50 denunce nel mondo contro militari dell’IDF per crimini di guerra e genocidio a Gaza, investigazioni basate su video e foto postati sui social

Sudafrica, Sri Lanka, Belgio, Francia e Brasile sono i paesi in cui sono state depositate denunce contro i soldati israeliani che pubblicano sui social le atrocità che commettono a Gaza

Delle organizzazioni pro-Palestina hanno presentato 50 denunce nei tribunali di paesi come Francia, Brasile, Belgio, Sud Africa e Sri Lanka contro i soldati israeliani dell’IDF accusati di aver commesso crimini di guerra a Gaza.

Le organizzazioni in supporto della Palestina in questi mesi hanno condotto ricerche sui post pubblicati dai soldati israeliani di stanza a Gaza sui social network, documentando potenziali crimini di guerra commessi dai militari dell’IDF che, nei video condivisi tramite le piattaforme, umiliano i palestinesi.

Denunce basate su foto, video e dati di geolocalizzazione dei soldati

L’ultima in ordine di tempo è quella della Fondazione Hind Rajab, una ong pro-palestinese di base in Belgio che ha denunciato il soldato dell’IDF Yuval Vagdani di aver partecipato ai crimini di guerra commessi a Gaza. La denuncia è basta su centinaia di pagine di prove che includono video e foto che lo stesso soldato ha postato sui suoi canali social. In una delle foto allegate alla denuncia con tanto di dati relative alla geolocalizzazione si vede il soldato piantare degli esplosivi e partecipare alla distruzione di case civili a Gaza.

L’organizzazione infatti ha ottenuto che un tribunale federale brasiliano aprisse un’investigazione nei confronti del soldato che si trovava in Brasile in vacanza, forzando il ministero degli esteri israeliano ad attivarsi per rimpatriare in fretta e furia il soldato.

 “Questo individuo ha contribuito attivamente alla distruzione di case e mezzi di sostentamento, e le sue dichiarazioni e il suo comportamento sono chiaramente in linea con gli obiettivi di genocidio a Gaza”, ha dichiarato Maira Pinheiro, avvocato della fondazione. 

“È un momento storico”, ha dichiarato Dyab Abou Jahjah, presidente della fondazione. “Costituisce un potente precedente per le nazioni che devono intraprendere azioni coraggiose per ritenere responsabili gli autori di crimini di guerra”.

Il genocidio social dell'IDF

Secondo le cifre del dipartimento di sicurezza delle informazioni delle IDF sarebbero circa un milione ogni giorno i post condivisi sui social da parte dei soldati israeliani a Gaza, molti dei quali documentano la loro partecipazione nei crimini di guerra di cui è accusato Israele.

I soldati agiscono postando foto in cui umiliano i palestinesi, certi dell’impunità e dell’assenza di provvedimenti sia dello stato che dei vertici militari. Alcune di queste li ritraggono mentre bruciano delle copie del Corano, un’altra ritrae un soldato nella biblioteca semi-distrutta dell’univeristà Al-Aqsa di Gaza con alle spalle dei libri in fiamme.

Altri profili Instagram e canali Telegram gestiti dai soldati mostrano trattamenti inumani e degradanti subiti dai prigionieri palestinesi: uomini bendati e ammanettati ammassati per terra o avvolti nella bandiera israeliana. O ancora soldati immortalati mentre rubano strumenti, biciclette e oggetti domestici appartenenti alle famiglie palestinesi di Gaza.

Quella delle denunce dei soldati israeliani basate sulle pubblicazioni che loro stessi effettuano sui social è la strategia intraprese da molte organizzazioni in sostegno della Palestina a seguito dello scoppio della guerra e dei bombardamenti israeliani a Gaza che hanno causato più di 45.000 vittime fino ad oggi.

Le ricadute legali della guerra a Gaza e la strategia imboccata dalle organizzazioni filo-palestinesi preoccupano i leader israeliani, tanto che il leader dell’opposizione Yair Lapid si è chiesto su X: “Come siamo arrivati al punto in cui i palestinesi sono migliori del governo israeliano nell'arena internazionale?”.

Non solo. Il Ministero degli affari esteri israeliano ha messo in guardia i militari israeliani dal postare contenuti “riguardanti il loro servizio militare e sul fatto che elementi anti-israeliani possono sfruttare questi post per avviare procedimenti legali infondati contro di loro”.

Fino ad ora nessuna delle denunce ha condotto all’arresto dei soldati di Tsahal incriminati.

A novembre, la Corte penale internazionale ha emesso dei mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e crimini contro l'umanità a Gaza.