Sinwar morto "per caso" in seguito a crollo edificio dopo raid israeliano, Idf cerca il fratello Mohammed in lizza per la successione come capo di Hamas
L'individuazione e l'uccisione del leader di Hamas avvenuta in circostanze del tutto fortuite apre il dibattito sulla successione alla guida dell'organizzazione, mentre il conflitto continua a mietere vittime tra la popolazione civile
Sinwar morto "per caso" in seguito al crollo di un edificio a Rafah in cui aveva trovato rifugio il leader di Hamas dopo un raid israeliano. Un video girato da un drone delle Idf mostra un uomo seduto su una poltrona nell’unica porzione ancora in piedi di una palazzina sventrata dai bombardamenti: ha il volto coperto da una kefiah, ha perso una mano ma trova la forza di scagliare un bastone contro il drone che gli gira intorno. Il veicolo aereo senza pilota si ritira e i cannoni dell’Idf tornano a martellare il palazzo, non sappiamo se consapevoli dell’identità dell’uomo nascosto al suo interno, né della presenza di altri civili nelle immediate vicinanze. Infatti, l’individuazione e l'uccisione del capo dei capi dell’organizzazione islamista sono state del tutto casuali e la sua morte è avvenuta dopo il suo tentativo di fuga a seguito di scontri a fuoco dentro una scuola della missione Unwra (ONU). Ad eseguire il raid sul plesso scolastico, i soldati impegnati nel sevizio di leva della brigata Nachal: nel tentativo di fuggire, ferito, Yahya Al-Sinwar avrebbe trovato rifugio nell’edificio che è poi diventato la sua tomba. Dopo la decapitazione di Hamas, tuttavia il conflitto prosegue portando la conta dei morti ad oltre 50mila vittime palestinesi, mentre le Idf cercano il fratello minore di Sinwar, Mohammed, in lizza per la successione come nuovo capo politico e militare del gruppo.
Non solo il fratello di Sinwar: chi c’è in gara alla per la successione alla testa di Hamas
Proprio il fratello di Sinwar, Mohammed, potrebbe assumere il ruolo militare che aveva a Gaza suo fratello maggiore, anche se ci sono molti dubbi sulle sue capacità di rimpiazzarlo come leader politico (Sinwar aveva assunto entrambe le cariche dopo l’uccisione di Ismail Haniyieh a luglio scorso). Il movimento potrebbe decidere di non annunciare il suo prossimo capo politico per motivi di sicurezza oppure, per votare un nuovo capo, potrebbe seguire il processo standard di convocazione del Consiglio della Shura, organo consultivo segreto eletto dai membri di Hamas a Gaza, in Cisgiordania, da quelli della diaspora che si trovano all’estero e altri che sono detenuti nelle prigioni israeliane. Molti analisti infatti concordano che il successore di Sinwar sarà probabilmente qualcuno che si trova attualmente all’estero. Tra gli altri nomi in lizza per la successione, troviamo infatti Khaled Meshal, che ha guidato Hamas dalla fine degli anni Novanta fino al 2017 e che attualmente dirige l’ufficio politico del gruppo che ha sede a Doha, in Qatar. Nato in Cisgiordania, nel 1998 è stato avvelenato da alcuni agenti israeliani e dopo essere entrato in coma ed è stato salvato da un antidoto fornito da Israele come parte di un accordo diplomatico con la Giordania. Quando si era dimesso, nel 2017, il suo posto era stato preso da Ismail Haniyeh. Anche Khalil al Hayya, il vice di Sinwar, si trova in Qatar: fa parte della dirigenza di Hamas da decenni ed è sopravvissuto a un tentativo di omicidio da parte di Israele nel 2007, quando in un un attacco aereo lanciato sulla sua casa a Gaza morirono i membri della sua famiglia, mentre lui non era presente. Altra personalità di spicco di Hamas è Mousa Abu Marzouk, che ha iniziato la propria carriera politica negli Emirati Arabi Uniti dove ha contribuito a fondare la sezione palestinese dei Fratelli Musulmani, un movimento nato in Egitto negli anni Venti da cui poi nacque Hamas. Abu Marzouk ha proseguito il proprio lavoro negli Stati Uniti contribuendo a fondare istituzioni e associazioni per portare avanti la causa palestinese. Sempre negli Stati Uniti era rimasto in carcere per 22 mesi per il sospetto di reati legati al terrorismo: in quell’occasione lui aveva accettato di rinunciare al suo status di residente permanente negli Stati Uniti, di rinunciare a contestare le accuse ed era stato trasferito in Giordania. Muhammad Deif è invece il comandante dell’esercito di Hamas e uno dei presunti pianificatori degli attacchi del 7 ottobre. Si unì al movimento da giovane, nel 2002 divenne il leader dell’ala militare di Hamas, le Brigate Qassam, succedendo al loro fondatore che fu ucciso in un attacco israeliano. Lo scorso luglio, l’esercito israeliano aveva bombardato una zona costiera densamente popolata di Gaza nel tentativo dichiarato di uccidere Deif. Vennero uccisi invece decine di civili palestinesi. L’esercito israeliano sostenne in quell’occasione di aver ucciso anche Deif, ma Hamas non ha mai né confermato né smentito.