Un futuro incerto per i cristiani sotto il nuovo regime siriano: in molti verso l'emigrazione, aumentano le violenze nel Paese

Secondo le statistiche della Chiesa, oggi in Siria sopravvivono circa 300.000 cristiani, perlopiù ortodossi greci. Tuttavia, nonostante il loro numero ridotto, l’arcivescovo afferma che possono ancora giocare un ruolo fondamentale

L’arcivescovo della Chiesa siro-cattolica di Homs, Jacques Mourad, ha dichiarato che «la nuova era è piena di misteri». Come altri vescovi, ha menzionato le parole rassicuranti del nuovo regime siriano, ma ha anche sottolineato l’aumento delle violenze in alcune regioni del paese, che colpiscono gran parte della popolazione siriana.

La guerra civile, durata quasi 14 anni, si è conclusa lo scorso dicembre quando gruppi islamisti armati, guidati da Hayat Tahrir al-Cham – precedentemente affiliata ad Al-Qaida – hanno rovesciato il regime di Bashar al-Assad. Questo evento ha gettato il futuro dei cristiani siriani in una profonda incertezza.

Ahmad al-Sharaa, più noto con il nome di battaglia Abu Mohammad al-Joulani, capo di Hayat Tahrir al-Cham, è stato designato per guidare la fase di transizione.

In un’intervista rilasciata al giornale britannico The Tablet, il vescovo Mourad ha ricordato che il regime precedente si presentava come il protettore dei cristiani e affermava che la loro partenza avrebbe significato il ritorno degli estremisti. Ora, però, molti sacerdoti si dicono pessimisti riguardo al futuro.

Più che mai, molti cristiani non vedono altra soluzione se non l’emigrazione. L’arcivescovo ha spiegato che le commissioni ecclesiastiche locali hanno dovuto essere riorganizzate per formare nuovi insegnanti di catechismo, poiché molti membri esperti sono già partiti.

Il vescovo insiste sul fatto che i cristiani devono prendere parte attiva e definire il loro ruolo nel futuro governo siriano, invece di attendere che sia quest’ultimo a decidere per loro.

Secondo le statistiche della Chiesa, oggi in Siria sopravvivono circa 300.000 cristiani, perlopiù ortodossi greci. Tuttavia, nonostante il loro numero ridotto, l’arcivescovo afferma che possono ancora giocare un ruolo fondamentale.

Il cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, ha recentemente visitato la Siria per esprimere la solidarietà del Papa alle comunità cristiane. Durante la sua visita ad Alep, ha ricordato che prima della guerra civile i cristiani rappresentavano il 10% della popolazione siriana, mentre oggi sono solo il 2,5%.

Ha riconosciuto le immense sfide e le incertezze che i cristiani di tutte le confessioni devono affrontare, ma ha anche sottolineato l’importanza di non lasciarsi paralizzare dalla paura. Ha paragonato la “nuova Siria” a un parto difficile, affermando che «quando il bambino nascerà, avrà bisogno di una buona levatrice, e questa missione spetta ai cristiani».

Dall’altra parte del mondo, i cristiani siriani negli Stati Uniti osservano la situazione con un misto di speranza e paura. Sebbene la caduta della dittatura di Assad sia ampiamente accolta con favore, persistono grandi dubbi sulla libertà religiosa sotto un regime dominato da un ex leader di Al-Qaida.

Il percorso di Joulani è emblematico: si unì ad Al-Qaida in Iraq dopo l’invasione americana del 2003 e lì conobbe Abu Bakr al-Baghdadi, futuro capo dello Stato Islamico (Daesh), nel campo di prigionia di Bucca. Nel 2011, Baghdadi lo inviò in Siria per fondare Jabhat al-Nusra, che in seguito divenne Hayat Tahrir al-Cham, un’organizzazione che ha riunito diverse fazioni jihadiste.

Questa traiettoria solleva serie preoccupazioni sulla capacità di Joulani di guidare la Siria verso la stabilità senza ricadere nell’ideologia estremista.

Il giornale britannico The Guardian ha riportato le dichiarazioni di Armenag Bedrossian, un sacerdote armeno-cattolico residente a Los Angeles, che esprime cautela di fronte ai cambiamenti in Siria.

Durante i 13 anni di guerra, la sua famiglia in Siria è stata perseguitata dallo Stato Islamico (Daesh): alcuni membri sono stati rapiti o uccisi.

Spiega che nei primi giorni dopo la caduta di Assad, molti cristiani siriani hanno provato un senso di sollievo, ma la situazione è rapidamente precipitata. Si sono verificate ondate di saccheggi e furti, che hanno colpito in modo particolare le abitazioni cristiane.

«Forse è dovuto all’assenza della polizia o dell’esercito, ma perché questi attacchi prendono di mira proprio le famiglie cristiane?» si chiede Bedrossian.

Mentre la Siria entra in una nuova fase storica, i cristiani devono affrontare sfide enormi: incertezza politica, ascesa dell’estremismo, esodo di massa e violenze mirate.

Nonostante il suo indebolimento, la Chiesa siriana cerca di ristrutturarsi per sopravvivere in un contesto così instabile. Ma per molti, l’unica speranza rimane l’emigrazione.

Di Paolo Corti.