Siria, la Turchia ammassa truppe al confine e “bombarda” Kobane, l’appello dei Curdi all’America: “Non lasciateci soli”
Ankara ammassa truppe, mezzi corazzati e pezzi di artiglieria al confine con la Siria in preparazione all’invasione di Kobane, la città curda che nel 2014 oppose resistenza all’Isis
Secondo alcune fonti l’esercito di Ankara starebbe già bombardando le aree adiacenti alla città nei pressi di un fronte, quello tra curdi siriani e Turchia che non si è mai chiuso. La linea del fronte si attesterebbe al momento sulla linea della diga di Tishrin, localizzata a 90 kilometri a est di Aleppo lungo il fiume Eufrate.
L’attacco alla città potrebbe avvenire già nelle prossime ore mentre alcuni funzionari statunitensi hanno avvertito che l’offensiva su larga scala della Turchia sul territorio curdo in Siria è imminente.
I commando militari turchi, le unità di artiglieria e i combattenti delle milizie alleate della Turchia si sono concentrate in numero significativo nei pressi della città di Kobane, seguendo lo schema dell’invasione turca del 2019 nella parte nord-orientale della Siria.
Preoccupazione a Washington
L’accumulo di forze sta suscitando forti preoccupazioni tra gli attori della regione e avviene subito dopo la caduta del regime del presidente siriano Bashar al-Assad da parte dei gruppi ribelli guidati da Abu Mohamed al-Jolani e dal suo gruppo Hayat Tahrir al-Sham e supportato dall’Esercito nazionale siriano, una coalizione di gruppi armati istituito nel 2017 sotto la direzione della Turchia.
Il fondatore dell'HTS, Abu Muhammad al-Jolani, ha partecipato all'insurrezione irachena contro gli Stati Uniti come membro del gruppo che poi è diventato Stato Islamico.
Adesso i Curdi si trovano stretti in una tenaglia: da a sud dal nuovo governo siriano, cui la Turchiaa ha promesso ingenti aiuti militari, a nord dalla Turchia che considera le regioni autonome curde in Siria come una creazione ed estensione del Partito dei lavoratori curdi, un gruppo considerato terrorista da Ankara.
Dopo aver conquistato una faticosa autonomia nelle prime fasi della guerra civile siriana, negli ultimi anni i curdi del Paese sono stati pesantemente attaccati dalla Turchia e dai gruppi armati siriani sostenuti da Ankara.
I colloqui tra Curdi e Turchia
Il Segretario di Stato americano Antony Blinken si è recato in visita urgente in Turchia la scorsa settimana per discutere del futuro della Siria con il Presidente turco Erdogan e per ottenere garanzie che il potente esercito turco limiterà le operazioni contro i combattenti curdi.
Tuttavia, i colloqui per il cessate il fuoco tra i curdi siriani e i ribelli sostenuti dalla Turchia a Kobani, promossi dagli Stati Uniti, si sono interrotti lunedì senza il raggiungimento di un accordo.
L’appello dei Curdi agli USA
Ilham Ahmed, funzionaria dell’amministrazione civile del Rojava, ha inviato il 16 dicembre una lettera riservata al presidente eletto Donald Trump, denunciando il tentativo della Turchia «stabilire un controllo di fatto del nostro territorio» prima del suo insediamento alla Casa Bianca il 20 gennaio. E prosegue: “Se la Turchia procederà con l’invasione le conseguenze saranno catastrofiche”.
Intanto le ultime dichiarazioni rilasciato dal nuovo capo del governo ribelle siriano al-Jolani lasciano poca speranza ai curdi: ““I curdi faranno parte della nuova Siria, ma il Partito dei lavoratori curdi è una realtà separata. Non permetteremo a nessuno di usare le armi per progetti terroristici”.
Mustafa Bali, membro delle Forze democratiche siriane scriveva su X nei giorni in cui la Turchia stava iniziando ad ammassare le truppe al confine: “Kobane, la città che ha difeso il mondo dall'ISIS e che ha sacrificato il meglio dei suoi figli per tenere il mondo al sicuro, oggi è sottoposta all'Olocausto e allo sterminio etnico per mano della Turchia La Turchia e i suoi proxy stanno commettendo crimini e pulizia etnica contro i curdi”.