Il disastro di Los Angeles provocato dalla miopia urbanistica e peggiorato dai tagli al bilancio

Le condizioni che hanno provocato gli incendi erano note dal tempo, ma le autorità non hanno voluto vederle

Lo sapevano gli indiani Chumash e Tongva secoli e millenni fa: nelle zone di Palisades e Malibu occorreva bruciare periodicamente la boscaglia in modo controllato, per evitare che esplodessero incendi ben più ampi. Gli abitanti della città odierna di Los Angeles, invece, non lo vogliono capire e, da tempo, costruiscono ville lussuose per i ricchi che desiderano avere una vista sul mare e sulla città, in mezzo alle belle colline poco lontane dal centro.

Gli incendi che stanno devastando Los Angeles erano prevedibili, certamente aggravati dall'aumento delle temperature, ma si tratta di una questione di grado. Gli aspetti essenziali delle condizioni climatiche non sono cambiati rispetto al passato: la siccità, che dura per molti mesi, e i venti Santa Ana, che possono raggiungere i 150 km orari durante i mesi più freschi, rendono pericolosissimi gli incendi in quella stagione.

Le case che stanno bruciando in questi giorni sono state costruite quasi tutte dagli anni Sessanta in poi, estendendo gli insediamenti urbanistici a zone che in precedenza erano state evitate. Alcune strutture, tuttavia, sono state progettate con consapevolezza del pericolo: il Getty Museum, che ospita opere di artisti come Rembrandt, Monet e Degas, si proclama al sicuro grazie a una progettazione anti-incendio, sia per quanto riguarda l'impostazione sia per i materiali utilizzati.

Poi c'è la questione del bilancio dei vigili del fuoco. È vero che si tratta di un evento eccezionale, impossibile da fermare del tutto, ma da tempo il Los Angeles Fire Department lamenta fondi insufficienti. Il primo maggio del 2024, il capitano Freddy Escobar, durante un'audizione formale, ha dichiarato di non avere le attrezzature e il personale nemmeno per rispondere alle consuete chiamate di emergenza. Mancano camion, ambulanze e tecnici. Tutto questo accade mentre il periodo di piogge intense tra il 2022 e il 2023 è stato seguito dalla grande siccità dell'estate successiva. Un colpo di frusta climatico che ha creato condizioni ideali per gli incendi di questo periodo, con la vegetazione cresciuta abbondantemente durante le piogge e poi seccatasi, pronta a alimentare gli incendi.

I nativi americani lo avevano capito e agivano in anticipo. Oggi, invece, si tenta di combattere il fuoco con mezzi moderni – insufficienti, come detto – e poi ci si affida alle assicurazioni per ricostruire. Ma anche su questo fronte si profila una crisi: i grandi assicuratori si stanno ritirando a causa degli eventi troppo costosi, lasciando spazio a quelli "subprime", ovvero società meno stabili che rischiano di fallire al momento della verità, quando tutto va in fiamme.

di Andrew Spannaus