Congo, battaglia a Goma tra ribelli tutsi dell’M23 sostenuti dal Ruanda e esercito congolese, ambasciate sotto attacco a Kinshasa

I ribelli del gruppo paramilitare M23 hanno preso il controllo di Goma, mentre nella capitale Kinshasa sono state attaccate le ambasciate di Francia, USA, Belgio e Ruanda

I combattenti del gruppo ribelle M23, sostenuto dal Ruanda, affermano di aver preso il controllo della città orientale di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, dopo un'avanzata fulminea che ha portato migliaia di persone ad abbandonare le loro case e rischia di riaccendere un conflitto regionale.

Il portavoce del M23 Lawrence Kanyuka ha scritto su X: “Esortiamo tutti i residenti di Goma a mantenere la calma. La liberazione della città è stata portata a termine con successo e la situazione è sotto controllo”. L’esercito della RDC è in questo momento impegnato nel contrastare l’avanza dell’M23 nella capitale dello Stato del Nord Kivu.

Battaglia a Goma tra ribelli tutsi dell’M23 sostenuti dal Ruanda e esercito congolese

Numerose testimonianze dalla città riportano di aver visto i paramilitari dell’M23 nel centro di Goma, segnalando numerosi colpi di arma da fuoco e incendi nel centro della città e nei pressi dell’aeroporto che è caduto nelle mani dei ribelli. Le reazioni degli abitanti di Goma all’arrivo dei ribelli non sono state univoche, c’è chi è fuggito, chi si è barricato in casa mentre altri sono usciti

I ribelli avevano ordinato ai soldati del governo centrale di Kinshasa di arrendersi, generando alcune la defezione di circa 100 soldati che hanno consegnato le armi ai militari uruguaiani della missione di pace delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo.

Le zone di confine orientali della RDC sono una polveriera di fazioni ribelli e di miliziani, eredità di due guerre regionali successive al genocidio del 1994 in Ruanda, durante il quale gli estremisti hutu uccisero quasi un milione di tutsi e hutu moderati. L’M23 è l’ultimo di una lunga serie di movimenti ribelli guidati dai tutsi sostenuti dal vicino Ruanda.

Il ministro degli esteri della RDC, Thérèse Kayikwamba Wagner, ha accusato il Ruanda di una “aggressione frontale, una dichiarazione di guerra che non si nasconde più dietro manovre diplomatiche”, scatenando la reazione dell’ambasciatore del Ruanda alle Nazioni Unite, Ernest Rwamucyo, che ha affermato che la crisi avrebbe potuto essere evitata se la RDC avesse “dimostrato un reale impegno per la pace”.

Convocata una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza, ambasciate attaccate a Goma

17 soldati della missione Onu Monusco e della forza regionale dell’Africa australe sono stati uccisi negli scontri con l’M23, mentre è stata convocata unna riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, mentre il Consiglio della pace e della sicurezza dell’Unione africana ha condannato le violenze dell’M23. È stata segnalata la presenza di migliaia di truppe del Ruanda sul suolo congolese.

Intanto nella capitale Kinshasa numerose ambasciate sono state attaccate da una folla di manifestanti congolesi a seguito della caduta di Goma. L’ambasciata francese in particolare è stata il bersaglio di un attacco violento che ha dato origine a un incendio. Al momento non sono state segnalate vittime. Altri attacchi sono stati segnalati all’ambasciata degli Stati Uniti, del Belgio, del Ruanda e dell’Uganda che sono state saccheggiate.

Chi sono i ribelli dell’M23, il controllo delle risorse minerarie dietro all’attacco

L’M23 afferma di esistere per proteggere la popolazione tutsi nella RDC. I ribelli avevano già preso brevemente il controllo di Goma nel 2012, ritirandosi dopo che i donatori internazionali avevano sospeso gli aiuti al Ruanda per il suo supporto al gruppo. Sono riemersi alla fine del 2021 con un crescente supporto ruandese.

L’offensiva dell’M23 rischia di aggravare una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. Più di un terzo della popolazione dello stato del Nord Kivu è sfollata, secondo le Nazioni Unite.

Il Movimento del 23 marzo è nato nel 2012 in seguito a una ribellione di ex ribelli tutsi del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP) che erano entrati a far parte dell'esercito congolese. I ribelli accusavano Kinshasa di non rispettare i termini di un accordo firmato con il Congresso il 23 marzo 2009. Oltre alla loro integrazione nell'esercito, le clausole del contratto avrebbero dovuto consentire ai ribelli di mantenere il controllo sulla loro principale fonte di reddito, lo sfruttamento delle risorse minerarie nella regione del Nord Kivu, un’area ricca di coltan, oro e cassiterite.