Svezia, Salwan Momika ucciso a colpi d’arma da fuoco durante diretta social, l’attivista rifugiato iracheno bruciò il Corano nel 2023
Il gesto aveva suscitato ampie critiche nei paesi di fede musulmana ed era sotto processo per "reati di agitazione contro un gruppo etnico o nazionale".
Salwan Momika, il rifugiato iracheno divenuto celebre per aver dato alle fiamme copie del Corano in Svezia, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella sua abitazione a Södertälje mentre era in diretta su Tik Tok.
Secondo quanto riportato dai media locali, l'episodio è avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì, quando la polizia è intervenuta a seguito di una segnalazione di spari nel quartiere di Hovsjö, nella periferia di Stoccolma.
Ucciso a colpi d’arma da fuoco Salwan Momika, bruciò il Corano nel 2023
Le autorità svedesi hanno aperto un'indagine sull'accaduto. Cinque persone sono state arrestate proprio poche ore prima della sentenza del processo che attendeva il rifugiato iracheno per aver bruciato una copia del Corano, il libro sacro dell'Islam, in alcune manifestazioni pubbliche. Era accusato di "reati di agitazione contro un gruppo etnico o nazionale".
Momika, ex leader di una milizia nella provincia irachena di Ninive, aveva ricevuto numerose minacce di morte dopo aver incendiato pagine del Corano in due diverse occasioni nel 2023. Il gesto, avvenuto la prima volta il 30 giugno 2023 davanti alla più grande moschea di Stoccolma, aveva suscitato indignazione a livello internazionale e scatenato proteste in diversi Paesi, in particolare in Iraq.
Il primo ministro Ulf Kristersson ha dichiarato che la polizia svedese teme che i mandanti dell'omicidio siano legati ad uno Stato straniero. “Posso assicurarvi che i servizi di sicurezza sono profondamente coinvolti perché c'è ovviamente il rischio che ci sia un collegamento con una potenza straniera”, ha dichiarato. Gli inquirenti svedesi stanno conducendo le indagini, ma “stiamo seguendo da vicino l'evolversi degli eventi per capire quale impatto possa avere sulla sicurezza svedese”, ha proseguito
L’Iraq aveva chiesto l’estradizione
Le autorità svedesi gli avevano concesso il permesso per la manifestazione, in linea con le leggi sulla libertà di espressione, ma l'episodio aveva inasprito le tensioni diplomatiche tra Svezia e Iraq. Baghdad aveva infatti richiesto ufficialmente la sua estradizione per processarlo secondo il codice penale iracheno, accusandolo di diversi reati, tra cui truffa.
Momika, di origini cristiane e proveniente dal distretto di Al-Hamdaniya, si era trasferito in Svezia alcuni anni fa chiedendo asilo politico. Il suo nome è rimasto al centro del dibattito pubblico, tra chi lo ha visto come simbolo di una libertà d’espressione estrema e chi, invece, lo ha condannato per incitamento all’odio religioso.
L'omicidio di Momika solleva ora interrogativi sulla sicurezza e sulle possibili implicazioni geopolitiche della sua morte, mentre le indagini delle autorità svedesi proseguono per chiarire la dinamica e i responsabili dell'attacco.