazioni d'aggressione in teatri extra-europei? Guerre che hanno poi avuto una ricaduta politico-sociale negativa per gli stessi interessi europei. La risposta a questa domanda mette al centro il tema essenziale di una necessaria riconfigurazione della Nato, anche tramite aree differenziate endoeuropee. Riconfigurazione che la stessa Storia ci richiede, Trump a parte. Seconda domanda: 2) può esistere un esercito europeo senza una visione europea unitaria a lungo termine? Abbiamo poi una grave scissione di percezione fra europa nordica ed europa mediterranea. La prima vede nella Russia una minaccia, mentre la seconda è preoccupata dall'instabilità nordafricana e mediterranea. Due visioni opposte. Per costituire un esercito europeo ci vorrebbero infine come minimo 20 anni di riforme, investimenti, cooperazione ed esercitazioni-addestramento con una spesa minima di almeno 1.000 miliardi di euro all'anno. Può l'attuale UE affrontare questo immane sforzo nell'attuale situazione di crisi interna, recessione, instabilità e confusione? La profonda crisi di identità geopolitica della UE impedisce il sorgere delle condizioni minime affinchè possa costituirsi un esercito europeo autonomo, efficiente e competitivo. L'unica cosa che può farsi, scenario anch'esso non facile ma più fattibile è il riorganizzare la difesa continentale europea in tre macro-aree: a) area nord guidata dal Regno Unito e accorpante il coordinamento delle forze fra nazioni scandinave, Danimarca, Polonia e nazioni baltiche; b) area centrale guidata da Germania e Francia a cui si possono associare Austria, Repubblica Ceca ed Ungheria; c) area balcanica, guidata dall'Italia. Ma mentre gli eserciti guardano tutti ad est, guidati da una classe politica miope e priva di strategia, i maggiori pericoli alla sicurezza italiana ed europea vengono da un Sud sempre più turbolento, polarizzato ed instabile. Se non si comprende che le scelte militari sono sempre conseguenze di scelte politiche allora non servirà nulla aumentare le spese militari. Servirà solo ad impoverire società occidentali già sempre più depresse e pauperizzate. Non riusciamo neppure a difendere le nostre navi e i nostri interessi a Cipro dall'aggressività turca e la memoria dell'umiliazione italiana per il caso penoso dei due marò ostaggi in India è ancora fresca e scottante. Tutto ciò: cui prodest?