I pessimi maestri: professori di filosofia noti e meno noti indicano nel pensiero liberale la causa dei mali del presente: io non mi lascio ingannare e resto liberale

Intanto l’anarco capitalismo di Xavier Milei dà i suoi primi frutti e il Presidente argentino gode oggi di un consenso record del 56% tra i suoi connazionali

Il capitalismo maturo – quello americano - somiglia alla fine di una partita di Monopoli: un giocatore si accaparra tutto, gli altri escono dal gioco.

L’iniquità è talmente evidente da provocare reazioni apparentemente sensate: il marxismo viene riscoperto e vive una nuova stagione di gloria.

All’ombra del carrozzone carnevalesco del Kitsch della politica, si sta formando un gruppo di vetero marxisti, educati nelle sezioni del FGCI e nelle facoltà di filosofia, che non perde occasione per attaccare l’ideologia liberale.

L’equivoco è tragico: quando sei un professore di filosofia e non perdi occasione per scrivere contro l’ideologia liberale, ti meriti un governo autoritario. Fino a oggi, non ho mai attaccato le persone ma le loro idee. Purtroppo, inizio a essere stanco di usare il fioretto e cresce la voglia di usare il manganello. La causa di questo presente distopico non è l’ideologia liberale ma il suo superamento operato dal potere finanziario. Corrompendo la politica, finanzieri noti e meno noti hanno in mano il sistema e oggi controllano l’emissione di moneta che utilizzano per finanziare per prime le proprie banche e quindi le industrie partecipate (in tutti i settori, non ripeto per la millesima volta quale sia la galassia controllata da BlackRock). Volete un’economia pianificata di tipo sovietico? Davvero, con questa classe politica rivoltante?

Per auspicare la presa del potere da parte di un regime marxista, occorre partire da un assunto completamente sbagliato: e proprio i filosofi dovrebbero sapere quanto un assunto sbagliato conduca lontano dalla Verità…

Chi si arroghi il diritto di teorizzare un modello di società umana, dovrebbe partire dalla realtà: il modello deve funzionare con gli esseri umani disponibili, non con i Santi.

Pensiamo a un regime totalitario con a capo una persona come Pina Picierno (no, non voglio esagerare) o come Antonio Tajani. Certo, già abbiamo Ursula von der Leyen e per immaginare scenari peggiori occorre molta fantasia… Ma la realtà è questa, questi i protagonisti della politica.

Il liberalismo è indispensabile, occorre meno Stato, non la restaurazione di un marxismo che ha dato prova di impoverire e intristire la gente. Marxismo nell’epoca delle influencer… ma per favore! Ecco, voi professori di filosofia ambite a diventare influencer. In fondo, con i vostri post vetero marxisti, volete soltanto guadagnare più like. Rivoluzionari da tastiera senza nessuna concretezza, senza una vera comprensione dei meccanismi che vanno scardinati: 1) l’emissione di moneta in mano ai privati (con un controllo statale o sovranazionale, ma in mano a privati), 2) i media in mano ai gruppi di potere, 3) l’abolizione dei contrappesi necessari perché esista il libero mercato (oggi completamente asservito e controllato dai grandi fondi americani). C’era una volta la normativa anti trust che impediva l’acquisizione di posizioni dominanti, oggi per competere con la Cina gli USA hanno data carta bianca ai monopolisti e i monopolisti dettano l’agenda politica. Emblematico il caso di Bill Gates che ottiene la modifica della normativa sui vaccini grazie al lobbysmo del CEPI. Traduco dal sito ufficiale:

“Il CEPI è un'innovativa partnership globale tra organizzazioni pubbliche, private, filantropiche e della società civile. Lavoriamo insieme per accelerare lo sviluppo di vaccini contro le malattie infettive emergenti e consentire un accesso equo a questi vaccini per le persone durante le epidemie”.

Emblematico, perché dimostra l’alleanza tra Klaus Schwab (Forum di Davos), Bill Gates e BlackRock per la promozione dei vaccini e tutto questo ben prima del 2019.

Il capitalismo ha consentito uno sviluppo straordinario dell’umanità.

Memorabile la difesa del capitalismo operata da Xavier Milei a Davos, lo scorso gennaio: “Ora, per capire cosa siamo qui a difendere, è importante definire di cosa parliamo quando parliamo di libertarismo. Per definirlo ritorno alle parole del più grande eroe delle idee di libertà in Argentina, il professor Alberto Benegas Lynch ha affermato che: “Il libertarismo è il rispetto illimitato del progetto di vita degli altri, basato sul principio di non aggressione, sulla difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà degli individui, le cui istituzioni fondamentali sono la proprietà privata, i mercati liberi dall’intervento statale, la libera concorrenza, la divisione del lavoro e la cooperazione sociale. Dove si può avere successo solo servendo il prossimo con beni di migliore qualità a un prezzo migliore”.

La deriva del capitalismo non dipende dal libertarismo (o dal liberalismo), ma dalla tacita o esplicita abrogazione dei contrappesi necessari per un corretto funzionamento del libero mercato. Mi riferisco in primo luogo alla normativa anti trust, che impedisce a un capitalista di acquisire una posizione dominante.

La vicina Svizzera non può certo essere definita una Nazione marxista, ma ha limitato il devastante impatto di Amazon sul commercio al dettaglio con una normativa che il resto d’Europa avrebbe fatto bene a copiare: a partire dal 1° gennaio 2019, le società con sede all’estero (nota, Amazon ha sede in Lussemburgo) che si occupano di vendita per corrispondenza e che generano un fatturato superiore a 100.000 franchi svizzeri all'anno sono state assoggettate a tassazione in Svizzera.

Ma torniamo a Xavier Milei e al suo inedito esperimento anarco capitalista: oggi il Presidente argentino gode di un consenso record del 56% tra i suoi connazionali. Nel suo discorso al World Economic Forum, ha detto, tra l’altro:

“Se consideriamo la storia del progresso economico, possiamo vedere come dall’anno zero fino all’anno 1800 circa, il pil pro capite nel mondo è rimasto praticamente costante durante tutto il periodo di riferimento. Se si guarda un grafico dell’evoluzione della crescita economica nel corso della storia umana, si vede un grafico a forma di mazza da hockey: una funzione esponenziale che è rimasta costante per il 90 per cento del tempo e scatta esponenzialmente verso l’alto a partire dal XIX secolo. L’unica eccezione a questa storia di stagnazione si ebbe alla fine del XV secolo con la scoperta dell’America. Ma a parte questa eccezione, durante tutto il periodo compreso tra l’anno zero e l’anno 1800, il pil pro capite a livello globale è rimasto stagnante. Ora, non solo il capitalismo ha generato un’esplosione di ricchezza dal momento in cui è stato adottato come sistema economico, ma se si analizzano i dati, ciò che si osserva è che la crescita ha accelerato durante tutto il periodo.

Durante tutto il periodo compreso tra l’anno zero e il 1800, il tasso di crescita del pil pro capite è rimasto stabile intorno allo 0,02 per cento annuo, ovvero una crescita praticamente nulla. A partire dal XIX secolo, con la rivoluzione industriale, il tasso di crescita salì allo 0,66 per cento. A questo ritmo, per raddoppiare il pil pro capite, ci vogliono circa 107 anni. Ora, se guardiamo al periodo tra il 1900 e il 1950, il tasso di crescita accelera all’1,66 per cento annuo. Per raddoppiare il pil pro capite non servono più 107 anni, ma 66. E se prendiamo il periodo tra il 1950 e il 2000, vediamo che il tasso di crescita è stato del 2,1 per cento annuo, da che deriverebbe che in soli 33 anni potremmo raddoppiare il pil mondiale pro capite. Questa tendenza, lungi dal fermarsi, rimane viva anche oggi. Se prendiamo il periodo tra il 2000 e il 2023, il tasso di crescita è nuovamente accelerato al 3 per cento annuo, il che implica che potremmo raddoppiare il nostro pil pro capite nel mondo in soli 23 anni. Ora, quando si studia il pil pro capite dal 1800 a oggi, ciò che si osserva è che dopo la Rivoluzione industriale il pil pro capite mondiale si è moltiplicato di oltre 15 volte, generando un’esplosione di ricchezza che ha fatto uscire dalla povertà il 90 per cento della popolazione mondiale. Non dobbiamo mai dimenticare che nel 1800 circa il 95 per cento della popolazione mondiale viveva nella povertà più estrema, mentre quel numero è sceso al 5 per centro nel 2020, prima della pandemia".

Il capitalismo non ha realizzato l’equità sociale, ma ha generato un benessere impensabile in tempi pre-capitalisti. Del resto, in Italia, il Rinascimento trasse la sua linfa dalla nascita del moderno sistema finanziario.

Io non sono un anarco capitalista, né un iper liberista, ma un social democratico che crede necessario l’intervento statale nell’economia, soprattutto a livello legislativo, per correggere la naturale tendenza alla formazione di monopoli. Quando la finanza privata controlla l’emissione di moneta, acquisisce un potere che svuota di significato la politica: il politico – per quanto eletto democraticamente – farà l’interesse del suo finanziatore (ed è esattamente quello che vediamo negli Stati Uniti).

Occorre equilibrio, come in ogni aspetto delle relazioni umane. I “mercati liberi dall’intervento statale” teorizzati dagli iperliberisti portano alla caduta del capitalismo, che a me appare come una sciagura perché scatena un’aggressione alla libertà e alla proprietà degli individui.

Messa da parte l'ideologia liberale, il politico di turno potrà congelare i nostri conti correnti, imporci la sua scelta tra guerra e condizionatori, chiuderci in casa, usarci come cavie per promuovere i propri vaccini che vaccini non sono eccetera eccetera.

Il marxista si aspetta sempre uno Stalin buono e attribuisce la caduta dell’URSS agli errori dei politici sovietici. Non riesce a comprendere che il capitalismo crea ricchezza e l’economia pianificata soltanto una pletora di burocrati di Stato.

Ma è evidente che per un professore di filosofia sia più semplice immaginarsi burocrate di Stato che capitalista, così continua a inveire contro l’ideologia liberale.

Così va il mondo: si sceglie sempre la strada più agevole per primeggiare.

di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia, 10 dicembre 2024