Meloni vola a Beirut da militari italiani Unifil e Tajani in Medio Oriente per ribadire centralità missione ONU, USA: "Armi a Israele ma sblocco aiuti umanitari a Gaza"
Meloni prepara una doppia missione in Medio Oriente, mentre cresce la pressione degli Stati Uniti per vincolare gli aiuti militari ad Israele ad un miglioramento della crisi umanitaria nella Striscia, anche se ciò non contribuirebbe in alcun modo ad un raggiungimento del cessate il fuoco immediato
La Premier Giogria Meloni vola a Beirut venerdì prossimo per incontrare i militari italiani del contingente Unifil e per vedere da vicino la situazione dopo gli attacchi delle Idf sulle basi dei peacekeeper Onu: "Io dovrei essere in Libano venerdì", ha detto la premier alla Camera in sede di replica nel dibattito sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo di giovedì. Anche "il ministro degli Esteri Antonio Tajani si sta preparando per andare in Israele e Palestina la settimana prossima per ribadire la centralità della missione ONU e l’applicazione della risoluzione 1701. Anche con la nostra presenza stiamo facendo tutto quello che è possibile fare", ha specificato la premier. Nel mentre gli USA, in una lettera firmata dal segretario di Stato Antony Blinken e dal segretario alla difesa Lloyd Austin indirizzata allo Stato ebraico, hanno affermato che verranno inviate ulteriori "armi ad Israele ma solo a fronte dello sblocco di aiuti umanitari a Gaza e di un immediato miglioramento della situazione umanitaria entro 30 giorni". Austin e Blinken hanno affermato nella loro lettera che affinché lo Stato israeliano possa continuare a beneficiare di finanziamenti militari statunitensi, il volume degli aiuti destinati a Gaza deve aumentare ad almeno 350 camion di forniture mediche e alimentari al giorno. Anche il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller ha dichiarato oggi ai giornalisti: "Stiamo chiarendo al governo di Israele che ci sono dei cambiamenti che devono essere implementati e che diamo loro un periodo di tempo adeguato per attuarli".
L’ambiziosa missione-lampo di Meloni in Medioriente
Da qualche giorno Meloni stava ragionando sull’idea di una missione lampo in Medio Oriente dopo il Consiglio europeo di giovedì e venerdì: oltre a tornare nella base di Shama (nel sud-ovest del Libano, a 7 km dal confine con Israele) per incontrare il contingente italiano di stanza per la missione Unifil nel settore, probabilmente la premier italiana tornerà a sedersi davanti al primo ministro libanese Najib Mikati, nel palazzo presidenziale de le Grand Serail di Beirut. Il viaggio potrebbe portare il Primo Ministro italiano anche ad Amman, in Giordania da Re Abdallah II. Giorgia Meloni ha in mente di lanciare un messaggio a Netanyahu: il nostro paese non abbandonerà la missione sotto l’egida ONU né è disposta ad arretrare il proprio raggio d’azione modificando i limiti della zona demilitarizzata. Tempi e logistica permettendo, l’Italia vorrebbe provare ad imporre l’apertura di una finestra di dialogo. Tra palazzo Chigi e la Farnesina si lavora infatti ad una doppia missione: nelle ore in cui Meloni potrebbe muoversi tra Beirut e Amman, il ministro degli Esteri Antonio Tajani potrebbe portare al Cairo, a Gaza e soprattutto a Tel Aviv la convinzione che solo attraverso la piena applicazione della risoluzione 1701 delle Nazioni Unite si possa contribuire alla stabilizzazione del confine israelo-libanese. Nel frattempo, il Senato tornerà a discutere di Libano e Medio Oriente giovedì: a partire dalla 9:00, infatti, il ministro della difesa Guido Crosetto illustrerà un’informativa, fornendo in particolare chiarimenti sulla missione Unifil dopo le sollecitazioni di Pd e Italia Viva. La premier lavorerebbe da tempo anche ad un’iniziativa per rafforzare le forze armate libanesi con nuovi equipaggiamenti e formazione specifica attorno a cui proprio il ministro della Difesa Crosetto conta di condensare il consenso dei suoi colleghi del G7, che riunirà a partire da venerdì a Napoli, dando a Giorgia Meloni la possibilità di annunciarne il successo da Beirut. Un piano ambizioso, che diventa ancora più ampio con un possibile ritorno sul tavolo di un'eventuale missione in Arabia Saudita per fine novembre e inizio dicembre. Intanto, l'ONU ha chiesto che venga condotta una "inchiesta rapida, indipendente e approfondita" sul raid aereo israeliano condotto sul villaggio cristiano di Aitou, nel nord del Libano, dove hanno perso la vita 22 persone tra cui 12 donne e due bambini. Lo ha chiesto il portavoce del’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, Jeremy Laurence, esprimendo "preoccupazioni reali sul rispetto del diritto bellico e dei principi di distinzione e proporzionalità".