Accordo Hamas-Israele, ok definitivo del governo, primi ostaggi liberi domenica, Netanyahu: “Con fallimento fase 2, sarà guerra a Gaza”
Incontro fiume di 7 ore da il via libera alla prima fase dell’accordo, con il governo israeliano che già minaccia di riprendere le ostilità dopo lo scambio di ostaggi
Il governo israeliano al completo ha votato sabato a favore dell'approvazione dell'accordo di cessate il fuoco con Hamas, dopo che il gabinetto di sicurezza aveva dato la sua approvazione all'accordo venerdì.
24 ministri hanno voato in favore e 8 contro, tra cui due membri del partito Likud di Netanyahu e 6 ministri dell’estrema destra ultranazionalista religiosa, tra cui il ministro delle finanze Bezalel Smotrich e quello della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir. Entrambi avevano minacciato le dimissioni.
Ok definitivo del governo, primi ostaggi liberi domenica
L’accordo potrà essere impugnato davanti alla Corte Suprema soprattutto sul punto del rilascio dei prigionieri palestinesi, anche se è poco probabile che i giudici intervengano a questo stadio delle negoziazioni.
La nota diffusa da Netanyahu spiega che l’accordo entrerà in vigore domenica, quando i primi tre ostaggi israeliani verranno liberati, dando il via alla prima fase dell’accordo che durerà 42 giorni.
L’accordo era stato firmato a Doha venerdì mattina, con Netanyahu che aveva frenato proprio annunciando che la tregua sarebbe entrata in vigore soltanto dopo l’approvazione del consiglio dei ministri. Intanto Israele ha continuato a bombardare Gaza, uccidendo decine di Palestinesi.
Circa 1650 prigionieri palestinesi liberi contro 33 ostaggi israeliani
A seguito della votazione il ministero della Giustizia ha pubblicato una lista in ebraico con i nomi dei 735 detenuti palestinesi che dovrebbero essere liberati nella prima fase dell’accordo. Tra loro figurano i nomi di membri di Hamas, della Jihad Islamica Palestinese e del partito Fatah, che governa la Cisgiordania tramite l’Autorità Palestinese. Tra i nomi più noti c’è quello di Zakaria Zubeidi, comandante della Brigata dei Martiti di Al-Aqsa, il movimento armato di Fatah e stratega della Seconda Intifada. Tornerà a Jenin, dove suo figlio Mohamed e suo fratello Daoud sono stati uccisi in questi anni dalle IDF perché parte dei movimenti di resistenza all’occupazione israeliana.
I nomi dei primi tre ostaggi israeliani dovrebbero invece essere pubblicati da Hamas domenica, anche se l’accordo prevede che i nomi devono essere resi noti 24 ore prima dello scambio. Si dovrebbe comunque trattare di tre donne.
Se la fase 2 fallisce, Netanyahu ha già promesso guerra
Secondo il quotidiano ebraico Yedioth Ahronoth, Netanyahu avrebbe già ricevuto delle rassicurazioni dagli Stati Uniti sulla possibilità di riprendere la guerra se la fase due dell’accordo non dovesse essere implementata. “Abbiamo ricevuto chiare garanzie dai presidenti Biden e Trump che se i negoziati sulla fase due dell'accordo falliscono e se Hamas non accetta le nostre richieste di sicurezza, torneremo a combattere intensamente con il sostegno degli Stati Uniti”, avrebbe dichiarato Netanyahu durante la riunione di gabinetto.
Durante la prima fase di 42 giorni le parti dovrebbero negoziare l’implementazione della fase due, che prevede un ulteriore scambio di prigionieri e il progressivo ritiro delle truppe IDF dalla Strisicia. In totale sarebbero circa 1650 i prigionieri palestinesi liberati.
Secondo delle informazioni diffuse dal capo dello Shin Bet Ronen Bar, la percentuale di detenuti palestinesi liberati in precedenti scambi di prigionieri che poi è tornata a combattere attivamente Israele è molto alta. Dei 1027 prigionieri liberati durante lo scambio del 2011 per liberare il soldato israeliano Gilad Shalit, l’82% ha ripreso le armi.