Palestina verso l'ingresso nei BRICS, l’ambasciatore a Mosca Abdel Hafiz Nofal: "Ramallah ufficializzerà richiesta d’ammissione dopo il vertice di ottobre a Kazan"
Mossa strategica di Ramallah per rafforzare le alleanze globali e promuovere la propria causa politica, con il sostegno strategico della Russia
La Palestina è sempre più vicina all’ingresso nei Brics, l'organizzazione delle economie mondiali emergenti formata da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (i paesi fondatori, da cui il nome) e che ora comprende anche Iran, Egitto, Etiopia e Emirati Arabi Uniti. Ad annunciarlo, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa turca Anadolu, l’ambasciatore palestinese a Mosca Abdel Hafiz Nofal, il quale ha dichiarato che Ramallah ufficializzerà la propria richiesta di entrare nel blocco dei paesi emergenti e largamente popolati, dopo aver partecipato al prossimo summit in calendario per ottobre a Kazan (circa 870 chilometri a est della capitale russa). La famiglia dei Brics, che si dipingono collettivamente come contrappeso all’egemonia occidentale a livello globale, potrebbe presto allargarsi ancora dopo aver più che raddoppiato la propria membership a inizio anno. Tra i nuovi ingressi, annunciati in autunno, oltre alla Palestina ci potrebbe essere anche l’Azerbaijan.
Mosca, l’alleato naturale di Ramallah
I Brics sono un gruppo di Paesi considerati emergenti nell’economia globale, nato nel 2009 con quattro membri: Brasile, Russia, India e Cina. Nel 2011 si è aggiunto il Sudafrica (da qui l’acronimo completo Brics, dall’unione delle iniziali dei Paesi) e a gennaio 2024 sono entrati anche Egitto, Emirati arabi uniti, Etiopia ed Iran, il che ha portato il blocco a rappresentare oltre il 37% del Pil mondiale: in prospettiva, l’Ue, vale circa il 14,5 % dello stesso. La Palestina ha fatto richiesta per partecipare all’organizzazione nell’agosto 2023, insieme ad altri 21 Paesi (inclusi i quattro che sono poi effettivamente entrati). Dal primo gennaio di quest’anno, la presidenza di turno del gruppo (che ruota ogni anno) è stata assunta dalla Russia. L’ambasciatore Nofal ha precisato che "Il presidente russo Vladimir Putin ha promesso che ci sarà una sessione interamente dedicata alla Palestina", sottolineando come l’invito rivolto al presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas ieri lunedì 26 agosto, "significa che nonostante tutti i crimini, le uccisioni e la distruzione nella Striscia di Gaza, il nostro messaggio è che la Palestina vuole vivere e svilupparsi". Mosca si è sempre mostrata vicina alla causa palestinese, sin dall’avvio dell’offensiva delle forza armate israeliane (Idf) nella Striscia, rappresentando pertanto uno dei "protettori" internazionali più naturali per Ramallah.
Tra chi riconosce lo Stato di Palestina, solo 12 paesi europei
Lo Stato di Palestina è stato formalmente dichiarato dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) nel 1988, ma è stato ammesso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite (ONU) in qualità di osservatore solo nel 2012. Ad oggi, sono 145 su 193 gli Stati membri dell’Onu che lo riconoscono ufficialmente, di cui solo dodici Paesi dell’Ue: Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Irlanda, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria. Mancano all’appello la quasi totalità delle nazioni occidentali. Oltre alla Palestina, lo scorso 20 agosto anche l’Azerbaijan ha espresso l’intenzione di unirsi al blocco, in occasione di una visita del presidente russo nel Paese. I legami tra Baku e Mosca si sono intensificati negli ultimi anni: ad esempio, una 'dichiarazione sull’interazione alleata' per una maggiore cooperazione bilaterale è stata siglata appena due giorni prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, nel febbraio 2022.