Anche i candidati alla vicepresidenza negli USA si scagliano contro il liberismo e lo spostamento del lavoro in Messico e in Cina

Nel dibattito televisivo, JD Vance e Tim Walz si sono trovati d'accordo a criticare gli economisti della globalizzazione

Il 1° ottobre si è tenuto il dibattito televisivo tra i due candidati alla vicepresidenza degli Stati Uniti, il repubblicano JD Vance e il democratico Tim Walz. Il primo è senatore dell'Ohio, noto per il libro e il film "Elegia americana", che racconta le difficoltà socioeconomiche della classe lavoratrice bianca negli USA. Il secondo è governatore del Minnesota, ex insegnante e allenatore della squadra di football della scuola superiore. Entrambi, quindi, sottolineano le loro caratteristiche da persone "normali", vicine alla gente piuttosto che alle élite.

In realtà, Vance ha studiato alla prestigiosa Yale University – dopo essersi arruolato nell'esercito – e ha lavorato nel mondo della finanza, sponsorizzato dal miliardario e co-fondatore di PayPal, Peter Thiel. Ma è molto deciso nella sua critica alla globalizzazione economica, che secondo lui hanno distrutto la classe media americana a causa della delocalizzazione. In questo, è simile a Trump – e a volte persino più incisivo nelle sue argomentazioni – e quindi avverso all'establishment che ha promosso politiche liberiste per decenni.

Durante il dibattito, in cui Vance è stato chiaramente superiore a Walz a livello comunicativo, grazie alla sua capacità di ragionare in modo rapido e brillante, il candidato repubblicano ha affermato esplicitamente che non bisogna più dare ascolto agli esperti: "Hanno detto che se avessimo trasferito la nostra base industriale in altri Paesi, in Messico e altrove, la classe media si sarebbe rafforzata. Si sbagliavano su questo. Si sbagliavano sull'idea che rendere l'America meno autosufficiente, meno produttiva nella nostra stessa Nazione, ci avrebbe in qualche modo migliorati.”

La risposta di Walz è stata sorprendente: "Guarda, su questo sono un uomo di sindacato su questo. Non sono uno che voleva spedire le cose all'estero... Molto di quello che ha detto il senatore, sono d'accordo con lui. L'ho visto accadere anch'io."

I due candidati si sono trovati d'accordo anche su vari altri punti, l'aspetto più discusso del loro confronto televisivo. Tanto che molti commentatori si sono chiesti come possano essere i "compagni di corsa" rispettivamente di Donald Trump e Kamala Harris. La risposta sta nel fatto che, in realtà, anche i due candidati alla presidenza condividono la svolta verso una politica industriale e la necessità di riportare la produzione e i posti di lavoro negli Stati Uniti. La differenza è che Trump e Vance hanno bisogno di utilizzare questo tema per attaccare i democratici, evitando di riconoscere che l'amministrazione Biden ha già intrapreso questa strada, segnando una netta rottura con il modello del libero mercato.

L'aspetto più sorprendente di Vance durante il dibattito è stato proprio questo: mentre promuoveva una visione, in sostanza, condivisa per la ricostruzione dell'economia produttiva e della classe media, ha distorto i fatti mentendo apertamente su quanto fatto da Biden e Harris negli ultimi anni. Politicamente, potrebbe rivelarsi utile, ma contribuisce a sua volta alla crescente polarizzazione nel Paese.

Di Andrew Spannaus.