Harris avanti nei sondaggi, ma dovrà affrontare immigrazione e inflazione per battere Trump

L'euforia per il cambio di candidato spinge i democratici, mentre i repubblicani faticano a reagire

Kamala Harris ha impiegato poche settimane per raggiungere Donald Trump nei sondaggi. Ormai, nella media delle rilevazioni, la candidata democratica è avanti di un punto o più, un vantaggio minimo ma significativo se confrontato con la posizione di Joe Biden prima del suo ritiro. A questo punto, si può dire che i candidati si trovano in una situazione di sostanziale pareggio, ma l'entusiasmo tra la base democratica spinge Harris verso una posizione favorevole in vista del voto di novembre.

La crescita è dovuta principalmente al recupero di voti democratici, soprattutto tra gli elettori che erano scontenti della ricandidatura di un Biden percepito come vecchio e debole. Il cambiamento è evidente tra i giovani e le minoranze, con la possibilità di riconquistare i voti di alcuni progressisti scontenti dell'amministrazione per il sostegno eccessivo dato a Israele nella guerra a Gaza. Su quest'ultimo punto, Harris ha fatto capire che sarà più dura rispetto all'attuale presidente, ma deve ancora convincere gli attivisti che alle parole seguiranno i fatti.

In questa fase iniziale, la candidata si concentra su carattere e serietà, elementi che creano un netto contrasto con Trump, il quale tende sempre a lanciare attacchi personali poco graditi agli elettori indipendenti. La vicepresidente non ha ancora rilasciato alcuna intervista ai media, e si guarda bene dall'entrare troppo nei dettagli delle proposte politiche, mantenendosi su un piano di principi generali.

Per il momento, questa è una strategia efficace, poiché mira soprattutto a rappresentare un'alternativa accettabile a Trump. In questo modo, può offrire agli elettori l'opportunità di esprimere il proprio dissenso nei confronti del comportamento del Tycoon, percepito come un personaggio pericoloso per le istituzioni democratiche.

La speranza dei repubblicani è che Trump ritrovi la disciplina personale e riesca a focalizzarsi sui due temi in cui ha il maggior vantaggio: immigrazione e inflazione. Harris è vulnerabile su questi fronti, poiché da vicepresidente aveva la responsabilità di affrontare le cause dell'immigrazione – un compito praticamente impossibile, ma che offre un'occasione ghiotta per le critiche dei repubblicani. I democratici possono accusare Trump di aver rifiutato un compromesso bipartisan sul tema, ma la percezione generale di emergenza favorisce chi critica le politiche attuali.

L'alto costo di alimentari e abitazioni è un altro tema su cui l'amministrazione attuale ha poteri d'intervento limitati, ma deve comunque assumersi la responsabilità per il contesto economico generale. In questo caso, è più facile criticare che difendere, e per Harris non sarà semplice convincere gli americani che si è imboccata la strada giusta, soprattutto se i tumulti nei mercati finanziari continueranno: lo scoppio di bolle finanziarie ha sempre conseguenze anche per chi non è direttamente coinvolto.

La campagna elettorale è diventata una corsa contro il tempo. Con meno di tre mesi al voto, Harris deve mantenere alto l'entusiasmo e ricordare agli americani perché non apprezzano la personalità di Trump. Dall'altra parte, si attende il momento opportuno per riportare l'attenzione sulle debolezze dell'amministrazione Biden, tentando di addossare a Harris la responsabilità per i problemi più immediati percepiti dagli americani.

di Andrew Spannaus