Giacomo Passeri condannato in Egitto a 25 anni in appello, accusa di traffico di droga, ma era in vacanza e in possesso solo di una piccola quantità di stupefacenti
La condanna del pescarese in carcere dall’agosto 2023 è stata confermata in appello, aveva iniziato uno sciopero della fame per protestare contro le dure condizioni di detenzione
Le autorità egiziane hanno confermato la condanna a 25 anni di carcere per Giacomo Passeri, il 32enne arrestato in Egitto mentre era in vacanza lo scorso agosto 2023 e accusato di traffico internazionale di stupefacenti.
Il giovane era stato trovato in possesso di piccole quantità di marijuana quando viene arrestato al Cairo, secondo la versione consegnata dalla famiglia. Per i magistrati egiziani invece si tratta di detenzione e traffico di stupefacenti. E adesso è stata pronunciata per lui una condanna durissima.
Passeri è stato arrestato il 23 agosto 2023 e portato nel Centro di correzione e riabilitazione di Badr, a 65 kilometri a est del Cairo, un centro di detenzione tra i più duri d’Egitto aperto nel 2022 dal presidente al-Sisi.
La ricostruzione dei fatti e le condizioni di detenzione di Passeri
La famiglia perde i contatti diretti con Passeri dieci giorni dopo l’arresto, ma continua a ricevere lettere in cui il giovane uomo invoca supporto e aiuto e racconta di essere sottoposto a condizioni di detenzione durissime, denunciando la mancanza di beni di prima necessità e un forte disagio psicologico. Passeri infatti è detenuto insieme a 12 uomini accusati di omicidio e torture, racconta di aver passato ore in una stanza in isolamento senz’acqua e di essere poi stato trasferito in una gabbia piena di escrementi e scarafaggi.
Il Console italiano in Egitto l’avrebbe incontrato il 16 luglio 2024 riferendo che il giovane ha ricevuto cure mediche e che starebbe bene, una versione dei fatti che comunque è stata riferita dal giovane al Console in presenza delle autorità carcerarie egiziane e che potrebbe quindi essere stata falsata dalla presenza dei suoi carcerieri in fase di colloquio.
Le false accuse di trasporto di cocaina
Il giovane durante la sua detenzione è stato operato d’urgenza per un’appendicite. Le autorità egiziane affermano che Passeri stesse trasportando in pancia 39 ovuli di cocaina – una versione rilanciata da alcuni quotidiani in Italia - ma il referto medico rilasciato dalle autorità sanitarie egiziane in possesso della famiglia e dell’avvocato di Passeri confermano invece che si è trattato di una regolare rimozione di appendicite. Un modus operandi, quello dell’inquinamento delle prove, che le autorità egiziane hanno già mostrato nel caso dell’assassinio di Giulio Regeni.
Proprio come nel caso del processo del ricercatore friulano, il processo di Passeri è rimandato e subisce ritardi per mancanza di interpreti e testimoni che non si presentano all’udienza, in modo tale da rinnovare a data da determinarsi la custodia cautelare.
Fino ad arrivare ad oggi, il giorno in cui è stata confermata in appello la condanna a 25 anni di carcere. Domenica prossima la famiglia dovrebbe poter vedere Passeri in videoconferenza in presenza del suo avvocato e dei funzionari dell’ambasciata per poter avere ulteriori dettagli sulla sentenza di secondo grado.
"Abbandonato dal governo"
Il fratello di Giacomo Passeri, Marco Antonio, ha spiegato che i contatti tra la famiglia e il giovane italiano detenuto avvengono ogni quindici giorni, ma che le informazioni e i dettagli sul suo processo sono ancora lacunose e frammentarie: "Qualcosa si è mosso da settembre grazie all'ambasciata italiana in Egitto, ma dal governo ci sentiamo abbandonati. Più volte abbiamo chiesto l'estradizione di Luigi, ma nulla si è mosso".