Ucraina, l’impossibilità della pace, o dell’irreversibilità dei fenomeni storici

Secondo John Mearsheimer, la Russia non può perdere la guerra, perché rischierebbe la sopravvivenza. A mio modo di vedere le cose, la posta in gioco è il mondialismo a guida americana. E dunque neanche la NATO può perdere la guerra

Il recente incontro tra Viktor Orbán e Vladimir Putin ha provocato reazioni surreali. Qualcuno si è persino illuso che sia possibile giungere alla pace. Ho già pagato abbastanza i miei appelli alla pace. Non ne faccio più, nonostante io sia sempre stato e resti un convinto pacifista. Pacifista non è necessariamente sinonimo di idiota. Lo sottolineo perché c’è ancora chi – nel campo ristretto dei pacifisti – crede che la posta in gioco nella guerra sia il Donbass.

Secondo John Mearsheimer, la Russia non può perdere la guerra, perché rischierebbe la sopravvivenza. A mio modo di vedere le cose, la posta in gioco è il mondialismo a guida americana. E dunque neanche la NATO può perdere la guerra.

Ma di cosa stiamo parlando, dunque? Ovvio, c’è una guerra convenzionale, combattuta con uomini ucraini e mezzi della NATO. Poi, ben più importante (almeno per noi che non siamo al fronte), c’è una guerra economica, combattuta con le sanzioni e l’embargo da una parte e gli accordi commerciali e la costruzione di un sistema finanziario e bancario alternativo a quello Occidentale dall’altra.

L’85% circa della popolazione del mondo si è ribellata all’Impero americano: se i BRICS riusciranno nel loro progetto di creazione di una moneta comune, se raggiungeranno la piena indipendenza finanziaria e informatica, il mondo si spaccherà in due e l’egemonia americana ottenuta grazie al dollaro verrà ridimensionata.

Se io fossi marxista (Dio me ne scampi), traccerei un parallelismo tra la guerra odierna e la lotta del proletariato contro la borghesia parassitaria. Oggi, in tutto l’Occidente (ma soprattutto negli Stati Uniti), la classe operaia è in via d’estinzione, si trasforma a poco a poco in una plebaglia (la plebaglia è improduttiva, il proletariato lavora) di “mangiatori inutili” (definizione coniata da Yuval Noah Harari), sostentata da sussidi pubblici.

Nel frattempo, la borghesia parassitaria cresce a dismisura: avvocati, giornalisti (inizio dalle categorie di cui faccio parte, per decenza) analisti finanziari, impiegati nelle società di servizi. Tuttavia, se in Nord America godono ancora di salari elevati, in Italia – dove da 30 anni si pratica la macelleria sociale con la scusa del debito pubblico – i salari sono assolutamente insufficienti a garantire un tenore di vita paragonabile a quello della generazione dei boomers e ad ogni nuova crisi qualche borghese va ad aggiungersi alla plebaglia.

A livello globale, il proletariato - che lavora - vive nel resto del mondo, non nell’Occidente (West against the Rest) e non deve stupire che questo “Rest”, che in termini di popolazione rappresenta l’85% del mondo, ci veda come parassiti. Non produciamo nulla, prediamo le risorse naturali e abbiamo delocalizzato per continuare a fare ciò che ci vietavamo qui in casa: produzioni inquinanti, uso dei combustibili fossili, sfruttamento dei lavoratori eccetera eccetera.

L’aspetto veramente osceno, è che siamo persino giunti al punto di fare la guerra con i soldati degli altri (tutti, fino all’ultimo uomo!).

Ora, perché un cinese dovrebbe difendere i privilegi di un americano obeso, improduttivo, stravaccato sul divano a berciare contro quel guerrafondaio di Putin? Ecco, l’Occidente intero è rappresentato perfettamente da quel ciccione che tra un episodio di Walker Texas Ranger e una televendita sproloquia.

Certo, quel plebeo americano si sente superiore. Gli hanno insegnato da quando è nato che gli Stati Uniti sono il Paese migliore del mondo, The land of opportunity, i difensori (e gli esportatori) della democrazia. Ovvio che ci creda!

Vestito made in China, il mangiatore inutile non ha neppure più l’energia per alzarsi dal divano a gettare la carta dell’ennesimo pacchetto di nachos. La getta sotto il divano, e intanto si riscalda al motto America first e vorrebbe che dal Pentagono qualcuno si decidesse a sganciare un’atomica su Mosca (e c’è ancora qualcuno che critica Harari…).

Dal suo castello di Cologny, contemplando il lago di Ginevra, qualcuno ha capito che uccidendo i mangiatori inutili e concentrando tutta la ricchezza nelle mani di un pugno di uomini, l’Occidente può ancora avere un ruolo. Pensate al progetto di Elon Musk di arrivare ad avere in orbita 1.200 satelliti, o a quello di Jeff Bezos di conquistare gli enormi mercati dell’Asia...

Al sicuro lontano dalle bombe, i banchieri privati (non i bancari, come Mario Draghi) corrono - per la prima volta dal Rinascimento – un rischio mortale. Credete che rinunzieranno ai loro privilegi senza farci combattere?

La guerra è per la pietra filosofale, per il primo posto nell’Olimpo, per il mantenimento della prerogativa divina di emettere il dollaro.

La guerra è per il mantenimento dell’Impero americano, contro il mondo multipolare teorizzato da Aleksandr Dugin, in cui Nazioni sovrane con pari diritti e pari dignità possano mantenere le proprie differenze storiche e culturali.

Mondialismo contro multilateralismo.

Le nostre èlite hanno investito tutti i loro risparmi in fondi americani e/o in paradisi fiscali controllati dagli americani (grazie a Julian Assange, oggi sappiamo che il controllo della NSA sulle transazioni finanziarie è totale).

I nostri politici sono stati così stupidi da perseguire politiche punitive contro la Svizzera, senza pensare che la Svizzera era neutrale. (Era, oggi è un Paese invecchiato male dove risiede il Professor Klaus Schwab).

Gli americani controllano la nostra rete informatica e telefonica, le nostre carte di credito, tutti i pagamenti on line e i sistemi operativi delle nostre società. Un piccolo Paese sede di oltre 120 basi militari doveva essere ingabbiato in maniera sicura e così è stato.

Se crolla il dollaro, crolla l’Impero. Sarebbe bello, ma è improbabile. La guerra è appena incominciata e noi siamo per fortuna ancora sul divano. Berciamo e invochiamo l’invio di nuove armi, il ricorso al terrorismo, l’utilizzo di armi nucleari tattiche. Non contiamo nulla, ma persino il mangiatore inutile europeo si crede superiore al barbaro di San Pietroburgo e pensa di avere capito tutto.

Ma la carne da macello, proprio come i nachos, prima o poi finisce…

Di Alfredo Tocchi.