Ucraina, l'isteria intorno alle affermazioni di Trump nasconde la paura di affrontare alcune verità spinose

Dalla democrazia in Ucraina alle origini della guerra, serve maggiore onestà per garantire un dialogo internazionale

Tutti impazziti per le bugie di Donald Trump in merito all'Ucraina: su chi ha iniziato la guerra, quanti soldi hanno dato gli USA e la (im)popolarità di Zelensky. Tanto da accusare il presidente americano di dare un assist decisivo alla propaganda di Vladimir Putin e di segnare una cesura netta con 80 anni di alleanza americana con l'Europa.

Tuttavia, a guardare con più attenzione, si vede che il capo della Casa Bianca ha utilizzato sì toni provocatori e non poche esagerazioni, ma nei suoi commenti ha anche sottolineato verità scomode, in particolare riguardanti la democrazia all'interno dell'Ucraina e le possibilità che si avevano per evitare la guerra in corso. Di reazioni oneste su questi punti non se ne sono sentite in giro. Certo, con i suoi modi, Trump rende facile ignorare la sostanza del discorso, anche perché il tentativo di imporre un pensiero unico sulla questione ucraina negli ultimi anni ha avuto i suoi effetti: gran parte dei commentatori non si accorge nemmeno di farsi strumentalizzare nell'altra direzione.

Partiamo dalla democrazia. No, non è vero che Zelensky è un dittatore non eletto, e tantomeno che la sua popolarità sia al 4%. Ma sì, esiste un forte deficit democratico all'interno del Paese. I partiti d'opposizione sono stati chiusi, così come i media non allineati con il governo. Un processo iniziato – tra l'altro – prima dello scoppio della guerra nel 2022. Invocare il conflitto per giustificare la repressione del dissenso non è esattamente in linea con i valori occidentali che si dichiara di difendere.

Zelensky è stato eletto nel 2019 con un consenso molto alto, oltre il 73%, grazie alla promessa di garantire la pace nelle regioni dell'Est. Sotto la pressione della destra estrema, ha poi cambiato linea, perdendo popolarità prima dell'inizio del conflitto. Oggi l'Ucraina è sotto legge marziale e, di conseguenza, le elezioni non sono ammesse. Questo aspetto è stato sollevato più volte nel dibattito politico a Washington negli ultimi anni; non dovrebbe sorprendere che gli Stati Uniti tornino ora sulla questione.

Il secondo punto cruciale riguarda l'inizio della guerra. Nel contesto, le parole di Trump vanno interpretate più come "non avreste dovuto permettere che scoppiasse la guerra" piuttosto che "l'avete iniziata voi". È questo il senso delle affermazioni di vari esponenti dell’amministrazione USA in questi giorni: c’era la possibilità di evitare il conflitto, ma avete scelto di andare avanti.

È vero? La strada verso il febbraio 2022 è stata lunga. Fin dal 2014, con il cambio di governo violento dopo le proteste di Maidan – che ha aperto alla possibilità dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO – si sono susseguite una serie di iniziative diplomatiche che avrebbero potuto portare a un compromesso. Gli accordi di Minsk, per esempio, non sono mai stati realmente abbracciati dagli ucraini perché considerati troppo favorevoli alla Russia. Nel frattempo, si è continuato a insistere sul ritorno della Crimea e sull’adesione all’Alleanza Atlantica, ignorando l’effetto su Mosca.

Tutto ciò non giustifica l’invasione decisa da Putin, ma aiuta a comprendere che non è avvenuta nel vuoto. Per anni, infatti, entrambe le parti hanno sparato lungo la cosiddetta "linea di contatto", causando la costante morte di civili, anche nelle zone pro-russe del Donbass.

Inoltre, appena un mese dopo l’inizio del conflitto, le parti avevano raggiunto un accordo nei negoziati di Istanbul. In quell’occasione fu sempre l’Ucraina a ritirarsi, su pressione in particolare di Boris Johnson. Certo, c’era anche la comprensibile indignazione per i fatti di Bucha, ma la storia dell’umanità è piena di atrocità strumentalizzate per bloccare percorsi di pace, da una parte e dall’altra.

Non è facile accettare un dibattito di merito quando si è sommersi da accuse esagerate e offensive. Serve calma e la volontà di affrontare la realtà dei processi in atto, invece di perorare acriticamente la causa di una parte, spesso senza valutarne le conseguenze. Donald Trump è un messaggero estremamente imperfetto, ma è importante cogliere il senso delle sue affermazioni, per ragionare su come uscire da un conflitto che, altrimenti, rischia di non avere soluzione.

di Andrew Spannaus