Gli uragani entrano nella campagna elettorale USA, mettendo in dubbio la credibilità del governo
Tra emergenze e complotti, i disastri naturali possono influenzare il voto del 5 novembre
La seconda grande tempesta è in arrivo: Hurricane Milton sta per abbattersi su Tampa Bay, città sulla costa occidentale della Florida. Si tratta di una tempesta vasta e potente, di categoria 5, che minaccia una zona che non viene colpita direttamente da un uragano da oltre un secolo. Si temono gravi conseguenze, poiché l'area metropolitana di Tampa è considerata una delle più vulnerabili di tutto il Paese. Milton arriva appena due settimane dopo l'uragano Helene, che ha colpito il nord della Florida, per poi spostarsi verso gli stati della Georgia, Tennessee e North Carolina. Normalmente, le tempeste si indeboliscono quando lasciano il mare, non traendo più energia dall'acqua, ma Helene ha portato un'enorme quantità di pioggia fino alle zone collinari del sud-est degli Stati Uniti, provocando alluvioni e emergenze che sono ancora ben lontane dall'essere risolte.
Sono state le colline del North Carolina a subire le conseguenze maggiori, sia in termini sociali che politici. Nei giorni successivi alla tempesta sono iniziate a circolare teorie complottistiche, secondo cui l'agenzia federale per le emergenze, FEMA, avrebbe pianificato di seppellire i cadaveri con le ruspe e sequestrare i terreni dei residenti. La deputata Marjorie Taylor Greene, repubblicana nota per le sue affermazioni stravaganti, ha perfino dichiarato che "loro" possono controllare il meteo, facendo riferimento a tentativi reali di "inseminazione delle nuvole" per creare pioggia artificiale o combattere i cambiamenti climatici. Queste dichiarazioni hanno suscitato forti critiche, accusandola di alimentare le paure di coloro che sono ancora in grande difficoltà.
Alcune zone del North Carolina rischiano di non poter gestire le elezioni del prossimo 5 novembre, essendo ancora sommerse dall'acqua. Le amministrazioni locali stanno adottando misure per far fronte al problema, mentre i repubblicani temono di perdere voti, dato che si tratta di contee rurali, dove dominano i conservatori. Il North Carolina è uno stato chiave quest'anno: se dovesse optare per i democratici, potrebbe garantire la vittoria di Kamala Harris.
Più in generale, c'è un rischio per l'amministrazione Biden, che si rifletterebbe direttamente sulla vicepresidente in carica. Una risposta debole da parte del governo federale può generare risentimento verso le istituzioni pubbliche. È successo nel 2005, quando la reputazione di George W. Bush fu gravemente danneggiata dalla sua gestione dell'uragano Katrina. Inizialmente, il presidente non intervenne, rimanendo in vacanza nel suo ranch in Texas. Quando finalmente tornò a Washington, il suo aereo sorvolò la città di New Orleans, dando l'impressione di essere distante dal problema e riluttante a impegnarsi direttamente.
Non sorprende, quindi, che oggi gli uragani siano diventati un tema centrale dello scontro politico. Donald Trump si è recato nel North Carolina, accusando il governo di aver abbandonato lo stato. Pochi giorni dopo, Kamala Harris è arrivata per dimostrare la sua vicinanza alla popolazione, mentre la Casa Bianca – insieme ai politici locali, anche repubblicani – ha sottolineato la piena collaborazione di Washington nell'affrontare il disastro naturale.
In queste ultime settimane di campagna elettorale, tutto fa brodo, e nemmeno gli uragani sfuggono alla polarizzazione politica.
Di Andrew Spannaus.