Usa, i grandi fondi finanziari sperano nella deregulation di Trump per dominare i mercati

Sono poche le norme per i fondi privati, che puntano a inglobare anche i risparmi dei cittadini ordinari, con non pochi rischi

Tra le nomine più importanti annunciate da Donald Trump per la sua prossima amministrazione c'è Scott Bessent, che dovrebbe diventare titolare del Dipartimento del Tesoro. Il miliardario Bessent proviene da Wall Street, dove gestisce hedge fund attraverso la società da lui fondata, Key Square Group. Una particolarità che fa storcere il naso a qualcuno della base: Bessent ha iniziato la carriera lavorando con George Soros, il grande finanziatore delle cause di sinistra, che tra l'altro ha investito 2 miliardi di dollari per aiutare Key Square a partire.

Bessent è un sostenitore convinto del metodo Trump, ma con qualche distinguo: vede i dazi come uno strumento importante soprattutto per negoziare, un modo di costringere altri paesi a fare concessioni. Punta all'apertura dei mercati alle esportazioni americane, così come al contrasto all'immigrazione e al traffico di droga. De-enfatizza, dunque, l'obiettivo di generare entrate per lo Stato o riequilibrare i rapporti commerciali, facendo pensare che potrebbe moderare alcuni degli istinti di Trump.

La presenza di un hedge fund manager pone, tuttavia, un'altra questione di politica economica: il ruolo di questi fondi negli investimenti finanziari e nella gestione del risparmio. Da anni crescono i "fondi privati", cioè gruppi che non sollecitano contributi dal pubblico, ma si limitano a investitori qualificati che detengono già una grossa quantità di capitale. I vantaggi sono soprattutto in termini di regole: evitano buona parte dei requisiti che devono essere soddisfatti dai fondi comuni ordinari. Non è necessario pubblicare rendiconti periodici, informazioni sulle proprie pratiche operative, né sui compensi dei gestori.

Questo mondo della finanza privata è cresciuto parecchio negli ultimi tempi. Durante gli anni dell'amministrazione Biden, i mercati hanno toccato nuovi record, e ora la massa gestita da questi fondi ha quasi raggiunto quella dei fondi comuni pubblici. Il rischio è che l'opacità del mondo private nasconda dei pericoli sistemici: la mancanza di informazioni sui loro metodi può significare che i regolatori si trovino impreparati di fronte a momenti di incertezza nei mercati. È già successo nel 1998 con il crollo di LTCM (Long-Term Capital Management), un hedge fund guidato da premi Nobel per l'economia e trader famosi di Wall Street. L'effetto leva utilizzato per speculare sui titoli pubblici provocò il disastro quando scoppiò la crisi delle obbligazioni russe. Il governo USA dovette organizzare un salvataggio per evitare un crac più ampio.

Oggi, la quota del mercato controllata da fondi di questo tipo è molto più alta. Inoltre, i leader del settore puntano ad allentare ulteriormente le regole, permettendo loro di accedere ai risparmi della gente comune, non solo ai capitali dei milionari già attivi nella finanza. Se i rappresentanti di Wall Street nell'amministrazione Trump riusciranno a portare avanti questo progetto, potremmo trovarci di fronte a un nuovo periodo di rischio speculativo.

Un cambiamento di questo tipo rappresenterebbe una violazione esplicita del principio della famosa legge Glass-Steagall degli anni Trenta, che mirava a separare le attività commerciali (conti correnti e prestiti a famiglie e imprese) da quelle di investimento. Il mondo occidentale ha già subito non poche crisi a causa dell'abrogazione di questa separazione bancaria negli anni Novanta. Un’ulteriore accelerazione verso la commistione tra attività produttive e speculative sarebbe una garanzia di un altro periodo di seri guai finanziari entro pochi anni.

di Andrew Spannaus