Il discorso alla Nazione di Javier Milei: un anno da Presidente, 10 dicembre 2023 – 10 dicembre 2024, un riassunto degli straordinari risultati raggiunti in soli 12 mesi

"Un anno fa eravamo tra i 35 paesi peggiori al mondo nella classifica della libertà economica. Oggi siamo già nella metà superiore della classifica e non ci fermeremo finché non diventeremo il paese più libero del mondo"

Cari argentini, voglio iniziare ringraziandovi tutti.

Grazie per avermi dato l'onore di essere il presidente di questa grande nazione e grazie per aver sopportato - come avete fatto - i mesi difficili che abbiamo vissuto all'inizio della nostra amministrazione.

Mi piacerebbe ringraziare soprattutto gli argentini maltrattati dal modello ingiusto delle caste, quelli che non vivono dello Stato, gli stipendiati o che hanno due lavori per mantenere la famiglia, e tutti coloro che lottano instancabilmente ogni giorno.

In poche parole voglio ringraziare gli argentini comuni, che per decenni sono stati trattati come cittadini di seconda classe e ai quali oggi vogliamo restituire il posto che meritano.

Il sacrificio che hanno fatto è commovente. Vi assicuro che non sarà vano.

Il presidente Menem una volta disse che il coraggio di un popolo si misura dalla quantità di verità che è disposto a sopportare. Quando ho assunto la presidenza, esattamente un anno fa, avvertii che per far uscire il Paese dalla miseria nella quale ci aveva gettato il modello delle caste sarebbe stato necessario attraversare un’impasse dolorosa, ancora peggiore di quella già vissuta qui in Argentina. Era una vera prova del fuoco.

Voi mi corrispondeste, sopportando quella verità e accettando il sapore amaro a testa alta, nonostante tutto quello che avevate già perso.

C'è un detto che recita: "I tempi buoni creano uomini deboli, gli uomini deboli creano tempi difficili, i tempi difficili creano uomini forti, e sono gli uomini forti a creare tempi buoni", noi argentini quest'anno abbiamo dimostrato di essere uomini e donne forti, forgiati nel calore dei tempi difficili. Abbiamo dimostrato che - quando un popolo tocca il fondo dell’abisso - la sua urgenza di intraprendere un cambiamento profondo e irreversibile diventa una vera forza della natura.

Oggi, con orgoglio e speranza, posso dirvi che abbiamo superato la prova del fuoco. Stiamo uscendo dal deserto: la recessione è finita e il Paese ha finalmente cominciato a crescere. Grazie per la fiducia in questo governo. Questo non significa che siamo arrivati al porto, ma significa che possiamo chiudere l'anno con sollievo e che abbiamo lasciato dietro il peggio, e iniziamo il prossimo anno con la certezza che il futuro sarà sempre migliore. Giungono tempi felice per l’Argentina. Ma, per questo motivo, è una condizione necessaria che tutti prendiamo dimensione di ciò che abbiamo raggiunto durante tutto questo anno, per custodire e non dare per scontato ciò che è stato tanto difficile da raggiungere.

Esattamente un anno fa, l’inflazione viaggiava a un tasso del 17.000% annualizzato nell’indice dei prezzi all’ingrosso. Ci avevano impiantato un’iperinflazione che, date le condizioni sociali in cui si trovava già l’Argentina, avrebbe provocato una miseria mai vista prima. Né il Rodrigazo, né l'iper dell'89, né il 2001, né quelle tre crisi insieme.

Oggi, lo stesso indice dei prezzi all’ingrosso ha segnato l’1,2% per il mese di ottobre e continua a diminuire.

Ci avviciniamo ogni giorno di più al fatto che l’inflazione sia poco più che un brutto ricordo.

Esattamente un anno fa, avevamo 15 punti di deficit fiscale consolidato, di cui cinque corrispondevano al Tesoro e dieci erano sotto il tappeto della Banca Centrale. Il deficit (nota: della bilancia commerciale) era l'uovo di serpente di tutti i nostri mali, poiché senza deficit non c'è debito (nota: pubblico), né emissioni, né inflazione. Oggi, per la prima volta negli ultimi 123 anni, abbiamo raggiunto un surplus fiscale sostenuto, evitando il default. Ciò è avvenuto grazie al più grande aggiustamento nella storia dell’umanità e all’applicazione di un laccio emostatico alla emissione monetaria fino a portarla a zero.

Esattamente un anno fa, un degenerato fiscale che non nominerò arrivò a stampare 13 punti di PIL in un anno per vincere un’elezione, senza preoccuparsi dell’inflazione che si sarebbe generata. Oggi l’emissione monetaria è una cosa del passato.

Esattamente un anno fa il debito estero ammontava alla strepitosa somma di 42,6 miliardi di dollari, cosa che ci aveva portato sull’orlo del collasso della catena dei pagamenti. Oggi non soltanto il debito è risanato, ma anche il flusso delle importazioni, dato che vengono pagate integralmente, nei tempi e nei modi stabiliti.

 

Esattamente un anno fa avevamo un deficit commerciale di oltre un punto di Pil e riserve nette negative per 11 miliardi di dollari. Oggi disponiamo di un surplus commerciale, in crescita a passi da gigante, grazie al quale abbiamo già potuto acquistare più di 20 miliardi di dollari, un record storico per la nostra nazione, sia per accumulare riserve che per far fronte ai diversi pagamenti che abbiamo e continuiamo ad avere davanti a noi. In altre parole, stiamo ripagando il debito lasciatoci dai debitori defaultisti seriali.

Esattamente un anno fa il divario valutario era pari al 180%. Oggi il divario di cambio è praticamente morto e il dollaro libero ha lo stesso valore di un anno fa. Erano 16 anni che nel nostro paese non accadeva una cosa del genere.

Ciò ha fatto sì che lo stipendio medio aumentasse da 300 a 1.100 dollari.

 

Esattamente un anno fa, avevamo un rischio Paese di 1.900 punti, che tendeva ad essere ancora più alto, con le obbligazioni nazionali scambiate a 35 dollari. Oggi il rischio Paese è sotto i 700 punti e le nostre obbligazioni sono già sopra i 70 dollari.

Questo non è un valore astratto di cui solo gli economisti devono preoccuparsi.

La riduzione del rischio Paese ci consente di abbassare i tassi di interesse, ovvero di migliorare la capacità di tutti gli attori dell’economia di accedere a crediti più economici, il che facilita gli investimenti e genera posti di lavoro.

 

Esattamente un anno fa il tasso monetario era al 133%. Oggi è al 32%, abbassando il costo generale dei crediti.

Per comprendere il ruolo della politica monetaria, occorre considerare quanto lo Stato paga per ricevere denaro preso in prestito. Se lo Stato paga molto, le banche preferiscono prestare allo Stato; se lo Stato paga poco, le banche preferiscono concedere prestiti al settore privato. Vale a dire che oggi, per la prima volta dopo molto tempo, le banche preferiscono lavorare come banche.

In linea con ciò, un anno fa gli acquisti rateali erano scomparsi. Oggi non abbiamo solo le rate, ma abbiamo anche i mutui a 30 anni, con più di 250.000 richieste registrate per accedervi.

 

Esattamente un anno fa avevamo un’economia completamente ammanettata da regolamentazioni che rendevano la vita difficile a tutti e spaventavano ogni tipo di investimento. Ad oggi abbiamo eliminato più di 800 norme, al ritmo di più di 2 al giorno. Cosi apriamo i cieli, liberalizziamo i trasporti terrestri, eliminiamo i prezzi massimi e i divieti di esportazione. Abroghiamo la legge su scaffali di supermercati, eliminiamo gli eccessi della SADAIC e delle società di gestione collettiva, abilitiamo Internet via satellite e aumentiamo la concorrenza nel settore dei medicinali.

Se consideriamo la Legge Base e la DNU nel loro insieme, abbiamo realizzato la più grande riforma strutturale della storia, otto volte più grande di quella di Menem.

 

Esattamente un anno fa avevamo la disastrosa legge sugli affitti, che ha causato un calo dell’offerta immobiliare e un aumento dei prezzi degli affitti ben al di sopra dell’inflazione. Oggi i contratti di affitto sono accordi liberi tra le parti, l'offerta immobiliare non smette di crescere e il prezzo medio degli affitti è sceso fino al 30% in termini reali.

 

Esattamente un anno fa abbiamo avuto il disastroso sistema SIRA, utilizzato da un gruppo di cleptomani per raccogliere tangenti sulle importazioni. Oggi, chiunque voglia importare qualcosa può farlo, e ogni giorno riduciamo le tariffe per più beni, come erbicidi, urea, input di plastica, pneumatici, elettrodomestici, motociclette, prodotti LED e molti altri, abbassando i prezzi e avvantaggiando tutta la nostra società attraverso la concorrenza.

 

Un anno fa eravamo tra i 35 paesi peggiori al mondo nella classifica della libertà economica. Oggi siamo già nella metà superiore della classifica e non ci fermeremo finché non diventeremo il paese più libero del mondo.

Pertanto, il nostro obiettivo è realizzare altre 3.200 riforme strutturali prima della fine del nostro mandato.

 

Esattamente un anno fa, vedere le strade delle nostre città prese d’assalto dai picchetti era la norma. Immaginiamo che nel 2023 ci siano stati più di 8.000 picchetti, una media di 32 picchetti al giorno lavorativo in tutto il paese. Oggi i manifestanti hanno paura di scendere in piazza, e la gente può circolare tranquillamente, ed è giusto che sia così, perché per noi l’ordine pubblico è sacro.

Ciò è accaduto anche perché, un anno fa, esisteva un sistema di rappresentanza forzata attraverso il quale lo Stato costringeva i più vulnerabili a dipendere da diversi gestori della povertà che li obbligavano a partecipare a picchetti per avere il sussidi. Oggi tutta l'assistenza sociale viene assegnata direttamente ai beneficiari, senza intermediari.

 

Un anno fa, la tessera alimentare universale per l’assegno familiare non arrivava a coprire il 60% del paniere di base. Nel corso di quest'anno tali sussidi sono raddoppiati in termini reali, e oggi ne coprono già il 100%.

In altre parole, abbiamo mantenuto la nostra promessa di prenderci cura dei più vulnerabili durante il periodo di aggiustamento.

 

Un anno fa le nostre forze dell'ordine erano disprezzate dalla classe politica, le strade erano terra di nessuno, regnava l’“ognuno per sé”. Abbiamo chiuso l'anno con più di 250 omicidi a Rosario, completamente cooptata dal narcotraffico. Ora, chi li commette, paga. Abbiamo lanciato il Piano Bandera e siamo riusciti a ridurre del 63% gli omicidi a Rosario.

Stiamo anche mettendo i carcerati di tutto il Paese a lavorare, in modo che possano in qualche modo ripagare la società per tutto il danno che hanno causato.

Abbiamo intrapreso l’unica strada possibile per porre fine all’insicurezza, una delle battaglie più lunghe e difficili che l’Argentina ha davanti a sé.

 

Un anno fa, era consuetudine che i governi argentini fossero uno zimbello a livello globale, associati alle peggiori dittature e regimi criminali. Questa è stata una pratica decennale, in cui, nel migliore dei casi, eravamo un paese irrilevante e, nel peggiore, eravamo usati come esempio, in tutto il pianeta, di tutto ciò che non doveva essere fatto o detto. Oggi il mondo punta ancora una volta gli occhi sull’Argentina e per giuste ragioni. Cittadini e investitori di tutto il mondo stanno valutando la possibilità di venire a vivere qui e, in materia economica, una potenza come gli Stati Uniti sta progettando il proprio Ministero della Deregolamentazione a immagine e somiglianza del nostro.

 

Un anno fa dicevano che non saremmo arrivati a gennaio. Oggi siamo già a dicembre. Lo hanno detto perché avevano bisogno che non fossimo frettolosi e non scoprissimo i loro imbrogli, ma indovinate un po': li stiamo scoprendo uno per uno, senza dargli tregua. E non ce ne andremo da nessuna parte. Si chiederanno se questo che stiamo facendo funziona: se funziona una politica fiscale ortodossa, se funziona l’intransigenza con l’estorsione e la criminalità, se funciona ridurre lo Stato per far crescere la società. Perché nessuno lo ha fatto prima? Ciò che accade è che - nella maggior parte dei casi – quello che è positivo per la società è dannoso per la politica e viceversa. Questa è la natura del modello delle caste. Hanno bisogno che la società vada male affinché le cose vadano bene per loro. Dobbiamo capire perché la casta si comporta in questo modo: a loro non interessa pensare a lungo termine. La loro mente non è fissata su un progetto di nazione, ma sullo sperperare il futuro a favore dell'immediato presente. È nel loro DNA. Non pensano ad altro che a sfruttare al massimo la società qui e ora per il proprio tornaconto politico.

Quando il re Luigi XV di Francia sperperava le ricchezze del regno nei suoi piaceri personali, diceva una frase: “Dopo di noi, il diluvio”. In altre parole, alla casta non interessa il futuro; Lasciamo che le generazioni future se ne occupino al meglio delle loro possibilità.

 

Mentre la politica imparava a bruciare il futuro degli argentini a proprio vantaggio, gran parte della società si abituava alla stessa dinamica. Costretta dalla visione a breve termine imposta dall’alto, non scorgeva altra via d’uscita se non quella di scambiare il suo voto con benefici sempre più immediati. L’emissione monetaria indiscriminata e l’espansione statale sono due espressioni di questo fenomeno. Entrambi si basano sul produrre una sensazione di beneficio immediato, mentre i loro effetti negativi si avvertono solo nel tempo. Intere carriere politiche sono state costruite in questo modo, lasciando società sempre più distrutte, con uno Stato sempre più ingombrante e costoso. I privilegiati dello Stato onnipresente, che erano sempre di più, sono diventati parti interessate e difensori del “che nulla cambi”. Questo spiega perché giornalisti, sindacati, organizzazioni sociali e politici di ogni genere, che fino a poco tempo fa si beccavano gli occhi, si sono uniti in difesa dello status quo come se appartenessero allo stesso partito: lo Stato partito. Vogliono vivere nella loro torre d'avorio, nel loro paradiso fittizio, eretto su una società sempre più impoverita. Chiamano i loro privilegi “diritti acquisiti”, quasi come se fossero una sorta di nobiltà con il diritto divino di vivere a spese della società. Bene, siamo venuti per smantellare quel sistema da radici. Siamo arrivati a porre fine al regime di privilegi che trasformava i buoni argentini in cittadini di seconda classe. È arrivata l'ora dell'uomo comune.

 

Per questo tagliamo la spesa pubblica con la motosega. Abbiamo posto fine al palinsesto pubblicitario dei media, che solo nel 2023 ammontava a più di 100 miliardi di pesos in valore attuale.

Abbiamo ridotto i ministeri da 18 a 8, eliminato quasi 100 tra segretariati e sottosegretari e chiuso più di 200 uffici che avevano funzioni doppie o obsolete. Abbiamo congelato gli stipendi degli alti funzionari da gennaio ad oggi. Abbiamo chiuso la TELAM, che funzionava come agenzia di propaganda kirchnerista, e solo per quest'anno aveva stimato una perdita di 20 miliardi di pesos.

Abbiamo licenziato 34 mila dipendenti pubblici e per i restanti stiamo facendo il test di idoneità.

Per questo motivo abbiamo eliminato anche le posizioni ereditarie nello Stato, che ci riportavano all'epoca coloniale dei privilegi nobiliari.

Abbiamo chiuso l'INADI e il Ministero delle Donne, che erano nascondigli di militanti e venivano utilizzati per perseguitare gli avversari politici.

Mettiamo fine ai privilegi della casta sindacale nelle aziende pubbliche come Aerolíneas e Intercargo e, anche se continuano a volerci estorcere, non cederemo. Stiamo facendo capire a tanti dipendenti pubblici che si credevano esseri superiori che sono dipendenti pubblici, che sono lì per fornire un servizio di qualità a chi paga le tasse. Inoltre, abbiamo eliminato più di 15 fondi fiduciari che erano dispensatori di incarichi politici. Abbiamo eliminato i sussidi all'INCAA, che è passato da un deficit di 2 milioni di dollari ad un surplus di oltre 4. Abbiamo eliminato l’imbroglio che era il Registro Unico dei Trasporti Automobilistici, facendo risparmiare agli argentini più di 36 miliardi di pesos all'anno. Attraverso SIGEN abbiamo fatto revisione contabile del intero Stato e stiamo verificando le università pubbliche, che devono rendere conto anche alla società civile, anche se oppongono  resistenza.

Tutto questo non è un anticipato canto di vittoria, ma piuttosto il riconoscimento che abbiamo seguito il percorso che ci eravamo prefissati e la conferma che anche i nostri prossimi obiettivi saranno anche realtà.

Perché esattamente un anno fa nel dibattito pubblico e nei media c’era grande scetticismo sulla possibilità di successo del nostro governo. Nella migliore delle ipotesi, hanno affermato che non avevamo l’esperienza, la capacità o il potere politico necessari per raggiungere i nostri obiettivi. Nella peggiore delle ipotesi, che il nostro governo non sarebbe durato nemmeno tre mesi, e molti scagnozzi della casta hanno cercato di far avverare questa previsione con la forza bruta.

Nonostante ciò, siamo riusciti a stabilizzare l’economia ed evitare la catastrofe verso cui eravamo diretti. E con soltanto il 15% dei deputati e il 10% dei senatori abbiamo realizzato la più grande riforma strutturale della storia argentina.

Quello che voglio dirvi con tutto questo è che - se abbiamo potuto fare così tanto nonostante avessimo tutti contro - immaginate tutto quello che potremo fare con il vento a nostro favore. Potremmo andare due volte più lontano, due volte più velocemente. Potrei passare un anno intero a descrivere le cose che sono cambiate in quest'ultimo anno, ma non voglio perdere così tanto tempo, perché un'altra cosa che è cambiata in questi 12 mesi è stata smettere di guardare indietro e iniziare a guardare avanti.

 

Voglio approfittare di qualche minuto di questo bilancio dell'anno che stiamo facendo per raccontarvi come sarà questo futuro prospero che sta iniziando, affinché possiate tracciare il vostro destino, quello della vostra famiglia e sempre in libertà.

Proprio come avevamo detto, nel secondo trimestre l'attività ha già cominciato a riprendere, cioè fare i compiti sta dando i suoi frutti. Questa tendenza continuerà l’anno prossimo. Stiamo entrando in un anno di bassa inflazione, elevata crescita economica e, di conseguenza, crescita sostenuta del potere d’acquisto degli argentini, qualcosa che gli argentini non sperimentavano da decenni.

Perché dico che il prossimo anno avremo una crescita sostenuta? Lo dico essenzialmente per due motivi. Innanzitutto qualcosa che stiamo vedendo già oggi: l’economia è entrata in una ripresa ciclica che ci sta tirando fuori dal buco in cui ci avevano cacciato. Questa ripresa ciclica si basa su due fattori: da un lato, la ricomposizione dei salari e delle pensioni reali dovuta alla distruzione dell'inflazione; Dall'altro, la ricomposizione delle scorte delle imprese, che darà impulso all'economia dopo la liquidazione di inventari nella prima metà di quest'anno. Ma questo è congiunturale, fa parte di ciò a cui stiamo assistendo oggi e che spiega la forte crescita dell’economia nell’ultimo trimestre.

Ma c’è anche la questione strutturale. I risparmi realizzati quest'anno di 15 punti di PIL, che la politica dilapidava, sono stati restituiti al settore privato, il che genererà un aumento degli investimenti e anche dei consumi. D’altro canto, la riduzione del rischio paese e, di conseguenza, del tasso di interesse, abbassa il costo del capitale e, quindi, produrrà un aumento diretto degli investimenti. Inoltre, a questi due fattori si aggiunge un terzo, ovvero la riduzione del carico fiscale totale, sia attraverso l'eliminazione della tassa inflazionistica e/o attraverso la riduzione delle tasse esplicite, che dovremo affrontare l'anno prossimo. Infatti, il mio team sta attualmente completando una riforma fiscale strutturale che ridurrà del 90% le tasse nazionali e restituirà alle province l’autonomia fiscale che non avrebbero mai dovuto perdere. Così, l'anno prossimo assisteremo ad una vera e propria concorrenza fiscale tra le province argentine per vedere chi attira più investimenti.

Il quarto punto centrale del processo di crescita che vedremo a partire dal prossimo anno ha che fare con la questione monetaria: la convergenza del cambio parallelo al cambio ufficiale, a cui stiamo assistendo in questi giorni e che non si è mai verificata in passato nella storia dell'umanità, perché l'ufficiale converge sempre dove c'era il parallelo e non viceversa. Questo ci avvicina ogni giorno di più all’uscita definitiva dalla trappola di cambio, un’aberrazione che non sarebbe mai dovuta accadere e che, con noi, finirà l’anno prossimo e per sempre. Per fare questo stiamo lavorando ad una soluzione definitiva al problema di stocks della Banca Centrale, che potrà avvenire sia attraverso un nuovo programma con il Fondo Monetario e/o attraverso un accordo con gli investitori privati. Ma, oltre a ciò, per portare avanti il processo di chiusura della Banca Centrale che abbiamo promesso e che porrà fine per sempre all’inflazione in Argentina, abbiamo annunciato un programma di concorrenza valutaria affinché tutti gli argentini possano utilizzare la valuta che desiderano nelle loro transazioni quotidiane. Potrai effettuare transazioni nella valuta che desideri, si creda o no, lo stiamo facendo. Ciò significa che d'ora in poi ogni argentino potrà comprare, vendere e fatturare in dollari o nella valuta che ritiene, salvo il pagamento delle tasse, che per ora continuerà ad essere in pesos. Tutto ciò significa che questo processo di crescita sarà sostenibile nel tempo, cioè che stiamo abbandonando quegli alti e bassi che erano insiti nella nostra economia, in cui un anno eravamo bravi, quello dopo cadevamo, e così via, senza realmente crescere durante decenni e diminuendo in termini pro capite. Questa volta no. La crescita è destinata a durare, così come il surplus fiscale.

Per accelerare la ripresa è anche essenziale rompere le catene del commercio estero che oggi ci soffocano, per poter esportare e importare più beni e servizi di migliore qualità e a un prezzo migliore. Per questo motivo, come ho annunciato al vertice del Mercosur, stiamo avanzando una proposta per eliminare gli ostacoli tariffari che riducono il commercio all’interno del blocco, ma cercheremo anche di ridurre la tariffa esterna comune che rende la vita più costosa per tutti noi senza alcuna beneficio in cambio. Il nostro obiettivo finale nel Mercosur è quello di aumentare l'autonomia dei membri dell'organizzazione rispetto al resto del mondo, in modo che ogni paese possa commerciare liberamente con chi vuole come meglio crede.

In questo senso, il nostro primo obiettivo sarà quello di promuovere l’anno prossimo un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, accordo che avrebbe dovuto essere concluso 19 anni fa. Immaginate quanto saremmo cresciuti in questi quasi due decenni se avessimo commerciato con la prima potenza mondiale. Tutta quella crescita ci è stata tolta con la semplice firma di un gruppo di burocrati, che ci ha privato dei benefici del libero commercio.

In questo modo l’Argentina smetterà di voltare le spalle al mondo e tornerà ad essere protagonista del commercio globale, perché non c’è prosperità senza commercio e non c’è commercio senza libertà.

Parallelamente a tutto questo, grazie al RIGI, avremo un campo in crescita pieno di nuovi giocatori mai esistiti nel nostro Paese. A seguito del nuovo quadro fiscale applicato agli investimenti superiori a 200 milioni di dollari, abbiamo già richieste di approvazione di investimenti per più di 11,8 miliardi di dollari, e si annunciano altri mille miliardi in settori come infrastrutture, miniere, acciaio, energia, automobilistico , tecnologia, petrolio e gas. Questo funziona come un’anteprima di come sarà il nostro futuro regime fiscale basso.

I grandi investimenti a regime porteranno ad un boom commerciale, perché così come generano nuova occupazione diretta, richiedono beni e servizi ad aziende già esistenti, generando migliaia di posti di lavoro indiretti e migliorando la produttività. Questi investimenti funzioneranno come un’iniezione di steroidi nella nostra economia, mettendoci nella posizione in cui avremmo dovuto essere molti anni fa.

A sua volta, il Ministro della Deregolamentazione continua la sua maratona, abbassando ogni giorno di più il costo argentino, rendendoci ogni secondo più competitivi, il che si tradurrà anche in un aumento della produttività per tutti i settori dell’economia, aumentando tutto ciò che già ho menzionato prima.

In termini di riforma dello Stato, quest’anno avete conosciuto già la motosega, ma essa consisteva soprattutto nell’invertire gli eccessi degli ultimi anni kirchneristi. Ora arriva la motosega del profondo, perché ciò che dobbiamo ricostruire sono strati geologici di organismi e funzioni statali ingiustificate. Ci siamo abituati a pensare allo Stato nazionale come a una tata che deve prendersi cura di tutto, dall'alimentazione all'intrattenimento di ogni cittadino. Ma quando uno Stato si assume compiti che non lo riguardano, oltre a distruggere il settore privato, finisce per non adempiere ai suoi obblighi più elementari, come garantire l’ordine pubblico o avere una moneta stabile. Abbiamo imparato tutto questo nel modo più duro negli ultimi 20 anni. Lo dirò apertamente: è sempre controproducente che il governo nazionale si faccia carico di questioni che possono essere risolte dagli enti locali o meglio gestite dal settore privato attraverso meccanismi di mercato. Per questo motivo effettueremo una verifica spietata per portare avanti la più profonda riduzione della spesa pubblica nella storia dell’Argentina. Ciò ci porterà a uno Stato più piccolo, più efficace e più economico per tutti i contribuenti. Continueremo ad eliminare agenzie, segreterie, sottosegretariati, aziende pubbliche e tutti i livelli dello Stato che non dovrebbero esistere. Verrà eliminata ogni attribuzione o compito che non corrisponda a ciò che spetta allo Stato nazionale. Perché più piccolo è lo Stato, maggiore è la Libertà.

 

In termini di sicurezza, non ci fermeremo finché la nostra dottrina del “chi delinque, paga” non sarà scolpita nella memoria di ogni criminale. Proporremo una legge sulla reiterazione in modo che i detenuti recidivi paghino di più per aver commesso nuovamente reati. Promuoveremo anche una legge antimafia, a immagine e somiglianza della legge RICO, che ha eliminato la criminalità organizzata negli Stati Uniti 50 anni fa. Allo stesso tempo, renderemo reale l’abbassamento dell’età di imputabilità, in modo che chiunque sia abbastanza maturo per commettere un reato sia anche abbastanza maturo per subirne le conseguenze.

D’altro canto, riformeremo la Polizia Federale per trasformarla in un’agenzia federale di investigazione criminale, aumentandone l’efficienza operativa, la professionalizzazione, la tecnologia e la capacità di combattere i crimini nazionali e transnazionali. Infine, promuoveremo un’unità antinarcoterrorismo sulla tripla frontiera in coordinamento con i nostri vicini che compongono il Mercosur. Ciò che rappresenta il capitale umano, la debacle economica, sociale e culturale degli ultimi decenni, ha lasciato un sistema in cui milioni di bambini iniziano la loro vita senza protezione e affamati, attraversano l’infanzia e l’adolescenza senza imparare a leggere o scrivere e non riescono mai a inserirsi correttamente nella società. Con il Ministero del Capitale Umano, abbiamo la sfida titanica di ricostruire i legami sociali e fornire strumenti alle nostre generazioni future, al servizio delle quali lavoreremo con diversi programmi di alfabetizzazione, formazione e rafforzamento del ruolo delle famiglie.

 

Come vi ho detto, la crociata di deregolamentazione di questo governo ci ha messo sulla mappa del mondo. In termini tecnologici, ciò fa presagire un futuro di enormi opportunità, perché la svolta verso la libertà e l’ottimismo tecnologico che sta prendendo l’Argentina contrasta con molti paesi sviluppati, che si avvicinano ogni giorno di più all’inferno normativo. Abbiamo molta energia, molte terre fredde e inospitali e molte risorse umane di qualità. Non per niente siamo il paese con il maggior numero di unicorni tecnologici pro capite nella regione. Questi tre fattori combinati formano una tempesta perfetta per attrarre investimenti di altissimo livello nell’intelligenza artificiale. Nessuno si sorprenda se l’Argentina diventerà il prossimo hub di intelligenza artificiale nel mondo. Non è un caso, infatti, che le più grandi aziende del mondo stiano valutando progetti in Argentina. La cosa interessante è che l’aumento della domanda di energia causato dall’intelligenza artificiale genererà una rinascita dell’energia nucleare in tutto il mondo dopo decenni di declino, e noi non rimarremo indietro. Progetteremo un piano nucleare argentino che preveda la costruzione di nuovi reattori, nonché la ricerca sulle tecnologie emergenti per reattori piccoli o modulari, mantenendo i più alti standard di sicurezza ed efficienza. Questo piano sarà presentato nei prossimi giorni dal Dottor Reidel e ci metterà, ancora una volta, in prima linea nella questione.

 

Quando in Argentina prevalevano le idee di libertà, eravamo la punta di diamante della regione in termini tecnologici. Nel 1900, l’Argentina era il paese con la più grande rete ferroviaria dell’America Latina e l’undicesimo nel mondo. Oggi, paradossalmente, solo riscoprendo le verità del nostro profondo passato possiamo sfruttare le nostre potenzialità e fare un salto nel futuro.

 

Insomma, e per concludere, spero che poter misurare quanto è cambiata l’Argentina in un solo anno ci aiuti a dare carburante alla nostra speranza, pensando al prossimo anno. Abbiamo ancora una lunga strada da percorrere, ma oggi, per la prima volta dopo decenni, abbiamo gettato le basi affinché questa strada conduca al paese prospero e fiorente che i nostri padri fondatori sognavano.

Dove una volta c’era angoscia, oggi prevalgono stabilità e prevedibilità. Dove prima eravamo abbandonati al caos e alla violenza, oggi regna l’ordine. Dove prima si soffriva l’oppressione dello Stato, oggi è tornata a regnare la libertà. Dove un tempo regnavano i privilegi di pochi, oggi prevale l’uguaglianza davanti alla legge per tutti. Senza quei pilastri fondamentali che sono mancati per diversi anni, per il nostro paese non ci sarebbe alcuna via d’uscita.

Ora, da uno dei paesi con i peggiori risultati economici degli ultimi 40 anni, siamo diventati uno di quelli con le migliori proiezioni per i prossimi 40 anni. Tutti parlano dell'Argentina, e c'è anche chi considera l'intero processo un vero e proprio miracolo economico: il Miracolo Argentino.

 

Voglio ringraziare ciascuno dei membri del mio gabinetto per l’immenso lavoro svolto durante tutto l’anno. Niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza di voi. In particolare, voglio ringraziare mia sorella, la segretaria generale della presidenza, per l'enorme lavoro che ha svolto, non solo durante la campagna, ma durante tutto quest'anno. Senza di lei, nulla di tutto ciò sarebbe possibile. L’Argentina avrà per sempre un enorme debito di gratitudine nei suoi confronti.

Ma non possiamo riposare sugli allori. Il prossimo anno sarà un anno elettorale. A differenza di quello che fanno solitamente i politici, che negli anni elettorali si dedicano a sperperare il denaro di tutti gli argentini come se fosse il proprio in cerca di voti, noi faremo qualcosa di diverso. È un fatto unico nella storia delle democrazie moderne che un governo inizi l’anno elettorale senza una politica fiscale e monetaria espansiva, perché è proprio questa la logica del passato che ci ha affondato. Non cadremo in questa tentazione che ha sedotto la casta, perché noi siamo il futuro e la prosperità. Continueremo il nostro programma di aggiustamento per poter abbassare le tasse e restituire denaro al settore privato, e metteremo sul tavolo un’agenda di riforme profonde, sviluppate sui pilastri che vi ho detto oggi, affinché la società possa legalmente scegliere quale Paese vuole. Una riforma fiscale, una riforma delle pensioni, una vera riforma del lavoro, una riforma delle leggi sulla sicurezza nazionale, una profonda riforma penale, una riforma politica e molte altre riforme che il Paese necessita da decenni.

 

Per la prima volta dopo molti anni, le elezioni del prossimo anno non riguarderanno le persone, ma le idee. Sarà una scelta tra i politici stantii del passato o la nostra agenda del futuro. Plebisciteremo i pilastri su cui vogliamo costruire questa nuova Argentina, molti dei quali abbiamo difeso come concetti durante tutto l’anno e su cui si sono impegnati molti leader quando hanno firmato il Patto Di Maggio. Spero che riflettere insieme su quanto siamo cambiati e quanto ancora dobbiamo fare ci aiuterà a valutare la posta in gioco il prossimo anno, perché ora, per la prima volta dopo molto tempo, noi argentini abbiamo qualcosa da perdere. Pertanto, come ha affermato Thomas Jefferson: "Il prezzo della libertà è la sua eterna vigilanza".

Sulla stessa linea voglio estendere un monito anche al resto della politica. Credevano erroneamente che l’elezione di questo governo fosse uno sfogo capriccioso della società in un momento di profonda inquietudine. Ebbene, quest’anno la società ha dimostrato loro che il loro impegno per il cambiamento non era un capriccio momentaneo, ma piuttosto una convinzione incrollabile, sostenuta dalla speranza di ricostruire la nostra nazione. Gli argentini non tollerano e non tollereranno ostacoli insensati e dannosi alle nostre riforme, e sarebbe un atto di notevole ingenuità non imparare da quest’ultimo anno. Che gli piaccia o no, l’Argentina è uscita dal buco in cui ci avevano gettato i politici, e oggi, per la prima volta dopo decenni, appare il sole della speranza. Il Paese si sta dirigendo verso un futuro di prosperità che, per molti di voi, è inimmaginabile. Ma niente e nessuno potrà togliere questa speranza agli argentini, perché, a differenza di altri momenti della nostra Storia in cui la speranza si basava su semplici parole vuote, noi abbiamo portato risultati. Possono essere visti, possono essere sentiti. Quel futuro di prosperità è alla nostra portata. Non possono farci niente: possono saltare sul treno del progresso oppure esserne travolti.

 

Senza ulteriori indugi, voglio ringraziare ancora tutti gli argentini per l'enorme sacrificio che hanno fatto quest'anno. Sappiate che non è stato invano e che tutto l'anno trascorso sarà ricordato come il primo anno della Nuova Argentina.

Spero che avrete un felice dicembre in famiglia e grandi progetti per il prossimo anno. Siate certi che questo governo vi difenderà con le unghie e con i denti e non perderà mai la fiducia nella futura grandezza della nostra Repubblica. Possa Dio benedire ognuno di voi e possano le forze del cielo essere con noi. Grazie mille!

Javier Milei