Il terremoto DeepSeek potrebbe essere utile per il settore dell'IA, per evitare una bolla finanziaria e creare una crescita più diffusa
I padroni del Big Tech sono stati messi a nudo, e ora si potrà ripensare la sfida per le tecnologie digitali
Sono anni che sentiamo dire dai big di Silicon Valley che solo loro possono costruire il futuro. Un futuro in cui l'intelligenza artificiale cambierà le nostre vite e ci farà vincere la sfida tecnologica con la Cina. Per questo lo Stato americano ha già cominciato a fare grandi investimenti e a fornire incentivi per garantire la supremazia occidentale in questo settore. Pochi giorni dopo l'insediamento, per esempio, Donald Trump ha voluto ospitare alla Casa Bianca l'annuncio di Stargate, una nuova iniziativa per l'intelligenza artificiale che prevede un investimento iniziale di 100 miliardi di dollari e che potrebbe arrivare fino a 500 miliardi, "il più grande progetto AI nella storia".
Poi il terremoto: il cinese DeepSeek è arrivato rapidamente in cima ai download delle app negli Stati Uniti, dimostrando che si possono ottenere risultati di alto livello anche con investimenti molto minori. Più dei 6 milioni di dollari annunciati, considerando che ci sono vari altri costi di sistema da tenere in conto, ma comunque almeno un ordine di grandezza inferiore a quelli di cui parla Silicon Valley.
Dunque l'Occidente sta perdendo la nuova guerra nel campo della tecnologia digitale? Non esattamente, ma il caso DeepSeek ha dimostrato che la narrazione delle società Big Tech è quanto meno esagerata: la via verso forme avanzate di intelligenza artificiale potrebbe essere ben più ampia del previsto.
Prevedibilmente, molti parlano di un "momento Sputnik" per l'America, riferendosi alla scossa del 1957, quando i sovietici mandarono il primo satellite nello spazio, provocando una corsa alla rimonta negli Stati Uniti. Ci sono, in effetti, implicazioni importanti, ma non riguardano tanto un ritardo politico dell'Occidente, quanto il modo in cui ha funzionato il settore digitale fino a oggi.
Per cominciare, la corsa agli investimenti nell'AI ha generato il rischio di una bolla nei mercati finanziari. L'idea che il progresso sia possibile solo con enormi quantità di denaro è stata smentita. Ora l'afflusso di capitali verso poche società guidate da Big Tech potrebbe rallentare o, quantomeno, subire un rimodulazione, considerando la possibilità di sviluppare soluzioni in modo più flessibile e diffuso. Inoltre, gli investitori vorranno maggiore trasparenza sull'impiego dei capitali, visto che è stata dimostrata la possibilità di ottenere risultati di alto livello con meno risorse.
Nasceranno più società nel settore, consentendo una maggiore diversificazione anziché dipendere da un ristretto numero di grandi aziende che controllano gli aspetti fondamentali della tecnologia. È verosimile che una competizione più ampia, sia all'interno dell'Occidente sia nei confronti della Cina, favorisca lo sviluppo di modelli innovativi nei prossimi anni, evitando il quasi-monopolio attualmente esistente.
Questa situazione non dovrebbe sorprendere. La giovane presidente della Federal Trade Commission sotto l'amministrazione Biden, Lina Khan, che ha avviato azioni antitrust contro società come Amazon e Google, aveva già messo in guardia sul fatto che l'attuale configurazione del mercato danneggia l'innovazione e i consumatori. Ha permesso a pochi di arricchirsi enormemente e ha instillato l'idea, nello Stato e nell'opinione pubblica, che il nostro futuro dipenda esclusivamente da loro.
Ora potrebbe esserci più realismo e dinamismo. Tuttavia, sarà necessario rimboccarsi le maniche e considerare le differenze significative tra i modelli, per esempio in materia di censura e privacy. Non si può più pensare di vincere facilmente, ma il terremoto DeepSeek rappresenta anche un'opportunità preziosa per riorganizzare idee e mercati nella corsa all’intelligenza artificiale, con potenziali benefici per tutti.
di Andrew Spannaus