Netanyahu approfitta della debolezza di Biden per allargare la guerra, e gli Usa non bloccano l'invio di armi ad Israele
Le pressioni degli USA hanno un effetto ridotto vista la riluttanza nel fermare l'invio di armi
Occorre trovare una soluzione diplomatica. È quanto ripete il presidente americano Joe Biden da quasi un anno, nella speranza di evitare prima un'invasione di Gaza da parte di Israele, e poi una guerra allargata nel Medio Oriente. La richiesta della Casa Bianca, ovviamente, è stata ignorata dal primo ministro Benjamin Netanyahu, che ha deciso di cogliere l'occasione per colpire i nemici su ogni fronte.
Va detto che dietro le quinte la diplomazia americana lavora instancabilmente in questo periodo. Il segretario di Stato Antony Blinken si reca spesso nella regione, come anche il capo della CIA William Burns partecipa agli incontri per cercare un accordo di cessate il fuoco. Tuttavia, il problema fondamentale per chi desidera fermare i bombardamenti è che l'amministrazione di Washington non sostiene fino in fondo i propri obiettivi.
La strategia è sempre stata quella di dimostrare vicinanza a Tel Aviv per coprirsi politicamente all'interno degli USA e per non incoraggiare l'allargamento del fronte anti-Israele. Allo stesso tempo, nelle discussioni private, Biden e i suoi avevano chiaramente avvertito Netanyahu che un'invasione della Striscia di Gaza sarebbe stata un disastro. In seguito, hanno lavorato per garantire maggiori aiuti umanitari, e ora stanno cercando di limitare lo scopo dell'intervento in Libano.
Per far sentire davvero il proprio peso, però, la Casa Bianca dovrebbe essere disposta a sospendere l'invio di armi a Israele. Lo ha fatto in piccola parte, bloccando la consegna di bombe da 500 e 2.000 libbre a maggio di quest'anno. La giustificazione era che ordigni di tale potenza non avevano alcuna utilità in aree densamente popolate da civili, rappresentando anzi un rischio eccessivo per la popolazione.
È difficile misurare l'impatto di questa decisione, ma certamente non ha fermato le operazioni militari israeliane a Gaza. A luglio, la spedizione delle bombe da 500 libbre è ripresa. Di fronte alle critiche pubbliche di Netanyahu, i politici di Washington hanno fatto marcia indietro, anziché insistere per una cessazione del conflitto. Ormai dovrebbe essere chiaro che, per raggiungere tale obiettivo, è necessario attuare un blocco significativo delle forniture militari.
Nonostante il sostegno maggioritario tra la popolazione americana per un blocco di questo tipo, secondo un sondaggio YouGov condotto nel marzo 2024, l'amministrazione Biden teme di compiere un simile passo. C'è una chiara preoccupazione per lo tsunami di attacchi politici che arriverebbero dai repubblicani e dai gruppi di pressione a favore della destra israeliana negli Stati Uniti.
"Lavoriamo per trovare una soluzione diplomatica," ha dichiarato Kamala Harris. "La diplomazia resta la migliore strada da seguire per proteggere i civili e raggiungere una stabilità duratura nella regione." Tuttavia, anche la nuova candidata democratica non sembra pronta a spingersi oltre dichiarazioni vaghe, almeno per ora.
La situazione non è migliore dall'altra parte: Donald Trump ha definito "inaccettabile" quanto accade in Medio Oriente, affermando che la crisi debba finire "in un modo o nell'altro". Considerando il forte appoggio che ha sempre dato a Benjamin Netanyahu e le azioni della sua amministrazione per affrontare l'Iran con misure militari, è difficile immaginare che il Tycoon farebbe meglio in questa situazione.
Di Andrew Spannaus.