Usa 2024, nella scelta del candidato vice presidente Harris deve coprire i suoi punti deboli, Shapiro e Kelly in cima alla lista

Per una progressista della California è importante trovare un "compagno di corsa " in grado di parlare alla classe lavoratrice negli stati in bilico

Kamala Harris non ha perso tempo. Dopo l'annuncio del ritiro di Joe Biden, l'attuale vicepresidente ha passato ore e ore al telefono per contattare governatori e membri del Congresso, e poi i delegati alla Convention democratica di agosto. L'obiettivo di assicurare un sostegno massiccio per la sua candidatura è stato raggiunto presto, convincendo i potenziali avversari a tenersi in disparte, piuttosto che rischiare l'ira dei dirigenti del partito, ansiosi di evitare uno scontro interno.

Ora si corre verso l'investitura formale, che dovrebbe avvenire al più tardi il 7 agosto alla fine di una procedura online tra i rappresentanti democratici dei vari stati. Nel frattempo, bisogna pensare a chi scegliere come "running mate", cioè il compagno di corsa da indicare come candidato vicepresidente. In realtà, un gruppo di sostenitori aveva già cominciato questo lavoro prima del ritiro di Biden, capendo l'aria che tirava. Adesso è stato designato formalmente l'ex ministro della Giustizia Eric Holder a condurre i lavori di "vetting", cioè di esaminare i candidati per capire punti di forza e di debolezza, e scoprire eventuali problemi che potrebbero emergere in caso di selezione.

Per Harris, l'obiettivo deve essere di coprire il proprio punto debole, che riguarda il suo profilo come una progressista della California, attenta a temi come l'aborto e i diritti delle minoranze, ma senza legami con la classe lavoratrice bianca, soprattutto gli abitanti degli stati essenziali del Midwest: Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. Sono quelli che Donald Trump ha strappato ai democratici nel 2016 con le sue bordate contro la globalizzazione economica, messaggio ormai intrecciato con il risentimento anche culturale verso le élite del paese. Si tratta di cittadini più conservatori dei grandi donatori delle coste e delle star di Hollywood che si attiveranno presto per far eleggere Harris.

Da un lato, l'attuale vicepresidente deve scegliere i temi economici da enfatizzare. L'amministrazione Biden ha lavorato molto per sviluppare una nuova politica industriale, con ingenti investimenti pubblici a supporto di nuove fabbriche e posti di lavoro nell'industria, tra l'altro indirizzati proprio alle zone che hanno sofferto di più la delocalizzazione globalista negli ultimi decenni. Harris dovrà rivendicare questi successi ma, soprattutto, parlare del futuro, per evitare l'errore molto comune dei politici di vantarsi di aver fatto molto quando la gente percepisce ancora le difficoltà.

Il gruppo di Holder ha cominciato a esaminare cinque persone per il ruolo di vice: il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro; il senatore dell'Arizona Mark Kelly; la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer; il governatore del North Carolina Roy Cooper, e il governatore del Minnesota Tim Walz. Si parla anche del governatore del Kentucky Andy Beshear. È poco probabile la scelta di un'altra donna, anche se ci sarebbero numerosi nomi possibili.

Tutti i candidati provengono da stati contesi tra i due partiti e, in alcuni casi, anche regolarmente conquistati dai repubblicani nelle elezioni presidenziali. L'obiettivo è di aggiungere alla probabile crescita dei voti per Harris tra giovani e minoranze, un forte impegno verso gli elettori bianchi nei sobborghi e nelle zone rurali. Shapiro risponde bene a queste esigenze, avendo stravinto l'elezione per governatore della Pennsylvania due anni fa, ricevendo un numero significativo di voti anche dai sostenitori di Trump. Kelly, invece, è un ex militare e astronauta, considerato un moderato tra i democratici e rispettato per il suo ruolo nell'avanzare leggi importanti al Senato. Entrambi potrebbero aiutare a vincere uno stato chiave, avvicinando i democratici alla vittoria.

L'importanza di allargare l'appeal di Harris verso la classe lavoratrice è stata rafforzata dalla scelta di J.D. Vance da parte di Trump. Vance proviene da quel mondo che si sente ignorato dall'establishment del paese e punta a potenziare la strategia di Trump di riconquistare gli elettori degli stati post-industriali per tornare alla Casa Bianca.

di Andrew Spannaus