Cina, Meloni a Pechino per il nuovo ‘Partenariato Strategico’: "Cooperazione su auto elettrica e IA"; il riavvio della ‘Via della Seta’

Il piano d'azione è stato celebrato oggi nell’incontro bilaterale tra la premier italiana e il presidente cinese nella capitale asiatica. Xi Jinping: "pronti a cooperare su veicoli elettrici e IA”. La Premier sulla BRI: "Non tutto ha funzionato"

Da ieri domenica 28 luglio, la Premier italiana Giorgia Meloni è impegnata in una serie di incontri istituzionali nella capitale cinese. La missione diplomatica del Primo ministro italiano era già entrata nel vivo nella stessa giornata del 28, quando la Meloni ha incontrato il suo omologo cinese Li Qiang, nella Grande Sala del Popolo, accolta insieme alla delegazione italiana dal picchetto d'onore dell'esercito di liberazione popolare e dall'esecuzione degli inni nazionali. Palazzo Chigi, lo stesso giorno aveva fatto sapere in una nota che "in occasione dell'incontro, è stato adottato un Piano d'Azione per il rafforzamento del Partenariato Strategico Globale (2024-2027) e sono state sottoscritte 6 intese, relative alla collaborazione industriale, alla tutela delle indicazioni geografiche, alla sicurezza alimentare, all'ambiente e all'istruzione". I due Premier avevano anche ribadito l’importanza del Business Forum Italia-Cina, che per Meloni "è una grande occasione" per "rafforzare il nostro partenariato, ragionando sui punti di forza e di debolezza, su cosa ha funzionato e cosa no" e "per farlo con l'obiettivo comune di rendere relazioni commerciali sempre più eque e vantaggiose per tutti". Il riferimento a ciò che non ha funzionato, è ovviamente al vecchio memorandum noto come Via della Seta: la Premier è infatti il primo capo del Governo italiano a volare in Cina dopo Giuseppe Conte, recatosi nel 2019 proprio nel contesto del vecchio accordo, non molto dissimile a quello firmato ieri dall’attuale Governo conservatore e celebrato nel bilaterale tra Giorgia Meloni e il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping. Sebbene il contesto da allora sia molto cambiato, nel 2023 l'Italia a guida Meloni aveva deciso di non rinnovare il memorandum di matrice contiana, firmato proprio dall’ex Premier del vecchio Governo giallo-verde. L’attuale missione, secondo la leader conservatrice, avrebbe dunque l'obiettivo di "riequilibrare" le relazioni economiche con la Cina e si pone, in questo senso, in continuità con quelle effettuate lo scorso settembre dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani e a inizio mese dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Nel mezzo, la riunione della Commissione economica mista che ha avuto luogo lo scorso aprile a Verona, con la partecipazione del ministro del Commercio cinese Wang Wentao. Come anticipato, il piano è stato poi celebrato oggi alla presenza della stampa internazionale, durante il bilaterale tra Giorgia Meloni e il Presidente Xi Jinping ed è durato circa 90 minuti (30 in più dell’agenda prevista). Nel confronto, tenutosi nella suggestiva Diaoyutai State House (antico giardino reale e allo stesso tempo moderno complesso degli uffici del Governo, situato sul lato est del Parco Yuyuantan, nel distretto di Haidian, a Pechino), i due leader hanno ribadito un reciproco impegno nel mantenimento e nello sviluppo di rapporti commerciali, industriali, finanziari, tecnologici, sociali e culturali, concretizzato in un piano triennale di cooperazione, oltre ad aver discusso di questioni di interesse globale come il massacro in corso a Gaza, nonché la spinosa questione ucraina. Da parte sua, il presidente Xi Jinping ha dato disponibilità "ad esplorare la cooperazione in aree emergenti come i veicoli elettrici e l’intelligenza artificiale", assicurando all Presidente del consiglio Meloni che Pechino "accoglie con favore le aziende italiane che investono in Cina ed è disposta a importare più prodotti italiani di alta qualità". Il meeting è servito anche a 115 aziende italiane per partecipare alla tavola rotonda Italy investing in China: trends and perspective, organizzata a Pechino da Confindustria e Camera di Commercio italiana in Cina (CCIC). Sebbene il patto ricordi molto il già citato Belt and Road o Via della Seta di contiana memoria, resta da capire in che modo la Premier intende rapportarsi al gigante asiatico: fino a poco tempo fa per Fratelli d’Italia e Forza Italia la Cina rappresentava solo un regime comunista che faceva concorrenza sleale nel mondo.

Un "nuovo" accordo per una partnership strategica

Il testo del patto di cooperazione, apre così alla facilitazione dei rapporti di cooperazione tra i due paesi: "Italia e Cina intendono mantenere lo slancio delle loro relazioni bilaterali, anche nello spirito della antica Via della Seta che da millenni, a partire dalle antiche rotte commerciali, incarna l’apertura al dialogo e la reciproca conoscenza fra civiltà orientale e occidentale, e promuoverne lo sviluppo ad un livello più elevato, perseverando nella pace e nella cooperazione.", si legge. E ancora: "In tale contesto, le due parti hanno ribadito la volontà di rafforzare la fiducia reciproca e di mantenere gli scambi di alto livello istituzionale sulla base del rispetto dei principi della sovranità e dell’integrità territoriale. Riconfermano l’impegno a prevedere un incontro annuale tra i due Primi Ministri, con modalità flessibile, e concordano di attuare il presente Piano d'azione, di rafforzare il coordinamento delle loro rispettive strategie di sviluppo e di approfondire la cooperazione in vari campi rafforzando gli scambi culturali e tra le rispettive società civili e sviluppando pienamente il potenziale del Partenariato Strategico Globale". Nulla di molto distante dalle dichiarazioni contenute nel vecchio accordo per un corridoio strategico con il Dragone, la cosiddetta Via della Seta o BRI (Belt and Road Initiative), anch’esso strettamente improntato alla cooperazione commerciale, industriale, finanziaria, sanitaria, digitale e politica su temi sociali e di interesse globale come la risoluzione amichevole delle divergenze, i conflitti internazionali, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile. "Le parti sostengono la prosecuzione e l’intensificazione dei dialoghi di alto livello Cina-Ue nei settori strategico, economico-commerciale, ambientale, digitale e dei rapporti tra le società civili, affrontando congiuntamente, con uno spirito aperto e collaborativo, sfide globali come il cambiamento climatico e la transizione energetica, la salute pubblica, la sicurezza e la pace internazionali e la stabilità. Le parti continuano inoltre a sostenere il dialogo Ue-Cina in materia di diritti umani, in uno spirito di reciproco rispetto", vi si legge. Tra gli altri passaggi affrontati nel testo dell’accordo, quello in cui si afferma che "le parti ribadiscono altresì l’importanza che l’Ue e la Cina osservino le regole dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) e i principi di mercato, aderiscano al commercio libero, alla concorrenza leale, all'apertura e alla cooperazione, si oppongano al protezionismo e all’unilateralismo, gestendo gli attriti commerciali attraverso il dialogo e la consultazione, in conformità ai meccanismi previsti dall’OMC" e quello in cui "le parti convengono di dare priorità alla cooperazione nei seguenti settori: 1) commercio e investimenti; 2) finanziario; 3) innovazione scientifica e tecnologica, istruzione; 4) sviluppo verde e sostenibile; 5) medico-sanitario; 6) rapporti culturali e scambi people-to-people.".